mercoledì 30 settembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/206: entrare nella stagione fredda attraverso un arco di neve

 


Per lasciare spazio alla poesia non dobbiamo sottrarre spazio alla vita. Perché di vita la poesia si nutre e quando noi la invitiamo ecco cosa accade:

  

Gli ospiti chiamati all’immensa tavola del mondo

 

Alla tavola imbandita non posso

più chiamare nessun nome,

nessuno si presenterà anche se

alzerò la voce, nessuno spezzerà

il pane o verserà il vino.

Per ogni commensale ho scelto

la pietanza più amata, il cibo

preferito, ma anche così so

che gli invitati sono ombre

e di aria nutrono i loro

corpi sottili che solo nell’ora

incerta che tra la notte e il giorno

sta, diventano visibili.

Per voi che siete stati

ospiti all’immensa tavola

del mondo, alla chiara

tavola che ospita non solo

cibo ma anche le mie parole,

ho preparato un pasto per

ricordarvi tutti.

Pomodori rossi e peperoni verdi,

pane impastato e cotto da mani

antiche, acqua presa alla fonte

dove si abbeverano ancora

i nostri desideri, dolce e fresca

più dell’ombra meridiana.

Miele raccolto dai favi, scintilla

d’oro e sillaba perduta,

latte nero dell’alba che

disseta la poesia, poi bianco

nella brocca, schiumoso quanto

le nuvole che ho invitato

a farmi compagnia.

Olio distillato dagli ulivi antichi

dove sedevamo nei pomeriggi

estivi, vicino alla quercia immensa

che tiene nel tronco le mie prime

parole, che tiene il tuo sguardo

che per primo le ha sillabate.

Abbiamo avuto tutto ciò che

ci occorreva e per chiudere

questo banchetto di ricordi e

nostalgie, sgranerò questo

primo melograno e lascerò che

il suo succo aspro coli lungo

le mie mani e il profumo invada

ogni aria intorno e il tuo piatto

di nuovo vuoto, la sedia

scostata, mi diranno che qui

sei stato e ora a un altro

tavolo porti quel che qui manca:

il tuo vero sentire.

 

Il primo melograno l’ho sgranato chicco a chicco e ogni grano ora risplende sulla porcellana bianca, pronto a diventare una lieve offerta che i venti della stagione già stanno gridando in giro.

Potrei offrire questo dono al Re dei regni inferi, ma so che in cambio otterrei solo ombre che mi conoscono già e lui non ama questo frutto che gli ricorda la sua sposa ribelle.

Se offro il melograno alla Dea della memoria, andrà meglio, perché un’immagine di sicuro mi arriverà e sarà qualcosa che ho dimenticato, qualcosa che tornerà a essere vivo o viva e mi accompagnerà lungo il crinale della sera.

Mi resta una terza via, chiedere alla Signora dell’immaginazione di accettare questo dono terrestre, succoso e profumato e, in cambio, farmi accedere alla dimensione celeste dove lei regna senza rancori, senza rimpianti e si ciba del tenue azzurro dei giorni che saranno.

Poi guardo la sua tavola e scopro che accanto al mio melograno, al mio vero sentire, stanno la cenere e il fuoco dei regni sotterranei, stanno le tele tessute da Mnemosine e dalle sue ancelle.

Tutto è pronto per il banchetto serale e io capisco che non ci sarà festa senza che i doni terrestri e celesti, sotterranei o verdi, non vengano aspersi dalle acque di ogni regno, senza che i venti ne abbiano portato l’aroma su ogni tavola.

È un rito questa festa, è una fine e un nuovo inizio. Così indossiamo i mantelli e andiamo.

 

Le foglie che ci aspettano

 

Entrare nella stagione fredda come

si varca una porta. Scoprire che

la porta è un arco di neve che ci

sta sognando, lasciare che il sogno

parli alla memoria, scoprire, infine

il vero colore dei tuoi occhi. Che è

il colore di tutte le foglie rannicchiate

nell’alba, silenziose e in attesa.

Accarezzare i venti e aspettare che

il sogno diventi vero e le nostre

fiamme danzino all’unisono.

Guardare le foglie che si abbandonano

al fuoco, diventano rosse e poi

svaniscono anche nei nostri

sguardi che restano rossi però, perché

guardiamo le mele sul tavolo e

scriviamo nuove poesie.

 

Ecco, settembre ci sta salutando con un inchino, il sole è già tramontato, l’aria si raffredda.

Questa Cronaca 206 ci saluta in un turbinio di foglie e di poesie.

Gli ospiti chiamati all’immensa tavola del mondo l’ho scritta su invito di Guido Oldani per il volume Il segreto delle fragole Lietocolle, 2015, dedicato al tema del cibo in occasione dell’EXPO a Milano, e l’ho poi pubblicata nella raccolta Scrivere il vento, Atì editore 2016. Le foglie che ci aspettano è inedita, scritta per questo trentesimo giorno del nono mese dell’anno senza Carnevale.

Nessun commento: