Continuo a scrutare il cielo alla ricerca
delle rondini, ma non sono ancora tornate. È una primavera troppo fredda e
dolorosa. Saranno partite dalla loro casa d’Africa? Dove si saranno fermate in
attesa di annusare l’aria e sentire che è calda abbastanza per accogliere il
ritorno? Non ci sono rondini nel cielo e la sua trama è quella di un foglio
ancora intonso, di una pagina senza scrittore e senza ispirazione. Non solo il
cielo è in attesa delle rondini, perché sono le rondini che lo scrivono e lo
rendono vero, una verità che è concessa anche alle nuvole e a nessun altro. Qui
sulla terra anche il giardino attende il ritorno delle rondini per essere certo
di non sbagliare il tempo della fioritura. Senza rondini l’incertezza è immensa
e pochi fiori osano sfidare il gelo per saggiare l’aria fresca e il sole. La maggior
parte dei fiori e delle foglie se ne sta ancora ben chiusa nel bozzolo, e
aspetta. Anche noi aspettiamo, rinchiusi nel nostro bozzolo da due anni di
pandemia e da queste prime settimane di guerra. È così gelido e respingente il
mondo, perché arrendersi e sbocciare? Non è possibile restare a dormire ancora
un po’? Non è possibile scampare al gelo? Finite le oziose domande che si
affastellano nella mia mente, metto il muso fuori dalla mia tana. Niente, è
proprio freddo, le rondini non ci sono, ma i ranuncoli e le azalee trapiantati
da pochi giorni splendono anche nella luce fredda di questo giorno. Lascio allora
che sia il giardino a decidere la sua stessa fioritura, lascio che le cose
accadano, aspetto, leggo René Char. Anche oggi il titolo di questa Cronaca 758
appartiene ai suoi versi. Oggi, cioè martedì 5 aprile del terzo anno senza
Carnevale e del primo anno di guerra. Anche la Cronaca se ne sta al riparo, in
forma di bozzolo.
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