Quando il mondo intorno geme e si dispera e io pure, mi chiudo nel mio giardino e cerco un contatto con la realtà che non sia doloroso. Metto le mani con i palmi aperti sulla parete di mattoni rossi, è tiepida perché il sole non è ancora abbastanza alto. Vado a sedermi sulla mia panchina preferita, proprio in fondo in fondo, dove gli alberi sono più fitti e diventano un fresco rifugio durante l’estate. Oggi i raggi solari passano attraverso i rami dove le foglioline sono appena sbocciate e la panchina è per metà in ombra. La tocco su questo lato ed è fredda, sul lato soleggiato appena tiepida. Mi siedo al sole e chiudo gli occhi, le rondini sfrecciano dai nidi sotto il tetto sino nel cielo. Mi rassicura il loro volo, mi rallegra il loro canto. Lascio che il tempo passi, non mi oppongo. Respiro e respiro, in silenzio. Tutto il giardino è attraversato dal canto degli uccellini, vorrei essere più precisa sul nome di questi piccoli cantori, ma non ho voglia di aprire gli occhi. Così mi accontento di essere un piccolo setaccio per questo giorno che passa, che mi passa attraverso e lascia solo piccoli segni, nessuna cicatrice. Mentre il mondo intorno è remoto quanto un sogno, mi limito a esistere, a percepire le variazioni della luce, del vento e dei suoni.
Ogni vuoto attrarrà il suo pieno
Sono come un vaso aperto
e vuoto. Ho lasciato che
il tempo trascinasse con
sé l’obolo della vita, i sensi
hanno accompagnato questa
perdita. Sono cieca e sorda,
non so più parlare. Non
riconosco gli odori e la mia
pelle è una gelida corazza.
Aspetto, aspetto perché so
che ogni vuoto attrarrà
il suo pieno. E questo vuoto
è scuro, questa terra è
ferita, questo silenzio è
in attesa delle nuove parole.
Bisogna avere la pazienza del
serpente, sentire la pelle nuova
che cresce e piano scivolare
fuori da quella vecchia.
La luce mi acceca, i rumori mi
feriscono le orecchie. Sono
rinata e metto in fila i perché
che mi accompagnano.
Oggi è lunedì 11 aprile del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra e questa Cronaca 764 risplende nella sua pelle nuova.
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