Oggi un sacco di cose da fare e poi nel tardo pomeriggio
studio matto per l’incontro di stasera con il mio gruppo di studio dedicato al
libro Il vivente e il sacro di
Domenico Chianese. È un libro di una tale densità e ricchezza che ancora non mi
sento di scriverne, ma penso che più avanti lo farò. Qui nella città non
silenziosa c’è il solito clima bislacco di luce e vento freddo, una strana
primavera questa, una primavera che forse ha deciso di non arrivare visti i mala
tempora in cui viviamo. Anche sulla ritrosia della primavera ho cose da dire,
ma preferisco esprimerle con una poesia.
Quel luccicore sulle
foglie nuove
Non è per timidezza che
non si mostra. Ha già
lasciato che le avanguardie
di fiori e germogli andassero
a tinteggiare la città. Poi
sono arrivate le rondini,
un po’ ritardo ma le sentiamo
sfrecciare al mattino presto
e poco prima del tramonto.
Quel che mancano sono
l’aria tiepida e la pioggia
primaverile, quel luccicore
sulle foglie nuove, quel
profumo misterioso che
che ci fa girare la testa
e cercare dove siano
sbocciati i fiori. Ma
non ci sono profumi, né
pioggia, né tepore.
Li tiene la pace con sé,
la pace che aneliamo
più della primavera.
Immersa in questo desiderio divorante di pace, di bellezza, di tranquillità, cerco di vivere con gioia ogni giorno, di affrontare le difficoltà, di pregare ogni Dio di cui ho sentito parlare perché la guerra finisca, finisca presto e il male vanga sconfitto e che i malvagi siano costretti a guardare negli occhi le loro vittime per l’eternità.
Oggi è venerdì 22 aprile del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra e questa Cronaca 775 mi consola e si fa consolare.
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