Questa è una domanda importante per chiunque scriva, per chiunque ami scrivere. La scrittura non arriva mai nel vuoto e nel silenzio che non siano già stati segnati dalla presenza della parola. Uno scrittore, un poeta, nascono laddove la poesia si è già manifestata, laggiù nello stesso luogo dove è nato prima di tutto un lettore. E lettori lo si diventa per caso, per ambizione, ma soprattutto per grazia. Il mio primo incontro con la poesia è stato con Garcia Lorca, con la narrativa con Verne e London. Da bambina lettrice vorace non immaginavo ancora che sarei diventata una altrettanto vorace poetessa e scrittrice. Perché anche questa non è stata una scelta, ma una grazia, una condizione ineludibile sulla quale non mi stanco di riflettere. Di nuovo mi accompagno ai versi di René Char che mi si confà davvero molto in questo freddo mese di aprile.
Come venne a me la scrittura?
Come piumaggio d’uccello
sul vetro della mia finestra,
d’inverno.
Immediatamente,
si accese nel camino
una battaglia di braci
che, ancora oggi, non si sono
spente.
Trovo meravigliosa l’immagine della battaglia
di braci che ancora non si sono spente, è davvero così, conosco quel fuoco,
conosco quelle braci, mi stuzzicano, mi sollecitano e mi scaldano. Anche in
questa fredda, fredda prima domenica d’aprile che ci porterà la Pasqua e speriamo
anche la fine della guerra. Oggi è il 3 aprile del terzo anno senza Carnevale e
questa Cronaca 756 combatte nella battaglia di braci che si combatte ogni giorno
in me.
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