martedì 6 ottobre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/212: i libri dell’autunno si spargono sul letto

 

Il tempo è un velo o una nebbia? È una tela o una freccia? Un mosaico o una strada? Un oceano o una foresta? È un cielo stellato o una prateria infinita?

E i libri? Dove stanno i libri? I libri sono ovunque, basta guardarsi in giro, basta lasciare che lo sguardo si liberi dalle consuetudini. E scoprire cosa c’è intorno, tutto intorno e dentro di noi.

 

 

Poesia del tempo e dei libri

 

Nel velo sono la luce e l’ombra,

nella nebbia alberi e lampioni.

Nella tela definiscono la trama e

a volte, diventano l’ordito.

Nella freccia sono la direzione e

possono rovesciarla.

Nel mosaico sono i tasselli più

ruvidi e nella strada le pietre

miliari, ma anche le aree di sosta

e le deviazioni. I libri sono anche

le onde e sono gli alberi, sono

le stelle una a una, sono anche

i cavalli che nella prateria

ancora stanno galoppando.

 

 

 

Sono giorni di grande quiete nella Casa delle Parole, ognuno è affaccendato nelle sue cose, in molti passiamo la maggior parte del tempo a leggere e scrivere. La nostra nuova coinquilina vive avvolta nel mistero e nel silenzio, ci ha solo detto che si chiama Maia. Questa mattina è tornata con una grande scatola piena di vecchie fotografie e ha subito iniziato a selezionarle e a raccoglierle in un album saltato fuori dalla sua bisaccia. Invano, il poeta, il misterioso architetto e il sapiente guerriero cercano di sapere qualcosa da lei. Tace e sorride, enigmatica come la Gioconda, ma ancora più bella. Quando mi avvicino a guardare le sue fotografie, scopro che ritraggono libri e librerie e che non ci sono figure umane a dare indizi.

 

Accanto alle fotografie c’è una targa dove sono incise queste parole:

 

“Ho cercato pace ovunque, senza trovarla mai tranne che in un angolo con un libro”.

“In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro”, ha scritto Tommaso da Kempis.

 

 

 

Maia mi guarda e mi dice che una grande pace abbraccia questa casa, ma non sempre, ma non tutti.

 

Le dico che non ho mai cercato la pace nei libri, che cerco storie e illuminazioni, che cerco i miei punti cardinali e il nome dei miei venti.

 

“Sei simpatica – mi dice Maia – e il tuo elenco vale qualunque altro elenco. Per questo mi scriverò la tua risposta all’inizio del mio album”.

 

Così sono andata a prendere il mio quaderno delle citazioni ed ecco cosa le ho offerto.

 

“Per ovviare un po’ al tradimento della mia memoria e alla sua deficienza, così estrema che mi è accaduto più di una volta di riprendere in mano come recenti e a me sconosciuti dei libri che avevo letto accuratamente qualche anno prima e scarabocchiato con le mie note, ho preso l’abitudine, da qualche tempo, di aggiungere alla fine di ogni libro (dico di quelli dei quali mi voglio servire una sola volta) la data in cui ho terminato di leggerlo e il giudizio che all'ingrosso ne ho ricavato: affinché questo mi rammenti almeno l’opinione e l’idea generale che mi ero fatta dell’autore leggendolo”. Così ha scritto Montaigne.


“Almeno una volta al giorno qualcuno solleva la testa dalla pila dei libri e mi si avvicina. Dovresti vedere il suo sorriso mentre mi mostra quello che aveva cercato per anni! Quasi sempre si tratta di un libro che aveva letto durante l'infanzia, probabilmente questa è la sola cosa in grado di accendere una scintilla negli occhi della gente”. Ed è David Grossman ad averlo scritto.

 

L’ultima citazione è un frammento della lettera a Borges scritta da Susan Sontag:



“Lei ha detto che dobbiamo alla letteratura tutto ciò che siamo, o siamo stati. Se spariranno i libri, sparirà la storia, e spariranno anche gli esseri umani. Sono certa che lei abbia ragione. I libri non sono soltanto la somma arbitraria dei nostri sogni, e la nostra memoria. Ci offrono anche un modello di auto-trascendenza. C'è chi pensa che la lettura sia soltanto una forma di evasione: un'evasione dal mondo «reale» di tutti i giorni, verso un mondo immaginario, il mondo dei libri. I libri sono molto di più. Sono una maniera per essere pienamente umani”.

Maia trascrive le citazioni nel suo grande quaderno, continua a sorridere, ma parla poco. Così decido di leggere una poesia ad alta voce e poi di andare a fare una passeggiata in riva al mare che oggi è calmo.

 


Ottobre

 

Libri sparsi sul letto,

sgocciola via il prato. Piove

sottilmente. L’autunno

è arrivato: disadorno,

nell’effusione delle foglie.

 

Gli aceri maturano. Le mele

raccolte arrivano a casa croccanti.

Questa pera ha un buon sapore.

Piove sottilmente

sui casuali motivi delle foglie.

 

Il nembo si è proteso

sulla nostra isola. La pioggia

sottilmente tamburella

sulle foglie rimaste. I libri

dell’autunno si spargono sul letto.

 

 

 

Ecco, la Cronaca 212 si chiude con alcune delle mie parole preferite: libri, autunno, foglie, pioggia. Oggi è il sesto giorno del decimo mese dell’anno senza Carnevale. Le citazioni sono tratte da Michel de Montaigne, Saggi, traduzione di Fausta Garavini, note di André Tourn, Bompiani 2012. David Grossman Che tu sia per me il coltello, traduzione di Alessandra Shomroni, Mondadori 1999. La prima poesia è mia ed è inedita, la seconda poesia è di

James Marcus Schuyler, tradotta da Emilio Capaccio, ecco la versione originale:

 

October

 

Books litter the bed,

leaves the lawn. It

lightly rains. Fall has

come: unpatterned, in

the shedding leaves.

 

The maples ripen. Apples

come home crisp in bags.

This pear tastes good.

It rains lightly on the

random leaf patterns.

 

The nimbus is spread

above our island. Rain

lightly patters on unshed

leaves. The books

of fall litter the bed.



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