Quando
la stagione cambia è più facile che la nostra attenzione si fermi su alcuni momenti
della giornata in particolare.
Sono due
i momenti che però sfumano sino a far sì che in effetti diventino quattro.
La prima
luce del giorno nuovo, all'inizio, è una notte sfrangiata che piano piano
arretra sino a lasciare tutto lo spazio al tempo che reclama di essere l’unica
guida della nostra vita.
Una scia
d’argento accompagna le tenebre che si allontanano e, se anche le nuvole se ne
stanno nascoste nel rifugio che nessuno conosce, il sole intinge le dita nella
sua ciotola dorata e illumina il mondo a volte d’oro a volte di rosa e rosso.
Questo momento
di passaggio, dove questa prima luce sfuma in un’altra luce, è ancora più bello
vederlo immersi nella natura, su una spiaggia, in cima a un colle. In questi
tempi chiusi mi accontento di contemplarlo stando sdraiata sul divano e
guardando attraverso i rami dell’albero bellissimo che ombreggia le mie
finestre. Quest’anno sono anche ritornati molti uccellini a nidificare e sono
quasi scomparse le cornacchie, quindi anche l’udito è coinvolto dalla festa
dello sguardo che si riempie di tutta questa luce.
I due
momenti della giornata che scivolano poi uno nell'altro sono la fine del
pomeriggio e l’inizio della sera, soprattutto d’estate. La sento nell'aria l’estate
oggi, la sento al di là delle nuvole, la sento nascosta dai venti e dalla
pioggia, ma so che sta arrivando perché le giornate sono sempre più lunghe e le
rondini escono il mattino presto e soprattutto all'imbrunire.
Nel tardo
pomeriggio per molti finisce il lavoro, c’era un tempo dove potevamo sederci
all'aperto, da soli o in compagnia, e godere della magia dell’ora bella. Tornerà
questo tempo? Soprattutto quando? Fino a quando dovremo andare in giro
mascherati e impacchettati senza poter toccare niente e nessuno? Il tatto, l’olfatto
e il gusto sono i sensi che più risentono di questa nuova normalità. Ne risentiamo
noi adulti che abbiamo anni di esperienze tattili e olfattive nella nostra
memoria, ne risentono ancora di più i giovani e i bambini affamati come sono di
esperienze e di contatto. Forse anche perché da giovani più volentieri si sta
in gruppo e, ormai maturi, si è più capaci di accettare questo distanziamento
che però assume, giorno dopo giorno, una vera dimensione di lontananza.
Con nostalgia
condivido questa prima poesia dedicata a un rito di passaggio dal giorno alla
sera che tutti noi conosciamo:
Il miele delle cinque
A
quest’ora sembra tutto nuovo, tutto
sembra
appassionato, immerso nel miele
delle
cinque e la notte
non ha
ancora acceso le sue torce,
e a New
York è buio,
e sto
seduto a Piazza Navona
adesso
nella mia terra cala la sera
con
ardenti
colori,
mentre qui tutto è lento, tutto
indugia.
E cosí
fu sempre e cosí sarà, e anche
questo
è già
stato scritto e cancellato, come
scrisse
Keats .
Tutto è
lento e tutto indugia, ogni ora scivola in quella successiva e il gusto di
piccole felicità in arrivo si diffonde nel nostro essere come una promessa.
Farò,
dirò, penserò, scriverò, amerò, non domani, non tra un mese, ma questa sera,
proprio questa sera. Potrò essere da solo o sola nella mia casa, o raggiungerò
qualcuno che amo. Un congiunto, come dicono le regole dettate da questo spirito
del tempo che ha piegato anche il buon uso della lingua, qualcuno che mi è
prossimo non solo per legame di sangue o parentela, ma perché ci siamo scelti e
questo rende unico e prezioso ogni legame d’amore e d’amicizia.
Ci
siamo scelti, la libera scelta, il libero arbitrio sono tra i fondamenti del
consesso umano, ma questi tempi incarcerati stanno mettendo a dura prova la
modulazione di libertà e affetti che davamo ormai per scontati. Anche per
questo motivo la pandemia ha dato un taglio definitivo al Novecento, il secolo
che non voleva finire.
Immaginiamo,
se ancora non possiamo farlo davvero, di raggiungere colei o colui che amiamo.
Le rondini sfrecciano inebriate di luce, l’ora del miele è scivolata nella coppa di frutti maturi che è una sera condivisa, uno dei momenti più belli della giornata, il preludio a una notte d’amore o di tenerezza, a una notte d’insonnia o di sogni sfrenati.
Se non
possiamo vivere, se non possiamo immaginare, possiamo scrivere o, meglio
ancora, possiamo leggere, perché ogni esperienza umana è ritornare su un
sentiero già battuto per lasciare la propria impronta, per lasciare che un
nuovo canto, il nostro canto, si alzi nel cielo notturno e che anche le stelle
si fermino incantate ad ascoltare le nostre voci scintillanti.
Il momento più bello della giornata
Fresche
sere d’estate.
Le
finestre aperte.
Le luci
accese.
La
fruttiera colma.
E il
tuo capo sulla mia spalla.
Questi
sono i momenti più felici della giornata.
Insieme
alle prime ore del mattino,
naturalmente.
E quegli attimi
subito
prima di pranzo.
E il
pomeriggio e
Le
prime ore della sera.
Ma
davvero adoro
queste
serate estive.
Ancor
più, mi sa,
di
quegli altri momenti.
Il
lavoro quotidiano finito.
E
nessuno più che ci disturbi, adesso.
Né mai.
Il momento più bello della giornata è una poesia di Raymond Carver
Blu oltremare
traduzione
di Pasquale Sica
Tullio
Pironti Editore 1994
Il miele delle cinque è una poesia di Natan Zach
Sento
cadere qualcosa
Poesie
scelte 1960-2008
a cura
di Ariel Rathaus
Giulio
Einaudi Editore 2009
Nessun commento:
Posta un commento