domenica 7 giugno 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/91: desiderio e passione nell'aria che pensa


Il tempo non ci lascia in pace, un cielo basso, incombente e bianco, fuori posto in questo mese di giugno che ieri era glorioso e oggi è un mese di autunno e attesa infinita.

Piove, ma non la pioggia mediterranea piacevole delle stagioni di mezzo, né la pioggia a scrosci che un tempo, dopo Ferragosto, segnava la fine dell’estate. È una pioggia monsonica che affoga la città silenziosa, molto silenziosa e vuota. Così, con la solita borsa a tracolla e lo zaino pieno di libri, torno alla Casa delle Parole.

Ho passato la notte a immaginare il mare che volevo ci fosse qui nella mia terra dell’immaginazione. È un mare greco, un mare insulare, quieto, limpido. Non che io non ami l’oceano, amo le coste dell’Atlantico, su entrambi i lati europeo e americano, il Mar Baltico, l’Atlantico delle isole britanniche. Ma il mar Mediterraneo è il mare che amo, l’origine di una grande avventura e successione di civiltà. Avevo deciso, tanto tempo fa insieme alla mia amica Lucia, che avrei visitato tutte le sue isole almeno una volta. La meta è ancora molto lontana, così, visto che ancora non si sa quando potremo ricominciare a viaggiare, porto qui il mare che ho visto e quello che ho immaginato. La sacerdotessa mi aiuta sempre con gioia quando le chiedo di creare qui con me i paesaggi che amiamo. Oggi si è unito a noi anche il sapiente guerriero che conosce molto bene il bacino meridionale del mare che vogliamo e le isole greche. Al largo della nostra spiaggia è apparsa anche un’isola ancora senza nome, ma il cui profilo ricorda Itaca. Lo sforzo immaginativo per evocare prima e rendere reale poi il nostro mare, ci ha sfibrati. Ci incamminiamo lungo la spiaggia e lì troviamo un’altra sorpresa. C’è una grande casa di legno e mattoni, di fattura vittoriana, quindi disarmonica rispetto al nostro mare caldo, e sul patio ci sono sedute tre donne che si assomigliano moltissimo. Sono di certo sorelle perché lo scarto di età è minimo e un ragazzo, più giovane di loro, è sdraiato su un’amaca poco distante. Alzo un braccio per fare un cenno di saluto e loro rispondono, salvo poi alzarsi tutti insieme e sciamare via come quattro cigni eleganti e frettolosi. Non so chi siano, ma voglio saperlo e lo scoprirò.

Dalla veranda della nuova casa, che è come ovvio la Casa delle Sorelle, svolazza verso di noi un foglio manoscritto con una poesia:

Estasi

Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell'aria che pensa.

Lo schema dei giorni, le rime, le catene di parole, tutto questo mi evoca la necessità di mettere in ordine tutte le parole che abitano con noi.
Sai cosa dobbiamo fare? – dico alla sacerdotessa
Lo so bene, - mi risponde lei – dobbiamo destinare uno spazio della Casa delle Parole a una biblioteca. Certo non sarà l’infinita biblioteca di Borges, ma dobbiamo fare ordine e catalogare i libri che abbiamo portato con noi e i manoscritti.
Anche io devo fare ordine- dice il sapiente guerriero – ho centinaia di pagine manoscritte del mio grande libro che devo riordinare e finire le correzioni. Non ho fretta nel finire ma devo iniziare a muovermi. Come intendete organizzarvi?
Questa è una bella domanda, non ci abbiamo pensato, ma ne parleremo con tutti gli altri abitanti della Casa delle Parole.
Il rumore del mare sfuma dietro di noi, mentre le Montagne della Nebbia svettano tra le nuvole. I lupi tornano dalla brughiera ricoperti di fiori e goccioline di pioggia.
Com’è dolce l’aria adesso che non piove, com’è vero questo nostro tempo di molti pensieri e di poche azioni.
Più è incandescente la lava della creatività, più è forte il bisogno di ordine in questa forma di realtà – dice il poeta.
La lupa gli si avvicina e gli consegna un libro rilegato in blu e oro che tiene tra le zanne.
Un’altra rosa recisa fa da segnalibro, il misterioso architetto ci manda i suoi saluti dalla Casa delle Stelle:

Talismani

Un esemplare della prima edizione dell’Edda Islandorum
         di Snorri, stampata in Danimarca.
I cinque tomi dell’opera di Schopenauer.
I due tomi dell’Odissea di Chapman,
Una spada che guerreggiò nel deserto.
Un mate con una base di serpenti che il mio bisavolo
        portò da Lima.
Un prisma di cristallo.
Una pietra e un ventaglio.
Alcuni dagherrotipi sbiaditi.
Un mappamondo di legno che mi diede Cecilia Ingenieros
         e che apparteneva al padre.
Un bastone con il manico ricurvo che camminò le pianure
         di America, la Colombia e il Texas.
Vari cilindri di metallo con diplomi.
La toga e il berretto di un dottorato.
Le Imprese di Saavedra Fajardo, in profumata carta
         spagnola.
La memoria di una mattina.
Versi di Virgilio e di Frost.
La voce di Macedonio Fernández.
L’amore o il dialogo di pochi.
Certamente sono talismani, ma non servono a nulla
         contro l’ombra che non posso nominare, contro
         l’ombra che non devo nominare.



La poesia è meravigliosa – dicono all'unisono il poeta e il guerriero.
Dobbiamo cercare questi talismani per il nostro amico sconosciuto – aggiunge il re.
Io ho una pietra d’ametista e un ventaglio di piume – dice la regina.

Dobbiamo chiedere aiuto ai lupi, alle tigri e alle aquile per cercare queste nostalgie nella nostra terra ai piedi delle Montagne della Bruma, dove tutto è possibile.

Io ho la memoria di una mattina – aggiungo – so esattamente di cosa stanno parlando l’architetto e il poeta cieco.

Entro in casa e cerco tra i miei ripiani, le memorie di una mattina sono centinaia, la memoria che cerco è quella dove risuona il ricordo di una voce, della tua voce.




La poesia Talismani di Borges tratta da La rosa profonda è tradotta da Domenico Porzio. Tutte le opere. Volume I. Meridiani Mondadori, 1984

        
Talismanes
Un ejemplar de la primera edición de la Edda Islandorum
de Snorri, impresa en Dinamarca.
Los cinco tomos de la obra de Schopenhauer.
Los dos tomos de las Odiseas de Chapman.
Una espada que guerreó en el desierto.
Un mate con un pie de serpientes que mi bisabuelo
trajo de Lima.
Un prisma de cristal.
Una piedra y un abanico.
Unos daguerrotipos borrosos.
Un globo terráqueo de madera que me dio Cecilia Ingenieros
y que fue de su padre.
Un bastón de puño encorvado que anduvo por las
llanuras de América, por Colombia y por Texas.
Varios cilindros de metal con diplomas.
La toga y el birrete de un doctorado.
Las Empresas de Saavedra Fajardo, en olorosa pasta española.
La memoria de una mañana.
Líneas de Virgilio y de Frost.
La voz de Macedonio Fernández.
El amor o el diálogo de unos pocos.
Ciertamente son talismanes, pero de nada sirven contra
la sombra que no puedo nombrar, contra la sombra
que no debo nombrar.




La poesia Estasi è di Carol Ann Duffy, tratta da Lo splendore del tempio. Poesia d’amore. A cura di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera. Crocetti Editore, 2012

Nessun commento: