Meglio del venerdì c’è
soltanto il sabato, soprattutto quando so che vedrò a pranzo la mia amica
Paola, una delle mie persone preferite al mondo. Così anche con lei vado nella
solita, piccola, casalinga trattoria a Baggio e il tempo vola tra chiacchiere
amene, riflessioni profonde, confidenze, timori e speranze. Stiamo insieme
anche parte del pomeriggio a scegliere oggetti domestici e intanto non
smettiamo mai di parlare. L’amicizia ha proprio questa caratteristica, che
anche quando si sta lontani per un po’, quando ci si rivede si riprende il filo
del discorso proprio dove lo avevamo lasciato, come se non avessimo mai smesso.
Le racconto anche della piccola conferenza che ho fatto giovedì, cioè l’altro
ieri, su Sylvia Plath alla biblioteca di Sesto San Giovanni anche se poi non ne
ho scritto nella Cronaca, così come non ho scritto della cena condivisa con
Mirella, Rossana e Clorinda, le mie amiche con nomi da guerriera. Il sabato è
il mio giorno preferito, il giorno delle cose belle, della spesa grande, della
cucina, delle uscite serali, delle letture spaparanzata sul divano senza dover
mai guardare l’orologio.
Il tempo lieto del sabato
È un tempo sottile che
si apre e chiude come
una fisarmonica, dove
il poco diventa molto.
È sabato mattina, è
festa grande già da
ora, non appena ci
svegliamo e il profumo
del caffè si diffonde
in tutta la casa.
È sabato tutto questo
tempo lieto, solo
per noi.
Le piccole felicità
domestiche cui aggrapparsi in tempo di guerra, ecco anche questo sabato 16
aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra ha portato
cose buone e incontri lieti, anche questa Cronaca 769 ringrazia la vita per i
doni ricevuti.
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