Sono appena tornata alla Casa delle Parole, il tempo
è uggioso, piovoso e freddo come nella città dei gelsomini. Sono andata a
cercare un libro che non leggo da decenni ma che questo clima autunnale mi ha
evocato. Il clima e le riflessioni sul passare del tempo e sul senso della
creazione artistica cercano libri da rileggere.
Non importa che arte pratichiamo, non importa quale
sia il lavoro che ci fa mangiare, non importano l’età, il genere, le delusioni,
le speranze, gli esiti, i riconoscimenti, i premi, l’ostinazione. Ecco
dell’ostinazione vorrei dire qualcosa in più perché chi crea lo fa e continua a
farlo a prescindere dal riconoscimento del mondo. Chi scrive, scrive per essere
letto, per essere amato. Sylvia Plath nei suoi diari scriveva “La scrittura è
la mia sostituta: se non ami me, ama quello che scrivo, amami per questo”. Non è
folle pensare di poter essere amati per la propria scrittura? È folle ma
accade, l’ostinazione a volte trova un suo esito positivo, non molto spesso. Perché
conta più la fortuna del talento, Woody Allen lo racconta molto, molto bene nel
suo bellissimo film Match Point.
Così nonostante il mondo e grazie al mondo
continuiamo a scrivere, a progettare libri e viaggi, a sognare l’amore, luoghi
sconosciuti e incontri scritti nel destino.
Ma il tempo passa, passa e il cuore del tempo
presente interroga il cuore del tempo che è stato.
Che cosa
sono gli anni
Che cos’è la nostra innocenza,
che cosa la nostra colpa? Tutti
sono nudi, nessuno è salvo. E donde
viene il coraggio: la domanda senza risposta,
l’intrepido dubbio, –
che chiama senza voce, ascolta senza udire –
che nell'avversità, perfino nella morte,
ad altri dà coraggio
e nella sua sconfitta sprona
l’anima a farsi forte? Vede
profondo ed è contento chi
accede alla mortalità
e nella sua prigionia ti leva
sopra se stesso, come
fa il mare dentro una voragine,
che combatte per essere libero
e benché respinto
trova nella sua resa
la sua sopravvivenza.
Così colui che sente fortemente
si comporta. L’uccello stesso,
che è cresciuto cantando, tempra
la sua forma e la innalza. È prigioniero,
ma il suo cantare vigoroso dice:
misera cosa è la soddisfazione,
e come pura e nobile è la gioia.
Questo è mortalità,
questo è eternità.
Non scriviamo solo per il tempo presente, scriviamo per
ringraziare chi ci ha preceduto, scriviamo per chi sarà dopo di noi. Scriviamo per
chi conosciamo e per chi non conosciamo, scrivere è sempre un atto d’amore. Quanto
solide sono le fondamenta di questa Casa delle Parole?
Solide abbastanza per poter reggere tutto l’amore
che contiene. Vorrei andare a visitare la Casa delle Stelle – sì le ho dato
oggi il nome – per scoprire se il misterioso architetto ha scritto altro nel
suo taccuino. Così decido di portargli una poesia e poi di tornare a casa “a
fare Montaigne”. Anzi gli porto questo brano di Montaigne, forse gli darà
ispirazione per le stanze che saranno, per quella che è solo un’idea al momento
ma sarà molto di più nel tempo che verrà.
“A casa mia, mi ritiro un po’ più spesso nella mia
biblioteca, da dove comodamente governo il mio andamento domestico. Sono
sull’ingresso, e vedo sotto di me il giardino, la corte, il cortile e quasi
tutte le parti della casa. Qui sfoglio ora un libro, ora un altro, senz’ordine
e senza proposito, come capita: ora medito, ora annoto e detto, passeggiando,
queste mie
fantasticherie. Essa è al terzo piano d’una torre.
Il primo è la mia cappella, il secondo una camera con gli annessi, dove mi
corico spesso, per essere solo. Sopra c’è un grande guardaroba. Era in passato
il luogo più inutile della casa. Io passo qui e la maggior parte dei giorni
della mia vita e la maggior parte delle ore del giorno. Non ci sto mai la
notte. Lì accanto
c’è un gabinetto assai grazioso, dove si può
accendere il fuoco nell’inverno, molto ben illuminato. E se non temessi più che
la spesa il fastidio, il fastidio che mi distoglie da ogni faccenda, potrei
facilmente aggiungere da ogni lato una galleria di cento passi di lunghezza e
dodici di larghezza, allo stesso livello, dato che ho trovato tutti i muri
tirati su per altro uso
all’altezza che mi occorre. Ogni luogo ritirato
richiede un ambulacro. I miei pensieri dormono se li metto a sedere. Il mio
spirito non cammina se le gambe non lo fanno muovere. Quelli che studiano senza
libro sono tutti in questa condizione. È di forma rotonda con un solo lato
dritto, che mi serve per la mia tavola e la mia sedia: e curvandosi viene ad
offrirmi, in un colpo d’occhio, tutti i miei libri, schierati su cinque file
tutt’intorno. Ha tre finestre di ampia e libera prospettiva, e sedici passi di
diametro. D’inverno ci sto meno di continuo: di fatto la mia casa è appollaiata
su un’altura, come dice il suo nome, e non c’è stanza più esposta al vento di
questa; che mi piace sia un po’ inaccessibile e in disparte, tanto per il frutto
dell’esercizio quanto per allontanare da me la gente. Qui è il mio seggio. Io
cerco di rendermene esclusivo il dominio, e di sottrarre questo solo cantuccio
alla comunità e coniugale e filiale e civile. In ogni altro posto non ho che
un’autorità verbale: in sostanza, confusa”.
A domani, qui vi salutano tutti dai lupi alla coppia
regale.
Il brano di Montaigne è tratto dai Saggi. Libro III.
Capitolo III. Traduzione di Fausta Garavini. Bompiani 2012
La poesia di Marianne Moore è tratta da Le poesie a cura di Lina Angioletti e
Gilberto Forti
con due saggi di T.S. Eliot e W.H. Auden. Adelphi 1991
What Are Years
What is our innocence,
what is our guilt? All are
naked, none is safe. And
whence
is courage: the unanswered
question,
the resolute doubt, —
dumbly calling, deafly
listening—that
in misfortune, even death,
encourage others
and in its defeat, stirs
the soul to be strong? He
sees deep and is glad, who
accedes to mortality
and in his imprisonment
rises
upon himself as
the sea in a chasm,
struggling to be
free and unable to be,
in its surrendering
finds its continuing.
So he who strongly feels,
behaves. The very bird,
grown taller as he sings,
steels
his form straight up. Though
he is captive,
his mighty singing
says, satisfaction is a
lowly
thing, how pure a thing is
joy.
This is mortality,
this is eternity.
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