Anche questa mattina sono uscita prestissimo per andare un po’ a zonzo prima che la città si svegliasse. Anche oggi sono riuscita a vedere l’ultima e la prima stella, ma accanto al muro della biblioteca non c’erano sacchetti di libri abbandonati. Così ho proseguito per il mio solito zig-zag per le vie del quartiere dove c’erano poche finestre illuminate e pochi passanti. Sono arrivata fino in fondo a via Washington e poi sono tornata indietro sull’altro marciapiede. Non so perché, ma da sempre questa strada esercita su di me un grande fascino. In passato ci sono stati momenti in cui mi è sembrato di essere in un boulevard parigino e anche questa mattina è stato così, forse sono alcune case di colore chiaro o gli alberi maestosi, chissà. Ma trovo sempre piacevole questo mescolarsi di immagini e ricordi delle due città che più amo al mondo.
Riprendo a sognare
Posso davvero dire
di essere qui e non
altrove? Se quella
finestra buia si apre
all’improvviso e due
giovani si affacciano
con le tazzine di caffè
in mano sono qui, ora?
O sono nella città che
ricordo di avere sognato
anche ieri mattina?
Dove corrono le auto?
Sono arrivate già a
destinazione e l’esito
non cambierà. Chiudo
gli occhi, riprendo a
sognare, fuori è giorno.
Tra questa passeggiata mattutina e la scrittura di questa
Cronaca 774 si è srotolata e arrotolata una giornata ricca di impegni e di
lavoro. Mi impedisco di aggiungere altri inutili commenti sulla guerra e sullo
sgomento che non mi abbandonano un istante, la vita quotidiana è davvero un
ritaglio nel tempo, una parentesi che per noi europei d’Occidente continua a
scorrere nella sua normalità: lavoro, pandemia, le prossime elezioni in
Francia, il desiderio di viaggiare, pandemia, lavoro.
Oggi è giovedì 21 aprile del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra, ecco ho dovuto scriverlo di nuovo. Arriverà il giorno
in cui non sarà più necessario?
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