domenica 4 ottobre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/210: la luce nelle sue forme dà forma alla poesia

 


Parlo e scrivo spesso della luce, della luce accecante del Mediterraneo, della luce danzante del fuoco, della luce oscillante delle candele.

Della luce lattiginosa dell’alba, della luce grigia che incombe sulla città silenziosa, della luce sfuggente che accompagna la fine del giorno.

Della luce rosata che attraversa le palpebre chiuse e mi risveglia al mattino, della luce invisibile, ma so che c’è, nelle notti più scure.

Luce e poesia sono un binomio per me inscindibile e l’abbraccio che le tiene unite è lo sguardo in ogni sua sfumatura e declinazione.

Cerco di parlarne con la sconosciuta che si è insediata in casa con noi, ma ogni tentativo cade nel vuoto. Lei mi osserva, disegna, forse scrive, ma ama stare in silenzio e io so che devo solo aspettare.

Oggi la luce si è fatta spazio tra le nuvole e ha regalato qualche ora illuminata sia ai piedi delle Montagne della Nebbia che sulla città silenziosa.

Ho visto poca gente in giro, è come se tutto il mondo fosse con il fiato sospeso, in attesa di non si sa bene cosa. No, sappiamo cosa stiamo aspettando, una normalità, un tempo lieve, una libertà di movimento che ci mancano. Sappiamo che ci sono dimensioni della nostra vita che non torneranno a essere quello che erano, soprattutto il lavoro nel campo dei servizi. Anche la scuola, la salute, ma non voglio farmi trascinare dalla mia consueta deriva sociologica che pure tanto mi appassiona.

Volevo solo dirvi che la luce di questa domenica 4 ottobre 2020 è stata una luce pigra e indolente, che il vento si è placato così come la pioggia e io posso starmene rinchiusa nel mio nido a covare le poesie nuove, a leggere, ad abbracciare con queste parole le persone che amo.

 

La prima domenica di ottobre

 

Mi dici che la luce ti ricorda

il mare, troppa luce, troppe

onde e colori. Come riuscire

a vivere in questa domenica

di ottobre? Non ho risposte,

guardo le nuvole e la luce

chiara che le attraversa in

silenzio. Mi manca il vento,

lo sogno e aspetto, scrivo

perché di queste ore resti,

una traccia, almeno un sospiro.

 

Adesso posso tornare sul divano e continuare a leggere, il mio dovere della Cronaca quotidiana, per oggi, è espletato. Sono arrivata alla numero 210, per quanto tempo continuerò? Per il tempo necessario mi risponde una voce nel vento. La poesia è inedita ed è mia.

 


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