martedì 2 giugno 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/86: facciamo che io ero il vento e tu la nuvola e tu il cielo

Non c’è niente di più bello che passeggiare nella brughiera quando all’orizzonte si manifestano le nuvole del temporale e poi esplodono i primi tuoni.
Mentre l’aria diventa elettrica e il profumo dell’ozono copre ogni altro profumo, i lupi corrono a rifugiarsi nella loro tana segreta. Aquile e tigri oggi non si sono fatte vedere. A dire il vero nessuno si è fatto vedere, tutti sono chiusi nelle loro stanze e il re e la regina stanno nel castello nevoso a divertirsi, lo so perché me lo ha detto la sacerdotessa ieri sera prima di rinchiudersi nella sua stanza con il magnifico sapiente guerriero che la ama come lei ama lui. Si parlano con gli sguardi, lui cerca la sua mano, la stringe, poi le sfiora la schiena, lei rabbrividisce e torna a chinarsi sui libri. Non sono poi molto diversi dalla coppia regale e dai lupi, mi dico.
Tutto questo amore intorno a noi fa bene persino alla brughiera e alle Montagne della Nebbia. Siamo in un mondo diverso qui, dove le coppie scrivono e studiano, si amano, vanno e vengono da questo mondo agli altri portando lacerti di ciascun mondo negli altri. Mi piace stare qui con i miei imprevedibili compagni di viaggio. A volte penso che assomigliamo un po’ a una comune hippy degli anni Sessanta, forse lo spirito profondo è proprio quello originario del peace and love, ma penso che davvero questa lentezza, lo spirito riflessivo, l’impegno nello studio, la cura delle parole possano avere un effetto benefico sia su di noi che scriviamo che sui nostri lettori, amici o sconosciuti che siano.
Mentre il temporale si avvicina mi guardo intorno per cercare un rifugio e proprio ai margini del bosco intravedo una casa di pietra che sono certa non ci fosse l’ultima volta che sono passata di qua, così vado a vedere.
È una casa in costruzione, sono stati eretti i muri perimetrali, le stanze che corrono sui quattro lati e il tetto che le protegge. Non ci sono molte finestre, sul lato settentrionale neanche una, e il grande cortile centrale ha già tracciati sentieri, aiuole e lo spazio per una grande vasca. Sono sempre più curiosa ma non c’è molto altro da vedere. In una delle stanze, cui si accede dal cortile, l’unica finestra guarda verso l’Altipiano. In un angolo qualcuno ha lasciato una sedia molto simile a una vecchia tripolina in cuoio. Accanto ci sono un leggio di legno con un porta-candele e uno scrittoio allungabile. Quando mi avvicino vedo che sullo scrittoio c’è un taccuino dalla copertina rilegata in marocchino rosso. La curiosità prevale sul senso di colpa per la mia invadenza in trenta secondi.

Così leggo una serie di brevi citazioni senza autore.

Chi parla agli istanti parla alla parte più profonda del tempo, a quella immediata.

A cosa serve la letteratura? A parlare, a continuare a capire, a innamorarsi del mondo.

Lo spirito è un’altra strategia della materia.

Poche sillabe soltanto mi separano dal silenzio.

Sospensione dell’attitudine. Va sospeso qualunque giudizio esistenziale, positivo o negativo. Non si valuta la vita di un’artista, ma solo la sua forza, l’originalità dell’opera. I giudizi non si possono fare dentro l’arte, ma solo intorno a come la si vive.

Una deformazione concettuale porta sempre a una deformazione emozionale. Difficile tornare indietro poi.

La scrittura vive di folgorazioni e ostacoli e l'ostacolo vale quanto la folgorazione, è una folgorazione rimossa.
Non si frammenta il tempo in quantità lineari per scrivere, la scrittura non è questo.
Le folgorazioni sono rapide, gli ostacoli sono lenti e sono folgorazioni rallentate che faticano a uscire, che devi scavare, inseguire, limare.

La creatività è uno dei temi che più mi intriga e affascina. Ne hanno scritto neuroscienziati, pittori, fotografi, scultori, critici e scrittori. Tutti siamo creativi, è una delle caratteristiche evidenti della nostra specie, ma la spinta creativa non produce necessariamente arte. Non basta essere creativi per essere artisti. Ma allora da cosa nasce l'arte? Parlandone con il mio amico poeta ne è venuta una piccola definizione che mi piace molto: “l'arte è un deragliamento della creatività”.

Di bacino in bacino, l’acqua trasforma una cascatella scintillante in un paese incantato, dove regnano antiche leggi del deserto e del silenzio.

Poi mi fermo, ancor più stupita, conosco molte di quelle citazioni e nelle pagine si è intrufolata pure una mia vecchia poesia.

E tu la nuvola e tu il cielo

Facciamo che io ero la nuvola
e tu il vento, giochiamo
insieme spostando le strade
dell’immaginazione là dove
serve che accolgano i nostri
passi silenziosi. Una primavera
instabile ha ammantato di fiori
la città prima che l’inverno si
ritirasse nella sua sconfitta. Così
conto la pioggia mischiata ai petali
che illumina il marciapiede del
ritorno a casa. Sono più aspra
di questa stagione smemorata, presa
alla gola dal lupo della solitudine e
già colma del desiderio di contare
la tua ombra che si nasconde a ogni
passaggio delle nuvole nel cielo.
e tu la nuvola e tu il cielo

e insieme ancora lo stesso mistero.

Un mistero che vive in questa casa incompiuta e nel temporale. Di chi sarà questo taccuino?
Accendo la candela e continuo a leggere, piove.

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