Il tempo è
un velo o una nebbia? È una tela o una freccia? Un mosaico o una strada? Un oceano
o una foresta? È un cielo stellato o una prateria infinita?
E i libri? Dove stanno i libri? I libri sono ovunque, basta guardarsi in giro, basta lasciare che lo sguardo si liberi dalle consuetudini. E scoprire cosa c’è intorno, tutto intorno e dentro di noi.
Poesia del tempo e dei libri
Nel velo
sono la luce e l’ombra,
nella nebbia
alberi e lampioni.
Nella tela
definiscono la trama e
a volte,
diventano l’ordito.
Nella freccia
sono la direzione e
possono
rovesciarla.
Nel mosaico
sono i tasselli più
ruvidi e nella
strada le pietre
miliari, ma
anche le aree di sosta
e le
deviazioni. I libri sono anche
le onde e
sono gli alberi, sono
le stelle
una a una, sono anche
i cavalli
che nella prateria
ancora
stanno galoppando.
Sono giorni
di grande quiete nella Casa delle Parole, ognuno è affaccendato nelle sue cose,
in molti passiamo la maggior parte del tempo a leggere e scrivere. La nostra
nuova coinquilina vive avvolta nel mistero e nel silenzio, ci ha solo detto che
si chiama Maia. Questa mattina è tornata con una grande scatola piena di vecchie
fotografie e ha subito iniziato a selezionarle e a raccoglierle in un album
saltato fuori dalla sua bisaccia. Invano, il poeta, il misterioso architetto e
il sapiente guerriero cercano di sapere qualcosa da lei. Tace e sorride,
enigmatica come la Gioconda, ma ancora più bella. Quando mi avvicino a guardare
le sue fotografie, scopro che ritraggono libri e librerie e che non ci sono
figure umane a dare indizi.
Accanto alle
fotografie c’è una targa dove sono incise queste parole:
“Ho
cercato pace ovunque, senza trovarla mai tranne che in un angolo con un libro”.
“In
omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro”, ha
scritto Tommaso da Kempis.
Maia
mi guarda e mi dice che una grande pace abbraccia questa casa, ma non sempre,
ma non tutti.
Le dico
che non ho mai cercato la pace nei libri, che cerco storie e illuminazioni, che
cerco i miei punti cardinali e il nome dei miei venti.
“Sei
simpatica – mi dice Maia – e il tuo elenco vale qualunque altro elenco. Per questo
mi scriverò la tua risposta all’inizio del mio album”.
Così
sono andata a prendere il mio quaderno delle citazioni ed ecco cosa le ho
offerto.
“Per ovviare un po’ al
tradimento della mia memoria e alla sua deficienza, così estrema che mi è accaduto
più di una volta di riprendere in mano come recenti e a me sconosciuti dei libri che avevo letto accuratamente qualche anno prima e
scarabocchiato con le mie note, ho preso l’abitudine, da qualche tempo, di
aggiungere alla fine di ogni libro (dico di quelli dei quali mi voglio servire
una sola volta) la data in cui ho terminato di leggerlo e il giudizio che
all'ingrosso ne ho ricavato: affinché questo mi rammenti almeno l’opinione e
l’idea generale che mi ero fatta dell’autore leggendolo”. Così ha
scritto Montaigne.
“Almeno una volta al
giorno qualcuno solleva la testa dalla pila dei libri e mi si avvicina.
Dovresti vedere il suo sorriso mentre mi mostra quello che aveva cercato per
anni! Quasi sempre si tratta di un libro che aveva letto durante l'infanzia,
probabilmente questa è la sola cosa in grado di accendere una scintilla negli
occhi della gente”. Ed è David
Grossman ad averlo scritto.
L’ultima
citazione è un frammento della lettera a Borges scritta da Susan Sontag:
“Lei ha detto che dobbiamo alla letteratura tutto ciò che siamo, o siamo
stati. Se spariranno i libri, sparirà la storia, e spariranno anche gli esseri
umani. Sono certa che lei abbia ragione. I libri non sono soltanto la somma
arbitraria dei nostri sogni, e la nostra memoria. Ci offrono anche un modello
di auto-trascendenza. C'è chi pensa che la lettura sia soltanto una forma di
evasione: un'evasione dal mondo «reale» di tutti i giorni, verso un mondo immaginario, il mondo dei libri.
I libri sono molto di più. Sono una maniera per essere pienamente umani”.
Maia trascrive le
citazioni nel suo grande quaderno, continua a sorridere, ma parla poco. Così decido
di leggere una poesia ad alta voce e poi di andare a fare una passeggiata in
riva al mare che oggi è calmo.
Ottobre
Libri sparsi sul letto,
sgocciola via il prato.
Piove
sottilmente. L’autunno
è arrivato: disadorno,
nell’effusione delle
foglie.
Gli aceri maturano. Le
mele
raccolte arrivano a casa
croccanti.
Questa pera ha un buon
sapore.
Piove sottilmente
sui casuali motivi delle
foglie.
Il nembo si è proteso
sulla nostra isola. La
pioggia
sottilmente tamburella
sulle foglie rimaste. I
libri
dell’autunno si spargono
sul letto.
Ecco, la Cronaca 212 si
chiude con alcune delle mie parole preferite: libri, autunno, foglie, pioggia. Oggi
è il sesto giorno del decimo mese dell’anno senza Carnevale. Le citazioni sono
tratte da Michel de Montaigne, Saggi,
traduzione di Fausta Garavini, note di André Tourn, Bompiani 2012. David
Grossman Che tu sia per me il
coltello, traduzione di Alessandra Shomroni, Mondadori 1999.
La prima poesia è mia ed è inedita, la seconda poesia è di
James Marcus Schuyler,
tradotta da Emilio Capaccio, ecco la versione originale:
October
Books litter the bed,
leaves the lawn. It
lightly rains. Fall has
come: unpatterned, in
the shedding leaves.
The maples ripen. Apples
come home crisp in bags.
This pear tastes good.
It rains lightly on the
random leaf patterns.
The nimbus is spread
above our island. Rain
lightly patters on unshed
leaves. The books
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