Ieri abbiamo preso l’impegno, una poesia ciascuno per il nostro giardino
che profuma di nostalgia quanto di desiderio.
Oggi abbiamo disposto a cerchio alcune chaise-longue perché ognuno
potesse stare comodo all'ombra dei melograni. Non c’è nessun vento che canta
tra i rami. Fa caldo e tutto, tranne le cicale, ha imparato a sposare questo
speciale silenzio.
La regina è vestita di rosso anche oggi, si alza, sospira, estrae da una
delle ampie maniche del suo abito un taccuino dorato.
- Mi chiamo Margot, non so perché sino ad ora non avevo sentito il
bisogno di dirvelo. Forse perché sono abituata a sentirmi chiamare mia regina
dal mio re. Ma poco importa, ecco la mia poesia per il giardino.
Il giardino non è mai nel passato
L’acqua ha molti nomi nel
nostro giardino, ma vorrei
che ogni giorno fosse lo stesso
giorno, quello in cui ho dichiarato
il mio nome e scoperto che
l’acqua è un mistero che non
sveleremo mai. Possiamo respirare
quest’acqua e la terra che la contiene,
e respingere la nostalgia, perché
il nostro giardino è sempre un passo
davanti a noi, mai è declinato al
passato.
Mentre la regina torna a sdraiarsi, arriva la lupa con in bocca un foglio
arrotolato e glielo porge.
Il giardino muta colori, alberi e cespugli, la lupa si lascia accarezzare
e Margot, la regina, legge la poesia che, ci annuncia, arriva da Soledad.
La voce dell’estate
Non
temo la solitudine, io sono
la
solitudine, penso in certi
giorni
di fiele e luce rada.
Lo
penso e lo dico a voce alta,
mi
ascolto e non obbietto, sorrido
perché
nel giardino ridono con
me i
gatti, l’albicocco e il fico.
Dal suo
palco reale la lavanda
bisbiglia
al vento che sono una
donna
un po’ strana e il melograno
si
tiene la pancia per non scoppiare.
Persino
le zanzare interrompono
il volo
e cantano le cicale oltre
la
staccionata. Poi arriva il vento
e
prende tutte le voci, le impasta
e ne
esce un suono soltanto:
è la
voce dell’estate, in ombra
contro
i muri, sui tetti e le nuvole,
nascosta
dietro il sole.
L’amica
del misterioso architetto torna da noi come se non fosse mai partita.
Il coro
del vento è davvero un impasto di tutte le voci ascoltate e immaginate,
desiderate e annunciate.
Il coro
dell’acqua, oggi, ne è il controcanto, perché mille fontane nascoste hanno
iniziato a zampillare, un ruscello attraversa il nostro cerchio e rinfresca l’aria
intorno.
Una delle
tre sorelle è arrivata vestita di luce dorata e lavanda, chiamata dal vento ha
risposto al richiamo.
L’equilibrio
del nostro giardino dipende anche dai movimenti minimali che le relazioni umane
tessono con fili di ragnatela e sospiri.
Ha una
bella voce da contralto e un portamento invidiabile nonostante, come le altre
due scrittrici, passi la maggior parte del tempo china su un a tavolo a
scrivere.
Dove l’orizzonte non è una linea
Non esiste
un solo giardino, esiste quel
giardino
fatto di immagini pensate da
altri. Lì
in riva al mare giochiamo con
le
alghe e sogniamo la nostra brughiera
verdeggiante.
Solo l’erica interrompe
il
colore cupo della terra. Ma noi volevamo
un
giardino e abbiamo avuto il vostro, forse,
davvero
basta accettare che l’orizzonte muti
forma e
non sia più la linea sdraiata che
sempre
si muove in avanti. Se scegli di
stare
in un giardino, l’orizzonte sarà di
foglie
e rami, un pezzo di cielo, l’acqua che
ride e
noi, insieme, seduti qui accanto.
Ho
ascoltato e amato ciò che ascoltavo, ringrazio i presenti, ma devo tornare
nella città senza silenzio e senza gelsomino. La mia amica Rossana mi aspetta,
le chiederò di tornare con me.
I lupi
ululano, il vento mi saluta e mi accompagna, la scrittrice confabula con l’architetto
e la regina invita il re ad avvicinarsi. La sacerdotessa e il sapiente
guerriero sono allegri, penso che domani avremo altre poesie.
Mi alzo,
saluto e svanisco. Qui nell'altra casa dove vivo, le ombre sono già lunghe e i
lupi mi abitano il cuore, con il loro amore eterno e giocoso.
La voce dell’estate appartiene alla mia raccolta Un’estate invincibile, Atì editore 2019.
Dove l’orizzonte non è una linea e
Il giardino non è mai nel passato, le ho scritte per questa Cronaca
124.
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