Sono uscita molto presto questa mattina, il cielo era
ancora scuro e sono riuscita a vedere l’ultima stella della notte, poco prima
che sorgesse la stella del mattino. Era da parecchio tempo che non mi capitava
di strappare al cielo ben due stelle in così poco tempo. Durante la passeggiata
sono passata accanto alla biblioteca. Qualcuno aveva lasciato un sacchetto di
libri, ma non davanti al cancello, accanto a un bidone della spazzatura. Forse in
biblioteca gli hanno detto che ancora non accettano donazioni e lo sconosciuto,
chissà perché penso sia stato un uomo, ha preferito abbandonare quel sacchetto
di libri per strada anziché riportarli a casa. Mi incuriosisco sempre quando
trovo libri abbandonati per strada, così mi fermo a curiosare. E mi si ferma il
cuore per almeno un paio di battiti, perché sono tutti libri di poesia. Nella
raccolta Parole di Antonia Pozzi,
trovo una bella stella alpina perfettamente essiccata. Forse la proprietaria,
sono certa che si tratti di una proprietaria perché nella prima pagina del
libro c’è un elegante ex-libris con un cielo stellato e un nome – Alma - e l’iniziale del cognome - M. -, dopo avere
letto le poesie della Pozzi era andata a fare una passeggiata sopra Pasturo,
nei luoghi pozziani e aveva raccolto il fiore? Il secondo volume che trovo è un
Meridiano Mondadori con tutte le
poesie di Attilio Bertolucci. Anche qui ci sono fiori racchiusi tra le pagine,
papaveri che il tempo ha scurito, tre fiordalisi ancora azzurri, alcune foglie
di quercia. Anche questi fiori sono il ricordo di una passeggiata? Il terzo
libro che estraggo dal sacchetto è Notti
di pace occidentale di Antonella Anedda, qui ci sono tre mazzetti di
gelsomini che non hanno più né colore né profumo. Il quarto libro è il Livro de poemas di Garcia Lorca e nell’ultima
pagina c’è un cuore di petali di rosa. Poi trovo il volume Sansoni con le
poesie e le lettere di Emily Dickinson e tra le pagine ci sono, ben
schiacciate, due spighe di grano maturo legate insieme con un nastro rosso.
Il libri ci
assomigliano
Dopo che un libro è stato
letto non appartiene solo
a chi lo ha scritto, perché
lo sguardo del lettore ha
lasciato segni su ogni pagina
e costruito mondi e ascoltato
voci lì dove ci sono solo
parole. Per questo amo
i libri che sono stati di
qualcun altro. Perché cerco
anche quella voce ignota,
la sua gioia nel leggere,
il cerchio delle lacrime sulla
pagina, il segno della matita
che sfiora un verso prezioso,
un pensiero importante.
I libri ci assomigliano, sono
gli oggetti più umani tra
tutti gli oggetti che creiamo.
Dobbiamo averne cura, come
fossero creature vive.
È inutile che continui la passeggiata, il sacchetto pesa,
così torno a casa per continuare la pesca miracolosa nel sacchetto dei libri
abbandonati. Quelli che ho già scoperto li ho tutti, così potrò regalare questi
orfani a qualcuno che non li ha.
Oggi è mercoledì 20 aprile del terzo anno senza Carnevale
e del primo anno di guerra e questa Cronaca 773 è un po’ scocciata perché siamo
rimaste in giro troppo poco.
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