Quando chiudono negozi vari, bar e ristoranti, nel giro
di poco tempo non riesco a ricordare cosa ci fosse prima, a meno che non si
trattasse di un posto che frequentavo con continuità. Qui nel mio vecchio
borgo, sì mi piace pensare a questo quartiere come al vecchio borgo della
Maddalena come si chiamava sino a pochi decenni fa, i cambiamenti sono stati
tanti e anche veloci. Un tempo c’erano solo negozietti di quartiere, almeno
quattro panettieri, due fruttivendoli, un ciabattino, un negozio di mobili
rustici, un paio di bar, un paio di pizzerie e una gelateria soltanto, un
negozio di intimo femminile, un negozio di giochi e uno di mobili e arredi
etnici. Nella stazione del metro c’erano un acquario, un noleggio di VHS e un
negozio di giocattoli, l’edicola era ancora aperta e gestita da una famiglia
con tre figli. Poi il quartiere è diventato un posto alla moda, e lo è ancor di
più dopo i vari lockdown degli ultimi tre anni, tutti i bar e ristoranti hanno
piazzato dehors più o meno belli, c’è sempre gente ai tavoli, ma non dopo il
venti del mese, lo noto da sempre che il traffico si dirada e c’è meno gente in
giro, lo stipendio è finito, bisogna aspettare la fine del mese. Poi hanno
chiuso anche la Mondadori e Photo discount, due pietre miliari, e il cinema
Zenit, ma questo da più tempo ancora, dove avevo visto tutta la serie degli 007
con Sean Connery da ragazzina. La cosa che più mi è mancato negli anni è il
bosco spontaneo che sorgeva sulle rovine della fabbrica De Angeli Frua, certo,
ora c’è una bella biblioteca di quartiere, ma il bosco aveva un fascino tutto
suo. Ma basta alle inutili comparazioni tra il paesaggio passato e quello
contemporaneo, tutto passa, tutto muta, tutto cambia. Mi chiedo se la
sensazione che il mondo fosse un posto più interessante e misterioso prima dell’avvento
di Internet sia legato alla mia età che avanza e a quella deformazione dello
sguardo che ci fa pensare al passato, spesso anche se non sempre, come a un
luogo migliore, o se davvero un tempo fosse meglio. Intanto è di questi giorni
che il geniale Elon Musk abbia fatto un’offerta non rifiutabile a Twitter che a
breve sarà tutta sua. L’intero mondo si chiede come la gestirà, si interroga
sui rischi di un unico proprietario per il social più importante per il mondo
delle notizie e dei commenti. Confesso che ho sognato che quest’uomo avesse
deciso di comprarsi questo costoso giocattolino per chiuderlo definitivamente. Così
come ogni tanto sogno che quell’altro sogni di portare la gente a vivere in un
mondo virtuale finisca in un flop colossale. Dopo due anni di pandemia, con la
guerra in corso che non sappiamo se, come e quando finirà, chi ha voglia di
stare ancora appiccicato a uno schermo? Io proprio no, per questo le lunghe
passeggiate mattutine prima del lavoro sono un dono di cui apprezzo ogni
istante. A dire il vero le passeggiate sono belle anche al tramonto, ma questa
Cronaca 779 di martedì 26 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo
anno di guerra mi ha confidato che le piace di più uscire il mattino presto.
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