Io
per venire a Manarola avevo preso la via dell’Amore. Unica via di terra che
collega il paese a Riomaggiore. Un sentiero scavato nella roccia a picco sul
mare, che attraversa le colline coltivate a vite. Ti viene voglia di
accarezzarla questa natura, fino alle pendici che si adagiano nell'acqua.
Eravamo alla fine della primavera. Nell'ora in cui la luce non è ancora
diventata densa. Fui assalito da altre immagini. Il guscio d’oro di Palermo,
dove il sole sa riposare tutto il giorno come un fiore in un vaso. Djemila,
dove regna un silenzio pesante e senza incrinature, con quella donna che corre,
come in una novella di Camus, verso la notte stellata che le restituirà
finalmente la pace. Ronda, la montanara andalusa aggrappata al cielo, che seppe
guarire la nevrastenia di Rainer Maria Rilke. Il golfo azzurro di Salamina,
quando lo scopriamo dal monumento di Filopapos, tra colline pelate e una piana
ciottolosa. Cercavo con lo sguardo l’isola d’Elba, e apparvero altre isole. Il
vulcano di Santorini, che sorge da un mare di trasparenza cristallina. Il capo
Sounion e la minuscola Psara, spazzata dalla polvere e dai venti, Simi, l’isola
delle spugne, abbarbicata al monte Siglos. Quella terra italiana di colpo mi
parlava greco. Forse perché in Grecia, come ha scritto Jean Grenier, c’è
“un’amicizia tra il minerale e l’uomo”, e il Mediterraneo non è altro che un
appello alla riconciliazione."
Jean-Claude Izzo
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012
2 settimane fa
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