Non tutti i
nomi sono stati pronunciati, non tutti sono stati scelti. Così, fedele alle
pigre giornate d’autunno, chiedo aiuto a una raffinata scrittrice d’altri tempi
per dare i nomi alle mie amate Montagne della Nebbia:
“Le montagne più belle sono: la Tenebrosa, la montagna delle Querce, quella dei Tre Cappelli, l'Impenetrabile, l'Indimenticabile, la montagna del Pino Solitario. Anche la montagna Laterale è affascinante, e ugualmente quelle dei Campi Gelati, delle Rane, dell'Oltretomba. Stupenda è la montagna dell'Alba Oscura, se contemplata da lontano… E poi ancora le montagne dei Tre Cerchi, del Ripido Pendio, della Lunga Attesa, la montagna Straordinaria e quella Senza Orecchi.”
Mi piacciono da morire questi nomi e vorrei averli inventati io… ma sono
contenta così e ora posso andare a fare le mie passeggiate parlando alle
Montagne e chiamandole per nome.
È pronunciare un nome che ci rende intima una cosa e ancor di più una
persona, là dove non c’è vera intimità e conoscenza, i posti di lavoro, la
scuola, ci si chiama spesso per cognome. Anche la gens dice qualcosa di noi e della nostra famiglia, il nome proprio,
noi cristiani diciamo di battesimo, è frutto di una genealogia familiare o di
una passione letteraria, mitologica o cinematografica dei nostri genitori. Io e
mio fratello Alessandro dobbiamo ringraziare la passione di mio padre per la
Grecia antica che ha prevalso sul rispetto delle tradizioni familiari.
Quante storie sono racchiuse in un nome, quante speranze e quante
aspettative! Nella mia famiglia la zia Maria, sorella maggiore di mio padre,
aveva l’abitudine di dare soprannomi a chiunque. Non sono mai riuscita a
scoprire il mio e a stento quello di mia madre che lei chiamava “la milanese”
benchè mia madre fosse nata e cresciuta, sino all’adolescenza, in Puglia. Non so
se ho imparato da lei, ma anch’io ho sempre dato nomignoli e soprannomi a
tutti, amici e amiche, colleghe e colleghi, capi e capesse e i parenti tutti.
Il mio nomignolo da lavoro è Petra, cioè la prima parte del cognome. Ma è
indicativo anche del mio carattere “roccioso” e della mia determinazione.
Il mio alter ego letterario, anche in queste Cronache, è Caterina, un
nomignolo che mio padre utilizzava per le auto di famiglia a partire da Caterina
I°. Caterina è un nome bellissimo in tutte le lingue che conosco, e mi piace
pronunciarlo ad alta voce. Poi ci sono i nomi segreti dell’amore, quelli che
gli amanti si sussurrano all’orecchio e non condividono con nessun altro… Quanti
ve ne vengono in mente? Quanti ne avete usati nel corso della vostra vita?
Poi ci sono i nomi dell’acqua, e gli aggettivi connessi, in tutte le sue
forme: pioggia, neve, ghiaccio, brina, galaverna, nebbia, vapore e rugiada, stati
che sono legati alla temperatura. I nomi delle nuvole: cirro, nembo, strato,
cumulo e le varie combinazioni legate all’altezza. Ho una vera passione per la
tassonomia, classificazioni e liste conseguenti. Quindi, potrei andare avanti per
pagine e pagine.
Ma mi fermo
qui, e rileggo a voce alta i nomi nuovi delle mie Montagne della Nebbia: “la
Tenebrosa, la montagna delle Querce, quella dei Tre Cappelli, l'Impenetrabile,
l'Indimenticabile, la montagna del Pino Solitario. Anche la montagna Laterale è
affascinante, e ugualmente quelle dei Campi Gelati, delle Rane,
dell'Oltretomba. Stupenda è la montagna dell'Alba Oscura, se contemplata da
lontano… E poi ancora le montagne dei Tre Cerchi, del Ripido Pendio, della
Lunga Attesa, la montagna Straordinaria e quella Senza Orecchi”.
Ecco, questa è la Cronaca 225 di lunedì 19 ottobre dell’anno senza Carnevale. L’autrice dei nomi delle Montagne è Sei Shonagon dai Racconti del cuscino o Note del guanciale, un libro delizioso.
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