venerdì 10 luglio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/124: la voce dell’estate e la voce del vento


Ieri abbiamo preso l’impegno, una poesia ciascuno per il nostro giardino che profuma di nostalgia quanto di desiderio.

Oggi abbiamo disposto a cerchio alcune chaise-longue perché ognuno potesse stare comodo all'ombra dei melograni. Non c’è nessun vento che canta tra i rami. Fa caldo e tutto, tranne le cicale, ha imparato a sposare questo speciale silenzio.

La regina è vestita di rosso anche oggi, si alza, sospira, estrae da una delle ampie maniche del suo abito un taccuino dorato.

- Mi chiamo Margot, non so perché sino ad ora non avevo sentito il bisogno di dirvelo. Forse perché sono abituata a sentirmi chiamare mia regina dal mio re. Ma poco importa, ecco la mia poesia per il giardino.


Il giardino non è mai nel passato

L’acqua ha molti nomi nel
nostro giardino, ma vorrei
che ogni giorno fosse lo stesso
giorno, quello in cui ho dichiarato
il mio nome e scoperto che
l’acqua è un mistero che non
sveleremo mai. Possiamo respirare
quest’acqua e la terra che la contiene,
e respingere la nostalgia, perché
il nostro giardino è sempre un passo
davanti a noi, mai è declinato al
passato.



Mentre la regina torna a sdraiarsi, arriva la lupa con in bocca un foglio arrotolato e glielo porge.

Il giardino muta colori, alberi e cespugli, la lupa si lascia accarezzare e Margot, la regina, legge la poesia che, ci annuncia, arriva da Soledad.



La voce dell’estate

Non temo la solitudine, io sono
la solitudine, penso in certi
giorni di fiele e luce rada.
Lo penso e lo dico a voce alta,
mi ascolto e non obbietto, sorrido
perché nel giardino ridono con
me i gatti, l’albicocco e il fico.
Dal suo palco reale la lavanda
bisbiglia al vento che sono una
donna un po’ strana e il melograno
si tiene la pancia per non scoppiare.
Persino le zanzare interrompono
il volo e cantano le cicale oltre
la staccionata. Poi arriva il vento
e prende tutte le voci, le impasta
e ne esce un suono soltanto:
è la voce dell’estate, in ombra
contro i muri, sui tetti e le nuvole,
nascosta dietro il sole.



L’amica del misterioso architetto torna da noi come se non fosse mai partita.

Il coro del vento è davvero un impasto di tutte le voci ascoltate e immaginate, desiderate e annunciate.

Il coro dell’acqua, oggi, ne è il controcanto, perché mille fontane nascoste hanno iniziato a zampillare, un ruscello attraversa il nostro cerchio e rinfresca l’aria intorno.

Una delle tre sorelle è arrivata vestita di luce dorata e lavanda, chiamata dal vento ha risposto al richiamo.

L’equilibrio del nostro giardino dipende anche dai movimenti minimali che le relazioni umane tessono con fili di ragnatela e sospiri.

Ha una bella voce da contralto e un portamento invidiabile nonostante, come le altre due scrittrici, passi la maggior parte del tempo china su un a tavolo a scrivere.


Dove l’orizzonte non è una linea

Non esiste un solo giardino, esiste quel
giardino fatto di immagini pensate da
altri. Lì in riva al mare giochiamo con
le alghe e sogniamo la nostra brughiera
verdeggiante. Solo l’erica interrompe
il colore cupo della terra. Ma noi volevamo
un giardino e abbiamo avuto il vostro, forse,
davvero basta accettare che l’orizzonte muti
forma e non sia più la linea sdraiata che
sempre si muove in avanti. Se scegli di
stare in un giardino, l’orizzonte sarà di
foglie e rami, un pezzo di cielo, l’acqua che
ride e noi, insieme, seduti qui accanto.



Ho ascoltato e amato ciò che ascoltavo, ringrazio i presenti, ma devo tornare nella città senza silenzio e senza gelsomino. La mia amica Rossana mi aspetta, le chiederò di tornare con me.

I lupi ululano, il vento mi saluta e mi accompagna, la scrittrice confabula con l’architetto e la regina invita il re ad avvicinarsi. La sacerdotessa e il sapiente guerriero sono allegri, penso che domani avremo altre poesie.

Mi alzo, saluto e svanisco. Qui nell'altra casa dove vivo, le ombre sono già lunghe e i lupi mi abitano il cuore, con il loro amore eterno e giocoso.



La voce dell’estate appartiene alla mia raccolta Un’estate invincibile, Atì editore 2019.
Dove l’orizzonte non è una linea e Il giardino non è mai nel passato, le ho scritte per questa Cronaca 124.

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