Il tempo non ci lascia in
pace, un cielo basso, incombente e bianco, fuori posto in questo mese di giugno
che ieri era glorioso e oggi è un mese di autunno e attesa infinita.
Piove, ma non la pioggia
mediterranea piacevole delle stagioni di mezzo, né la pioggia a scrosci che un
tempo, dopo Ferragosto, segnava la fine dell’estate. È una pioggia monsonica
che affoga la città silenziosa, molto silenziosa e vuota. Così, con la solita
borsa a tracolla e lo zaino pieno di libri, torno alla Casa delle Parole.
Ho passato la notte a
immaginare il mare che volevo ci fosse qui nella mia terra dell’immaginazione.
È un mare greco, un mare insulare, quieto, limpido. Non che io non ami
l’oceano, amo le coste dell’Atlantico, su entrambi i lati europeo e americano,
il Mar Baltico, l’Atlantico delle isole britanniche. Ma il mar Mediterraneo è
il mare che amo, l’origine di una grande avventura e successione di civiltà.
Avevo deciso, tanto tempo fa insieme alla mia amica Lucia, che avrei visitato tutte le sue isole almeno una
volta. La meta è ancora molto lontana, così, visto che ancora non si sa quando
potremo ricominciare a viaggiare, porto qui il mare che ho visto e quello che
ho immaginato. La sacerdotessa mi aiuta sempre con gioia quando le chiedo di creare qui con me i paesaggi che amiamo. Oggi si è unito a noi anche il
sapiente guerriero che conosce molto bene il bacino meridionale del mare che vogliamo e le isole
greche. Al largo della nostra spiaggia è apparsa anche un’isola ancora senza
nome, ma il cui profilo ricorda Itaca. Lo sforzo immaginativo per evocare prima
e rendere reale poi il nostro mare, ci ha sfibrati. Ci incamminiamo lungo la
spiaggia e lì troviamo un’altra sorpresa. C’è una grande casa di legno e
mattoni, di fattura vittoriana, quindi disarmonica rispetto al nostro mare
caldo, e sul patio ci sono sedute tre donne che si assomigliano moltissimo. Sono
di certo sorelle perché lo scarto di età è minimo e un ragazzo, più
giovane di loro, è sdraiato su un’amaca poco distante. Alzo un braccio per fare
un cenno di saluto e loro rispondono, salvo poi alzarsi tutti insieme e
sciamare via come quattro cigni eleganti e frettolosi. Non so chi siano, ma voglio
saperlo e lo scoprirò.
Dalla veranda della nuova
casa, che è come ovvio la Casa delle Sorelle, svolazza verso di noi un foglio
manoscritto con una poesia:
Estasi
Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell'aria che pensa.
Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell'aria che pensa.
Lo schema dei giorni, le rime, le catene
di parole, tutto questo mi evoca la necessità di mettere in ordine tutte le
parole che abitano con noi.
Sai cosa dobbiamo fare? – dico alla
sacerdotessa
Lo so bene, - mi risponde lei – dobbiamo
destinare uno spazio della Casa delle Parole a una biblioteca. Certo non sarà
l’infinita biblioteca di Borges, ma dobbiamo fare ordine e catalogare i libri
che abbiamo portato con noi e i manoscritti.
Anche io devo fare ordine- dice il
sapiente guerriero – ho centinaia di pagine manoscritte del mio grande libro
che devo riordinare e finire le correzioni. Non ho fretta nel finire ma devo
iniziare a muovermi. Come intendete organizzarvi?
Questa è una bella domanda, non ci
abbiamo pensato, ma ne parleremo con tutti gli altri abitanti della Casa delle
Parole.
Il rumore del mare sfuma dietro di noi,
mentre le Montagne della Nebbia svettano tra le nuvole. I lupi tornano dalla
brughiera ricoperti di fiori e goccioline di pioggia.
Com’è dolce l’aria adesso che non piove,
com’è vero questo nostro tempo di molti pensieri e di poche azioni.
Più è incandescente la lava della
creatività, più è forte il bisogno di ordine in questa forma di realtà – dice il
poeta.
La lupa gli si avvicina e gli consegna
un libro rilegato in blu e oro che tiene tra le zanne.
Un’altra rosa recisa fa da segnalibro,
il misterioso architetto ci manda i suoi saluti dalla Casa delle Stelle:
Talismani
Un esemplare della
prima edizione dell’Edda Islandorum
di Snorri, stampata in Danimarca.
I cinque tomi dell’opera
di Schopenauer.
I due tomi dell’Odissea di Chapman,
Una spada che
guerreggiò nel deserto.
Un mate con una base di serpenti che il mio
bisavolo
portò da Lima.
Un prisma di
cristallo.
Una pietra e un
ventaglio.
Alcuni dagherrotipi
sbiaditi.
Un mappamondo di legno
che mi diede Cecilia Ingenieros
e che apparteneva al padre.
Un bastone con il
manico ricurvo che camminò le pianure
di America, la Colombia e il Texas.
Vari cilindri di
metallo con diplomi.
La toga e il berretto
di un dottorato.
Le Imprese
di Saavedra Fajardo, in profumata carta
spagnola.
La memoria di una
mattina.
Versi di Virgilio e di
Frost.
La voce di Macedonio Fernández.
L’amore o il dialogo
di pochi.
Certamente sono
talismani, ma non servono a nulla
contro l’ombra che non posso nominare,
contro
l’ombra che non devo nominare.
La poesia è
meravigliosa – dicono all'unisono il poeta e il guerriero.
Dobbiamo cercare
questi talismani per il nostro amico sconosciuto – aggiunge il re.
Io ho una pietra d’ametista
e un ventaglio di piume – dice la regina.
Dobbiamo chiedere
aiuto ai lupi, alle tigri e alle aquile per cercare queste nostalgie nella
nostra terra ai piedi delle Montagne della Bruma, dove tutto è possibile.
Io ho la memoria di
una mattina – aggiungo – so esattamente di cosa stanno parlando l’architetto
e il poeta cieco.
Entro in casa e cerco
tra i miei ripiani, le memorie di una mattina sono centinaia, la memoria che
cerco è quella dove risuona il ricordo di una voce, della tua voce.
La poesia Talismani di Borges tratta da La rosa profonda è tradotta da Domenico Porzio. Tutte
le opere. Volume I. Meridiani Mondadori, 1984
Talismanes
Un ejemplar de la
primera edición de la Edda Islandorum
de
Snorri, impresa en Dinamarca.
Los cinco tomos de la
obra de Schopenhauer.
Los dos tomos de las Odiseas de Chapman.
Una espada que guerreó
en el desierto.
Un mate con un pie de
serpientes que mi bisabuelo
trajo
de Lima.
Un prisma de cristal.
Una piedra y un
abanico.
Unos daguerrotipos
borrosos.
Un globo terráqueo de
madera que me dio Cecilia Ingenieros
y
que fue de su padre.
Un bastón de puño
encorvado que anduvo por las
llanuras
de América, por Colombia y por Texas.
Varios cilindros de
metal con diplomas.
La toga y el birrete
de un doctorado.
Las Empresas
de Saavedra Fajardo, en olorosa pasta española.
La memoria de una
mañana.
Líneas de Virgilio y de Frost.
La voz de Macedonio
Fernández.
El amor o el diálogo
de unos pocos.
Ciertamente son
talismanes, pero de nada sirven contra
la
sombra que no puedo nombrar, contra la sombra
que
no debo nombrar.
La poesia Estasi è di Carol Ann Duffy, tratta da Lo splendore del tempio. Poesia d’amore. A cura di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera. Crocetti
Editore, 2012
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