martedì 9 giugno 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/93: non lasciare l’eclisse di te nella mia stanza


Le cose sono rimaste intatte nella Casa delle Stelle, l’architetto non è tornato, il mosaico non è finito e io pago questa impazienza con la delusione.

Ma quanto è intima questa conversazione con l’incompiuto, con le cose che cambieranno forma e destinazione.

Il taccuino rosso è accucciato nel solito angolo dello scrittoio, cerco poesie nuove ma non ne ho trovate.

Lascio per lui, che non conosco, una citazione che attenderà una sua risposta:


Breve nota autobiografica

“Tutta la vita psichica è investigazione, investigazione che cerco di tradurre in immagini.
E ognuno è solo su questa terra su sfondi di cielo, di mare o di montagne.
Cerco una prosa rapida e meditante.
Per ciò che c'è di infinito nella vita, vivere è un po' come navigare.
Per Baudelaire il mare è una metafora dell'anima.
Nella scrittura si vorrebbe imprigionare il canto delle sirene.
Amo il francese, lo spagnolo, il provenzale. In quest'ultimo, come nel dialetto, cerco un'acre verdezza”.


Ti ho copiato queste frasi perché sento in te lo stesso desiderio di scoperta, questa casa è il primo simbolo e il soffitto di stelle il secondo. Vieni a trovarci, lì alla Casa delle Parole, siamo già in molti e abbiamo spazio, la casa cresce da sola man mano che arrivano nuovi abitanti.
In questa terra, ai piedi delle Montagne della Nebbia l’immaginazione e la memoria rendono possibile quasi ogni cosa. Ti aspettiamo, ti aspetto tu che ancora non hai svelato il tuo volto.


Dopo avere richiuso il taccuino rosso tolgo le scarpe e anziché sul sentiero cammino sul prato che lo costeggia. I lupi mi affiancano dopo pochi passi, le nuvole ingombrano tutto il cielo e non ci sono spazi per le stelle e per il sole.

Mi sono chiesta spesso se le nuvole proteggano noi dalla luce o se invece è la luce che cerca rifugio dai nostri sguardi troppo desiderosi.

Poi un coro di voci si alza nel vento, io mi fermo e ascolto.


Non andartene


Non andartene,
non lasciare
l’eclisse di te
nella mia stanza.
Chi ti cerca è il sole,
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi
casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata
brucia
ed equipara
al nulla tutta quanta
la tua fervida giornata.
Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora
sua è vanificata.


Ho capito, credo di avere capito. La sacerdotessa e il guerriero contemplano le nuvole con un cannocchiale, il re e la regina stanno sdraiati sul prato e aspettano, aspettano cosa?

Scendono in picchiata le aquile, la coltre di nubi si squarcia, e l’ultimo sole di questa giornata dà corpo alle ombre, alle nostre ombre, che corrono nei prati ancora più veloci dei lupi.

Solo il poeta non se ne accorge, intento com’è a scriverle nel suo taccuino.




La poesia è di Mario Luzi, tratta da Onore del vero.
Il frammento di prosa è di Francesco Biamonti. Scritti e parlati
a cura di Gian Luca Picconi e Federica Cappelletti
prefazione di Sergio Givone
Einaudi 2008



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