Le domeniche sono sempre state, per me, dei puntini di sospensione nella
vita quotidiana.
Anche quando le aperture dei negozi e dei centri commerciali hanno
stravolto l’andamento lento delle vite normali, non solo i mercanti si sono
riappropriati del tempio, lo hanno trasformato in negozio cinese di tutto a 1
euro.
Perché non mi è mai piaciuta la domenica? Di sicuro perché è il giorno prima
del lunedì.
Le domeniche d’infanzia erano scandite dalle faccende domestiche, dalla
messa delle undici, dal pranzo sontuoso che finiva sempre con un dolce, dai
film del pomeriggio, poi dallo studio, è come se avessi trascorso le domeniche
di quegli anni a studiare scienze naturali, fisica, geometria, teorie
dell’evoluzione, i piselli di Mendel, le giraffe dal collo corto, il teorema di
Pitagora, la velocità della luce, il mistero del tempo.
Per tanti anni, nei ricordi, in realtà sono stati molto meno, c’è stata
la delizia di SuperGulp fumetti in tv,
il tenente Colombo, il detective Joe
Mannix, gli splendidi Roger Moore e Tony Curtis in Attenti a quei due e per finire Sandokan
con Kabir Bedi e Carole André.
La compagnia dei libri era composta soprattutto da Salgari e Verne, la
colonna sonora non poteva che essere Azzurro
di Adriano Celentano.
Nella bella stagione si andavano a fare le scampagnate verso il pavese,
sino al ponte di barche di Bereguardo sul Ticino, qualche volta si andava in
oratorio, ma niente poteva dare sollievo a quel giorno malinconico che era il
giorno del riposo obbligatorio.
Ma in quel tempo che camminava a piccoli passi in bilico sui puntini di sospensione
c’era l’idea del futuro che sarebbe arrivato, dei progetti, dello studio, dei
viaggi, di non sapere ancora di quali lavori e amori la mia vita sarebbe stata
intessuta. Esiste ancora in me quella dimensione? Prima di rispondere lo chiedo
agli abitanti di questa terra pigramente distesi all’ombra delle palme.
Lo sciabordio delle onde invita alla pigrizia e al sonno, pare che
nessuno abbia voglia di parlare, così leggo una poesia.
Villeggiatura
Riposa, concediti la lontananza,
la luce del sole, nascosto dietro le case,
al colmo del cielo, su quattro nuvole bianche,
guarda le loro ombre lontane
e i canti di uccelli invisibili da questo balcone
che non ti impegnano gli occhi,
e gli alberi che formano i boschi
che coprono i monti là in fondo
dall’altra parte della vallata.
Da questa parte il giardino piccolo,
il vicolo acciottolato, le case addossate
precedono il mio profilo,
la cosa più stretta che mi circonda.
Riposa, concediti la lontananza,
la luce del sole, nascosto dietro le case,
al colmo del cielo, su quattro nuvole bianche,
guarda le loro ombre lontane
e i canti di uccelli invisibili da questo balcone
che non ti impegnano gli occhi,
e gli alberi che formano i boschi
che coprono i monti là in fondo
dall’altra parte della vallata.
Da questa parte il giardino piccolo,
il vicolo acciottolato, le case addossate
precedono il mio profilo,
la cosa più stretta che mi circonda.
Non so perché finisco
sempre con il tornare al passato, come ci fosse stata un’epoca dell’oro che
abbiamo smarrito. La memoria è, perlopiù, un moto involontario dell’anima,
ricordiamo le persone care, i gesti, le situazioni senza sapere perché proprio
quelle e non altre immagini e voci. Se restiamo intrappolati nei troppi ricordi
la vita procede pesante, forse bisogna cercare il giusto equilibrio tra ciò che
ricordiamo e ciò che ancora desideriamo.
Nel nostro silenzio domenicale
scelgo un’altra poesia per il congedo.
E la vita è questa
E la vita è questa
Un’ombra che s’allunga sulle soglie
Un cortile coperto di alti tigli
Il miele in fiore e le api morte
Una mano che bussa alla porta
E i visi cambiano di colore
Niente si è mosso solo il cielo senza radici
E la stagione si sporge al bordo di un burrone
Gli sguardi sono fissi e i gesti rigidi
Sarà l’alba o mezzogiorno. L’attesa è simile
All’attesa e tutto ciò che si sa
Tutto ciò che si ha è solo il sogno tormentoso
Della realtà profonda e furtiva.
Ora dormono tutti, chi
solo, chi abbracciato all’amore della vita, chi a un ricordo, chi a un
desiderio.
Anche il mare si fa
piccolo e tace, ascolta i nostri cuori e ci culla.
Villeggiatura è una poesia di Annalisa Manstretta, tratta dalla raccolta Gli ospiti delle stagioni, Atì editore 2015
E la vita è questa è una poesia di Anne Perrier tradotta
da Marco D. Conti, da Anthologie de la
poésie française du XX siècle, Nrf, 2000.
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