sabato 30 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/783. Un profumo di glicine a primavera in una strada di Parigi

 



Non tutti i giorni lasceranno tracce nella nostra memoria, ma ogni istante avrà lasciato una traccia, solo che noi non sappiamo più vederlo. Perché dopo lo sguardo e la percezione del mondo intorno e dentro di noi, le forze dell’oblio sono più veloci di quelle del ricordo e ci sembrerà di non avere molto da dire sul giorno appena trascorso, presi come siamo stati dalle mille faccende della vita quotidiana, dalle preoccupazioni causate dalla pandemia e dalla guerra. Eppure restano in noi molte più cose, immagini e profumi che si riveleranno col passare degli anni. perché anche i ricordi hanno un loro periodo di maturazione, proprio come i frutti sugli alberi, e i ricordi sono i frutti della vita stessa. Così ne dice il filosofo Vladimir Jankélévitch nel libro Da qualche parte nell’incompiuto, (Einaudi, 2012):

 

“[…] se dobbiamo distinguere il contatto grossolano dal tocco leggero diciamo: la reminiscenza non ha il peso del ricordo, è piuttosto il tocco fuggevole che ci sfiora, spesso anche a nostra insaputa. Ne resta qualcosa e al contempo non ne resta niente, ne resta qualcosa che non è niente; è una traccia che non lascia tracce! Un profumo di glicine a primavera in una strada di Parigi, l’odore della pioggia in ottobre sul ferro dei balconi, un sentore di erbe riarse nei campi, una drogheria di villaggio che sa di pepe e naftalina ed eccoci invasi ad un tratto da un languore inspiegabile, abitati da queste presenze infime e intime che non si osa chiamare ricordi. È questo il profumo del tempo. […] indefinita malinconia”.

 

 

Ricordi che non erano miei

 

Sollevo un velo e non

resta che il gesto.

Sfioro un margine non

scritto e subito si

nostrano segni solo

pensati.

Allora scrivo e penso

a questo giorno di

immagini e profumi

che non erano miei

e ora lo sono.

 

 

Così di questo giorno appena concluso, abitato da una lunga passeggiata, dalle faccende della vita domestica, dal rito della spesa e della cucina, e poi di una cena in famiglia in un bel ristorante in una zona poco alla moda di Milano, ecco che ancora non so cosa ritornerà a me negli anni. Ma la memoria è un esercizio di pazienza, una pesca a strascico nell’oceano del tempo e la scrittura, questo scrivere quotidiano, è al contempo la rete e il pescato.

Oggi è sabato 30 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 783 ancora si aggira tra la riva e questo mare ancora così ignoto.

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