mercoledì 13 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/766. Una lettera scritta nell’aria silenziosa

 


 

Arrivo dieci minuti prima dell’ora precisa, le quattordici e cinque minuti. Butto i fiori vecchi, verso diversi innaffiatoi d’acqua e poi pulisco il marmo. Il cipresseto che avevamo scelto per farti compagnia è seccato da tempo, ma la rosa continua a crescere stagione dopo stagione. Mentre sono intenta con queste faccende ecco che l’ora esatta arriva e così sono quindici anni da quando sei morto papà. Ho pregato, ho parlato con te, anche oggi c’è il sole, proprio come quel giorno anche se allora l’aria era più luminosa e anche più calda. Mi sei mancato in tutti questi anni, mi sei mancato in tutti i modi in cui un padre può mancare a una figlia. Ancora mi capita di ascoltare o leggere una notizia e avere l’impulso di telefonarti per commentarla con te. Ogni tanto ti sogno, in certi periodi di frequente. Quasi sempre sei insieme alla mamma, siete giovani e belli come quando ero bambina, parliamo molto nei sogni anche se la luce del giorno cela le parole e quasi mai so cosa ci siamo detti. Sfoglio i tuoi codici tutti annotati, i libri pieni di foglietti, ricordo la tua ansia di sapere. Continuo a lucidare il marmo rosso della tua lapide, sorrido alla tua fotografia, mi sorrido. Perché abbiamo la stessa bocca, le stesse orecchie e la stessa attaccatura del naso. Ti sorrido perché mi ricordo tante cose di te, della nostra vita insieme. Fino a che ci saranno i ricordi saremo insieme qui, poi saremo insieme per sempre. Il giorno del tuo funerale ho sentito forte che mentre la tua vita terrena era conclusa, una vita nuova e diversa iniziava per te. È stata un’esperienza di trascendenza fortissima, perché mentre tu scomparivi sotto la terra scura, io venivo trascinata dall’azzurro luminoso nel luogo dove ci ritroveremo.

 

Il colore dell’alfabeto necessario

 

È azzurro l’altrove che ci

aspetta, un salto lo precede

sempre. Un salto lo seguirà

per il ritorno e allora, solo

allora, capiremo di avere

appreso l’alfabeto necessario

per scrivere una lettera nell’aria

silenziosa. È azzurro l’altrove,

è azzurro tutto questo silenzio.

 

Mentre al mattino mi sono preparata al momento preciso del tuo trapasso, dopo essere stata diverse ore nel tuo piccolo cimitero, il resto del giorno se n’è andato e non so come è arrivata sera, è arrivata l’ora di scrivere queste mie poche parole quotidiane. Oggi è mercoledì 13 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno guerra. E questa Cronaca 766 gioisce con me che tu e la mamma non abbiate dovute vivere prima la pandemia e ora la guerra.

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