Il mirto e la rosa amoreggiano in giardino, me ne sono accorta per caso
mentre aspettavo il nuovo messaggero.
Cosa nascerà da questo amore inaspettato? Il mirto ha fiori bianchi, la
rosa è rosa. Quale sarà il loro profumo? Nascerà un frutto?
La luce esplode sulle foglie che si sfiorano, non sembra sappiano che li
stiamo guardando.
Ma io so perché, l’invisibile li protegge e presto, dolcemente, li
porterà in quel luogo dove i nostri occhi mai potranno arrivare.
Solo la poesia potrà rendere visibile ciò che non lo è più o non lo è mai
stato.
Il vento si inginocchia per un attimo prima di correre verso il deserto,
forse ha raccolto i fiori caduti o, forse, ha chiuso in una piccola bottiglia
di vetro chiaro, tutto il profumo che è riuscito a farci stare e che spargerà
sulle carovane in transito per inebriare gli amanti e farli cadere in quello
stato dove la felicità ha occhi radiosi.
Solo il silenzio ha fiori assoluti
Solo il silenzio ha fiori assoluti,
non mutano colore, sbocciano e
sfioriscono nello stesso giorno,
la luce li ama come le api e
insieme cercano di svelare quel
segreto del nitore di un giorno
dove non ci sono false promesse
a ogni svolta del sentiero. Non
raccogliere il tuo fiore, lascialo
fiorire, eterno e pensoso nella
lingua d’amore che abbiamo
imparato.
Leggo la poesia, vado al cancello e torno. Arriva il messaggero con una
nuova cartolina indirizzata alla Casa delle Stelle.
“Se anche verrò domani, non aspettatemi. Sono sciamato via con le mie
stelle, devo capire quali verranno con me e quali continueranno la lenta orbita
della galassia. Vi penso, ma questo giorno doveva essere mio. Sappiate che il
mio nome, benché mi chiamiate il misterioso architetto, non è misterioso, mi
chiamo Alexandre, nato in Francia e cresciuto nel deserto. Io e François ci
siamo incrociati almeno una volta, lui non ricorda, ma ricorderà”.
La cartolina è una fotografia che mostra come sarà il mosaico della Casa
delle Stelle una volta finito.
Il messaggero non si è allontanato, non solo per ascoltare la lettura
fatta dal poeta, ma anche per consegnargli un’altra cartolina.
L’immagine è una pianura velata da una nebbia leggera che avvolge anche
un pioppeto. Si intuisce l’acqua che dorme nelle marcite, è la pianura che
circonda la città silenziosa.
“Ti ho scritto questa cartolina quando attraversavi i campi di grano
accecati dalla luce. Sono rimaste intatte quelle spighe, nessuno le ha mietute,
nessuno ha cancellato le tracce dei tuoi passi. Da un capo all’altro del tempo
io aspetto ogni giorno una nuova poesia”.
Il poeta risponde così come chiesto e cammina leggendo e legge camminando
e tutti ascoltiamo.
L’ultima promessa
Al bordo di quale fiume
ho attraversato il sonno dei canneti
con un piede oltre il confine?
Smarriti i limiti
ero platano fra i platani,
una sostanza verde,
una crescita incosciente
ma avevo sogni, figure come sfingi
mi traducevano gli oracoli.
Era l’ultima promessa. Ora
il fiume giace in un bicchiere,
la riva accoglie
creature di fumo
che prima erano respiri.
Il messaggero saluta e dice che tornerà presto. Nella luce calante del
tramonto siamo rimasti solo io, il poeta e Alexandre.
Dalla casa qualcuno ci chiama e tutto il giardino si ripiega e posa il
capo sotto l’ala della notte che viene.
Solo il silenzio ha fiori assoluti è una mia poesia inedita intorno a
cui è nata questa Cronaca 128.
L’ultima promessa è una poesia inedita di Danilo
Bramati che fa parte della raccolta omonima che uscirà a breve per Atì
editore.
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