Sono
tornata alla Casa delle Sorelle sulla spiaggia, in veranda c’è solo il ragazzo
che sta leggendo un libro che conosco.
"Pensiero
meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare,
quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello
dell'economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo
dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del
rapporto con l'altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è
nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l'apertura della
cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoi
logoi".
(…)
Bisogna
essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero,
come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi
è sfogliare il libro e invece correre è guardarne solo la copertina. Bisogna
essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la
stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia
dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna
imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di
avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza
travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è
trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare
a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti
scoppiano e vanno a confondersi al cielo. È suscitare un pensiero involontario
e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero
necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo."
Questo
libro è sempre stato una grande fonte di ispirazione per me, il ragazzo mi
mostra, senza parlare, i brani che ha sottolineato e che, a mia volta, copio
per portarli in questa Cronaca.
Quando
ho finito, mi fa cenno di entrare in casa e io lo seguo senza chiedere nulla.
Le tre
sorelle sono intente a scrivere ognuna sotto una diversa finestra e non fanno
cenno di voltarsi e salutare. Forse, anche per questo motivo, non mi accorgo
che nell’ampio sofà davanti al camino spento, c’è un uomo dagli abiti di foggia
orientale che ha in mano quel taccuino rosso.
- Buongiorno
cara narratrice, bene arrivata! È lui a salutarmi per primo e io non posso fare
altro che rispondere.
- Buongiorno
architetto o come devo chiamarla?
- Architetto
va bene, qui nessuno usa i nomi della terra di là. Vedo che ti piace proprio
intrufolarti nelle case altrui. Ho giusto finito di copiare una poesia per te e
stavo per tornare nella mia nuova casa, nella “tua” Casa delle Stelle, ma visto
che sei qui puoi leggere davanti a me…
- Se è
proprio necessario…
Mi
porge il taccuino già aperto e io leggo la poesia che ha scelto per me.
Mattutino
Non
solamente il sole ma la terra
stessa
splende, fuoco bianco
che
balza dalle montagne vistose
e la
strada piatta
tremolante
di primo mattino: è questo
solo
per noi, per provocare
una
risposta, o sei anche tu commosso, incapace
di
controllarti
in
presenza della terra? … Mi vergogno
di
quello che pensavo tu fossi,
distante
da noi, considerandoci
un
esperimento: è
cosa
amara essere
l’animale
sostituibile,
cosa
amara. Caro amico,
caro
compagno tremante, cosa
ti
sorprende di più in quel che provi,
il
bagliore della terra o il tuo stesso piacere?
Per me,
sempre
il
piacere è la sorpresa.
- Non
so perché tu abbia deciso di comunicare con me attraverso la poesia, ma sono
molto curioso e vorrei scoprirlo. Accompagnami a casa, così ci diciamo.
Usciamo
insieme, la giornata è ancora splendida.
Camminiamo
allo stesso passo, vedo in lontananza i lupi che corrono e giocano, le aquile
che custodiscono il cielo e le tigri alla foce del fiume.
Il re con
la regina sta passeggiando nel Giardino delle Rose, il poeta li osserva poco
distante.
La sacerdotessa
e il sapiente guerriero stanno osservando con il solito cannocchiale uno
spicchio di cielo in cui si intravede la luna calante.
Ogni cosa
è al suo posto qui, ai piedi delle Montagne della Nebbia.
Cammino
con l’architetto, con il suo stesso passo, respiro la sua stessa aria, sto
bene.
La gioia
mi sorprende dopo poche decine di passi. C’è qualcosa in questa giornata che fa
presagire una svolta, una nuova forma del pensiero.
Con quale
poesia potrò rispondere alla sua poesia? Perché le sorelle non si sono nemmeno
girate a salutare?
Domani
tornerò nella loro casa, qualcosa, di sicuro accadrà.
Mattutino è una poesia di Louise Glück, tratta
dalla raccolta L’iris selvatico
(Giano 2003)
Matins
Not the sun merely but the earth
itself shines, white fire
leaping from the showy mountains
and the flat road
shimmering in early morning: is this
for us only, to induce
response, or are you
stirred also, helpless
to control yourself
in earth’s presence – I am ashamed
at what I thought you were,
distant from us, regarding us
as an experiment: it is
a bitter thing to be
the disposable animal,
a bitter thing. Dear friend,
dear trembling partner, what
surprises you most in what you feel,
earth’s radiance or your own delight?
For me, always
the delight is the surprise.
La prima
citazione è un frammento da un libro imperdibile: Il pensiero meridiano di Franco Cassano. Laterza editore 1996
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