Uno dei
giorni migliori per parlare con un albero è la domenica, soprattutto d’estate. Meglio
allontanarsi dalla città silenziosa e cercare un colloquio con l’enorme fico
con non vedrò mai più. Una delle magie delle Montagne della Nebbia è proprio
quella di poter evocare a proprio piacimento un albero che abbiamo amato e
vederlo apparire proprio com'è nel mondo della città silenziosa.
Buon mattino
maestoso fico! - ad alta voce glielo dico come se fosse sordo.
Buongiorno
a te signora, a cosa devo questa visita inaspettata? – mi risponde.
Ecco,
volevo solo salutarti, sono andata via l’ultima volta senza farlo, ancora non
avevi perso tutte le foglie della stagione passata e il profumo della tua linfa
mi avvolgeva come se fosse ancora estate. – proseguo.
Sì, ho
visto che non sei tornata, ma ho anche sentito che continuavi a pensarmi, non
basta sparire per non essere visto, so che mi hai amato, nella bizzarra maniera
in cui voi umani amate noi vegetali. – prosegue il fico pensoso.
Ti porto
nel mio cuore, ti porto nel teatro della mia mente, oggi ti ho portato qui ai
piedi delle Montagne della Nebbia. Ti piace questo giardino da cui puoi
contemplarle? – proseguo io, cercando di fargli accettare questo inaspettato
trasloco.
Mi piace
e ti ringrazio signora dai lunghi capelli neri, così come mi piaceva quando
venivi a respirarmi d’estate e a staccare quei fichi rossi e mielati che ancora
gli uccelli non avevano divorato. Era come ricevere un pizzicotto o un piccolo
solletico quando ne staccavi uno. Vedevo come le tue belle mani dalle lunghe
dita si imbrattavano e tu ti divertivi a sentire com'era appiccicoso il mio
sapore e dolce il mio frutto. Abbiamo amoreggiato a lungo, mia signora. Ma quella
stagione è finita e un’altra se ne apre per ciascuno di noi. Qui starò bene e sapere
che mi ricordi, mi cullerà stagione dopo stagione, sino a quando non sarò
troppo vecchio per quel mondo di sensi e desideri e allora resterò solo qui
dove tu mi hai invitato. – continua il fico meditabondo.
Tornerò
da te alla prossima pioggia, ti guarderò dalla finestra aperta, l’acqua
scivolerà sulle tue foglie e insieme scintillerete quando il temporale sarà
finito. – questo dico al grande albero di fico che già si sta stirando e
guardando intorno, forse spera anche lui di rivedere quel bassotto che tanto
abbiamo amato, chissà forse insieme riusciremo ad attirarlo qui, a rubare i
fichi dai rami più bassi e poi correre in tondo, felice, per tutto il giardino.
È talmente
dolce l’aria che mi avvicino ai cespugli di lavanda, dove le api sono una
nuvola d’oro e il profumo non è solo quello del fiore ma è già di miele. Apro il
mio libro e leggo le mie stesse parole.
Lunario secondo: maggio
Nel
sogno il camino era
sempre
acceso nel cuore
della
casa mentre la pioggia
scavava
tenace le sue
fondamenta.
Ho conosciuto
molte
vite intessute
dalla
storia e ho vissuto
anche
per chi non ha
avuto
la grazia del tempo.
Ho
attraversato il campo
e
strappato i vestiti scendendo
tra le
rose. Di nuovo sarà
il
maggio odoroso. Saremo
lievi,
api gioiose e un po’
ubriache,
sarà il miele, sarà
il tuo
arrivo a scegliere
i
petali e a darmi il respiro.
Sarà
luce priva di artigli
e
nuvola in cammino nel
giusto
orizzonte privo
di
cielo.
Da quel
giardino che ho perduto e ricreato qui nel mio angolo sull'Altipiano, vado a
passeggiare sul sentiero delle querce dove tante volte sono stata con i miei
amici più cari. Ora, lungo i due crinali, è tutto un fiorire di papaveri,
quelli che ho raccolto in una primavera sfuggita nel tempo, dormono tra le
parole di un grande poeta. Papavero e memoria, papaveri e parole, eccomi torno
a voi con questa poesia.
Le spighe immobili del tempo
Quelle
rose e le ortensie,
le
spighe di grano immobili
nel
tempo che le ha viste
fluttuare
nella luce. Di quel
tempo
sono testimoni, di
un’estate
che ha sconfitto
il gelo
nel sole e portato
al suo
culmine lo sfiorire
delle
rose dimentiche dei
petali
e addormentate nel
silenzio
delle api, ebbro
di
miele e di fiori mai sbocciati.
Il poeta
mi ha seguito nella passeggiata. Si diverte molto a vedere che non rinuncio
alle storie anche quando scrivo poesia.
Ho preparato
delle note per te – mi dice – so che le apprezzerai. Ho scritto talmente
tanto che ho bisogno di condividere quelle mie parole.
Grazie,
sai che leggerò. Ogni immagine è una parola, ogni metafora un verso. Mi piace
che le tue e le mie parole possano cambiare posizione e noi prospettiva
parlando così tanto come facciamo, giorno dopo giorno. – gli dico quasi senza
guardarlo, perché la vista non sempre ha bisogno di uno sguardo che la
sostenga.
Com'è
dolce quest’aria, quanto è bello il paesaggio, com'è facile respirare in tutto
questo vento, come sono fortunati gli occhi che godono di tutta questa
bellezza.
Come spesso
accade, il poeta sembra leggere nel mio pensiero e dice di me ciò che io dicevo
ai prati.
Tu che mi chiami con il mio nome
segreto
Come sono
fortunati gli occhi che
ti
hanno guardata, alba dopo
alba, e
tramonto dopo tramonto,
quel
momento preciso dove
la luce
muta e tu, diventi
splendente
e luminosa o rifletti la luce
degli
astri e della luna. Ma né il sole,
né la
luna, sanno quello che il mio
sguardo
vede anche con gli occhi
chiusi.
Tu sei radiosa come la stella
più grande
e giri nel cielo sopra
di me e
mi chiami col mio nome
segreto.
Continuiamo
la nostra passeggiata, la luce è sempre più morbida e il vento vibra con le
nostre emozioni e possiamo scegliere se continuare fino alla casa dell’estate o
aspettare ancora qualche giorno. Perché arriverà l’estate e arriveranno le
risposte, forse non tutte, ma arriveranno con il grano maturo e il mio sguardo
riflesso nel tuo.
È tutto qui il tempo che viene
Scegli
l’estate, scegli ogni giorno aperto
sul
prato, la lavanda impazzita di luce,
il
rosso sangue del melograno.
Senti
quanto profuma il gelsomino
notturno,
quanto il glicine sia pervicace,
questo
lo senti?
L’ibisco
rosso si annuncia con una macchia
nel
verde profondo, lacero gioca con
l’oleandro.
È tutto
qui il mio giardino, è tutto qui
il
tempo che viene.
Le
poesie di questa cronaca sono mie.
Lunario secondo: maggio e Le
spighe immobili del tempo sono tratte dalla raccolta Scrivere il vento. Atì editore 2016.
Tu che mi chiami con il mio nome
segreto è inedita e l’ho
scritta apposta per questa cronaca.
È tutto qui il tempo che viene è tratta dalla mia ultima raccolta Un’estate invincibile. Atì editore 2019.
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