giovedì 1 ottobre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/207: la poesia del sonno, dei gatti e dei bambini


Sogno di una vasta distesa bianca, tutto intorno è già carico di neve. Una figura esile avanza su una slitta trainata solo dal vento.

Le betulle già cariche di neve assomigliano a contadini assopiti intorno al fuoco che sognano quella stessa distesa, bianca e silenziosa.

Non sappiamo chi sia il viaggiatore, potrebbe essere una viaggiatrice, potrebbe essere un manichino o soltanto un’ombra.

D’improvviso la steppa innevata finisce e la figura sconosciuta abbandona la slitta e guarda con nostalgia gli alberi innevati. I suoi passi non sono silenziosi, la neve scricchiola e geme, sembra una creatura viva che si lamenta.

In pochi passi attraversa un bosco invernale di conifere privo di neve. Il profumo della resina è inebriante, gli aghi secchi dei pini scricchiolano tanto quanto la neve e una fiammella giunta da non si sa dove, appicca un fuoco nervoso che spinge la figura solitaria ad affrettare il passo.

Dopo il bosco si intravedono delle dune di sabbia e la figura sconosciuta ne segue il tracciato e poi, all’improvviso, ne scavalca una, si libera del mantello e si avvicina all’acqua.

Nel tardo pomeriggio l’acqua è già colore dell’argento, forse del piombo. Lambisce i piedi e le vesti lunghe del viaggiatore che forse, però, è una donna.

Dopo qualche minuto, lo sconosciuto torna sui propri passi e imbocca il sentiero che porta alla Casa delle Parole dove le luci sono già accese.

Io non sono con loro, ma assisto a tutto quello che sta accadendo affacciata alla mia finestra immaginale da dove posso guardare tutti gli angoli del mondo.

Ancora non so chi sia questa figura misteriosa, ma se è arrivata sino alla nostra Casa certo avrà a che fare con i libri e con la poesia. Soprattutto, con la poesia.

 

La poesia del sonno, dei gatti e dei bambini

 

Non pensare che la poesia non

ti riguardi solo perché non ne

leggi. Qualcuno avrà già capito

questo silenzio, le tue parole

rinchiuse nel nido, gli sguardi

che cercano nel cielo le rondini

con cui partire. Sai, accade a

volte che le poesie si scrivano

da sole e noi umani siamo solo

nuove sillabe che si intrecciano

all'immenso Canto del tempo e

del mondo. Apri la mano, non

tenere l’ultima rosa nascosta,

lascia che il gelo la baci e la

renda eterna in un ricordo o

in un sogno. Lascia che il sogno

ti sfiori e ti lasci nel sonno

profondo che solo i gatti e

i bambini così bene conoscono.

 

Ecco la sera si compie in un rito privo di steli, menta, oleandri fioriti e colline incendiate. Posso chiudere le imposte, accendere il fuoco e stare in queste sillabe che attendono una parola.

O forse è meglio non accenderlo il fuoco, prendere il mantello e andare alla Casa delle Parole per incontrare l’ignoto viaggiatore.

 

Questa Cronaca 207 porta le Cronache alla celebrazione di tutti i primi giorni di scuola del passato. Oggi è il primo ottobre dell’anno senza Carnevale, un giorno di cieli incerti, nuvole e creature umane che cercano di tornare alla vita che già conoscono. La poesia è mia ed è inedita.

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