venerdì 9 ottobre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/215: per riuscire a vedere una foglia bisogna conoscere l’intensità dell’amore

 


Le foglie sono come le parole, sono migliaia e migliaia, mutano colore, si lasciano andare nel vento e poi tornano nella terra.

La nostra lingua è un albero, un bosco fitto, ha radici profonde in altre parole e in altre lingue. Le sillabe sono le gemme, i rami sono le storie e le narrazioni, tutte le poesie e le foglie sono le parole.

Ogni giorno, quando inizio a scrivere la Cronaca, cerco una parola che mi faccia da guida, e poi un verso, una poesia.

Inizio a scrivere, cerco le citazioni, le copio. Spesso mi fermo nella scrittura della Cronaca perché devo scrivere i miei versi che entreranno nella tessitura.

Cerco le poesie, oggi sono poesie dedicate alle foglie, ho sempre amato le foglie e le poesie che ne parlano. Il mondo vegetale ha un fascino che mi incanta. Da bambina collezionavo le foglie, avevo quaderni e quaderni con le foglie, le descrizioni, il luogo e la data in cui avevo trovato la foglia appena incollata.

Della rosa non resta che il nome nudo, delle foglie un turbine che mi danza nel vento quando c’è. Ma la caduta non dipende più dalla sua presenza.

 

Autunno

Non raccogliere le foglie gialle e rosse, né quelle che volano.
Non raccoglierne più.
Se continui, arriverai alla fine della sera e del mattino.
Ti stancherai.
Le tue mani sono piccole, questo autunno è senza fine,
dovunque tu ti volga continua.
Non raccoglierne più, tutto questo è tuo, anche quelle foglie 
che ancora non sono spuntate e ora stanno invisibili sui rami.

 

Preferirei esse in giro per la città silenziosa a raccogliere foglie, invece sono qui che cerco di mettere insieme qualche idea coerente per dire com’è stato questo giorno. Ma faccio fatica, perché le foglie non mi lasciano in pace. E sono d’accordo con John Cheever quando scriveva:


“È autunno. Le foglie hanno cambiato colore. Cadono a centinaia, anche se non c’è vento. 

Penso che per riuscire a vedere qualsiasi cosa – una foglia o un filo d’erba – bisogna conoscere l’intensità dell’amore”. 

 

Che senso hanno per me le sue parole? Ecco, penso che senza amore lo sguardo si limiti a registrare la forma e il colore, ma che non riesca a cogliere le sfumature, non riesca a percepire le vibrazioni delle creature, i mutamenti causati dalle variazioni della luce e dell’ombra.

Mi rifugio sotto la quercia che ha dominato la mia infanzia. Sento ancora il profumo delle spighe di grano intorno, lo stormire delle foglie al vento, il canto poderoso delle cicale.

Anche questa è una forma dell’estate invincibile che sento in me, anche quando le foglie cadono. Anche in giorni come questo, dove la pandemia ci attanaglia e le poesie di Louise Gluck ci portano in mondi sotterranei dove la bella stagione è bandita.

Questa Cronaca 215 nasce il secondo venerdì di ottobre dell’anno senza Carnevale.

Autunno è una poesia di Danijel Dragojević, tratta dall’Antologia della poesia croata contemporanea, a cura di Marina Lipovac Gatti, Hefti 1999.

La citazione di John Cheever è tratta dal racconto Il quarto allarme, in I racconti, Feltrinelli 2012.

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