Sogno di una vasta distesa bianca, tutto intorno è già carico di neve. Una figura esile avanza su una slitta trainata solo dal vento.
Le betulle già cariche di neve assomigliano a contadini assopiti intorno al fuoco che sognano quella stessa distesa, bianca e silenziosa.
Non sappiamo chi sia il viaggiatore, potrebbe essere una viaggiatrice, potrebbe essere un manichino o soltanto un’ombra.
D’improvviso la steppa innevata finisce e la figura sconosciuta abbandona la slitta e guarda con nostalgia gli alberi innevati. I suoi passi non sono silenziosi, la neve scricchiola e geme, sembra una creatura viva che si lamenta.
In pochi passi attraversa un bosco invernale di conifere privo di neve. Il profumo della resina è inebriante, gli aghi secchi dei pini scricchiolano tanto quanto la neve e una fiammella giunta da non si sa dove, appicca un fuoco nervoso che spinge la figura solitaria ad affrettare il passo.
Dopo il bosco si intravedono delle dune di sabbia e la figura sconosciuta ne segue il tracciato e poi, all’improvviso, ne scavalca una, si libera del mantello e si avvicina all’acqua.
Nel tardo pomeriggio l’acqua è già colore dell’argento, forse del piombo. Lambisce i piedi e le vesti lunghe del viaggiatore che forse, però, è una donna.
Dopo qualche minuto, lo sconosciuto torna sui propri passi e imbocca il sentiero che porta alla Casa delle Parole dove le luci sono già accese.
Io non sono con loro, ma assisto a tutto quello che sta accadendo affacciata alla mia finestra immaginale da dove posso guardare tutti gli angoli del mondo.
Ancora non so chi sia questa figura misteriosa, ma se è arrivata sino alla nostra Casa certo avrà a che fare con i libri e con la poesia. Soprattutto, con la poesia.
La poesia del sonno, dei gatti e dei bambini
Non pensare che la poesia non
ti riguardi
solo perché non ne
leggi.
Qualcuno avrà già capito
questo
silenzio, le tue parole
rinchiuse
nel nido, gli sguardi
che cercano
nel cielo le rondini
con cui
partire. Sai, accade a
volte che le
poesie si scrivano
da sole e
noi umani siamo solo
nuove
sillabe che si intrecciano
all'immenso
Canto del tempo e
del mondo.
Apri la mano, non
tenere
l’ultima rosa nascosta,
lascia che
il gelo la baci e la
renda eterna
in un ricordo o
in un sogno.
Lascia che il sogno
ti sfiori e
ti lasci nel sonno
profondo che
solo i gatti e
i bambini così
bene conoscono.
Ecco la sera si compie in un rito privo di steli, menta, oleandri fioriti e colline incendiate. Posso chiudere le imposte, accendere il fuoco e stare in queste sillabe che attendono una parola.
O forse è meglio non accenderlo il fuoco, prendere il mantello e andare alla Casa delle Parole per incontrare l’ignoto viaggiatore.
Questa Cronaca 207 porta le Cronache alla celebrazione di tutti i primi giorni di scuola del passato. Oggi è il primo ottobre dell’anno senza Carnevale, un giorno di cieli incerti, nuvole e creature umane che cercano di tornare alla vita che già conoscono. La poesia è mia ed è inedita.
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