Il brano
di Montaigne che ho portato ieri alla Casa delle Stelle è stato letto, o almeno
intravisto, perché anziché sopra il taccuino rosso sta sotto. Sono sicura che la
sacerdotessa non sia passata da qui perché l’ho vista andare via questa mattina
presto con il suo sapiente guerriero e non sono ancora ritornati.
Mi piacerebbe
che vicino alla Casa delle Stelle sorgesse anche una Casa delle Nuvole, che
sono un'altra delle mie passioni/ossessioni, forse ancor più forte di quella per le
stelle. Così ho deciso di regalare al misterioso costruttore una poesia di
Borges che si intitola Nubi, ma oggi
gli porto solo la prima parte.
I.
Non vi
sarà mai cosa che non sia
una
nube. Lo sono le cattedrali
di
vasta pietra e bibliche vetrate
che il
tempo spianerà. Lo è l’Odissea,
che
cambia come il mare. Se la riapri
sempre
cambia qualcosa. Anche il riflesso
del tuo
viso è già un altro nello specchio
ed il
giorno è un dubbioso labirinto.
Siamo
chi se ne va. La numerosa
nuvola
che si disfa all'occidente
è
nostra effigie. Incessantemente
la rosa
si tramuta in altra rosa.
Sei
nuvola, sei mare, sei l’oblio.
Sei
anche tutto quello che hai smarrito.
Le nuvole
mutano forma di continuo, le stelle ci guardano da un tempo remoto, la luce è
una vibrazione che fa risplendere il mondo. Una casa nuova è il segno di un
cambiamento, di un nuovo desiderio, mi chiedo quale sia il desiderio del
misterioso costruttore e anche come riesca a venire a lavorare al suo primo
mosaico, visto che neanche oggi l’ho visto passare. Le stelle binarie
risplendono su un lato del soffitto, una brilla, l’altra è opaca. Ma basta
spostarsi anche solo un poco perché la prospettiva cambi e ciò che era opaco
diventi luminoso, mentre la prima luce si è raggomitolata nel tempo come un
gatto nella sua cesta.
Fuori dalla
Casa delle Stelle è una gloriosa giornata d’estate e l’unica nuvola che vedo è
un sottile sbaffo di vapore evanescente. Guardandomi intorno ho finalmente
capito cosa mi manca qui sull’Altipiano della Luna. Devo chiedere alla
sacerdotessa di aiutarmi a tracciare un sentiero per il mare, un sentiero che
ci accompagni verso una delle nostre forme preferite di contemplazione.
Mentre penso
il mare, penso una poesia che ho scritto qualche anno fa. Torno in casa e apro
il taccuino rosso. Spero che lui non si arrabbi se gli lascio questa poesia che
è anche una confessione.
Le domande
Al mare chiedo quel che
non so rispondermi: le onde
sono interi versi, singole
parole o solo sillabe?
Il mare dice mutando
il suo colore di cielo riflesso
nel colore del vino che
ancora dorme negli acini
maturi. Interrogo il colore
dunque: è azzurro il verso,
verde la parola e schiuma
bianca la sillaba infranta?
L’azzurro si ripiega su se
stesso e mostra frammenti
di luce sulle onde ed è
la luce a scolpire il moto
dunque, il verso. Questa
è la poesia domando ancora?
Luce alta sull’acqua, colore
mutevole nell’occhio, una
voce che si tende e cade
ancora nello stesso luogo?
Il mare risponde, io depongo
la
matita e giro il foglio.
Come si
chiamerà il mare che fronteggia le Montagne della Nebbia? Vado a chiederglielo perché
ancora non lo so.
Com'è
bella quest’ora della sera nelle sere d’estate, com'è facile dimenticare le
tribolazioni, i dolori, lo scontento, le ansie per il futuro.
Mi sdraio
sulla spiaggia e guardo un po’ le nuvole che stanno arrivando e un po’ le onde.
Non vi
è più separazione tra il mondo celeste e il mondo marino. Io abito entrambi i
regni, galleggio sull'acqua come nel cielo. La luce mi sostiene, il vento mi
sfiora.
Sono felice.
La poesia
Le domande chiude la mia seconda
raccolta Sillabario della Luce. Moretti&Vitali editore 2007
La poesia di Borges è tradotta da Domenico Porzio, in Tutte le opere. Volume I. Meridiani Mondadori,
1984
***
Nubes
I
No
habrá una sola cosa que no sea
una
nube. Lo son las catedrales
de
vasta piedra y bíblicos cristales
que el
tiempo allanará. Lo es la Odisea,
que
cambia como el mar. Algo hay distinto
cada
vez que la abrimos. El reflejo
de tu
cara ya es otro en el espejo
y el
día es un dudoso laberinto.
Somos
los que se van. La numerosa
nube
que se deshace en el poniente
es
nuestra imagen. Incesantemente
la rosa
se convierte en otra rosa.
Eres nube, eres mar, eres olvido.
Eres
también aquello que has perdido.
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