Il giorno che
era nuvola scivola verso il suo destino di sciogliersi nella notte e un destino
ineluttabile può anche essere un destino amato.
Nessun giorno
può reclamare di diventare eterno, nessuna notte di avvolgerci in
quell’oscurità primordiale che pertiene prima di tutto allo spazio esterno.
Sono sempre
nella casa ai piedi delle Montagne della Nebbia, i lupi corrono e giocano nella
brughiera che diventa sottobosco, che diventa prato, che diventa bosco senza
soluzione di continuità.
Qui
sull’Altipiano della Luna, ho scoperto da poco che alcuni viaggiatori lo
indicano con questo nome, tutti i paesaggi convivono grazie a un clima che si
differenzia ogni pochi chilometri.
È questa la
potenza dell’immaginazione o è la potenza della memoria? Possiamo immaginare
qualcosa che non abbiamo mai veduto? Possiamo amare qualcuno nella sua assenza
anziché nella sua presenza?
Esco a
camminare e mi avvicino ai lupi che vivono secondo la propria natura e non si
chiedono come sarebbe essere diversi.
I pensieri
formano spirali ascendenti e discendenti che seguono l’andamento del terreno.
Il re mio
ospite è rimasto in casa a scrivere alla sua regina che presto arriverà a
trovarlo.
Anche il
poeta è a casa e scrive in un piccolo taccuino dalla copertina bianca che una
volta finito e ricopiato andrà ad alimentare il fuoco.
In fondo la
poesia non è che questo, la prima fiamma che alimenta il fuoco, quindi il
senso.
La poesia
attraversa l’oscurità e la fende, come i frammenti di una stella cometa
illuminano un mondo che conosciamo ancora poco.
La poesia
attraversa anche il buio che non è l’oscurità. Il buio senza nome circondava la
casa di mia nonna in Calabria, è il buio delle notti senza luna in riva al
mare. Il buio è la condizione del mondo che l’essere umano può modificare
grazie alle sue luci.
Mi capita
spesso di pensare ai millenni che ci hanno preceduto, dove il buio era infranto
solo dalle minuscole fiammelle delle candele e dalla luce danzante del fuoco
nei focolari.
Vorrei poter
vedere dipinti e statue dei secoli passati nella stessa luce in cui pittori e
scultori hanno creato, dipinto e scolpito. Credo che potremmo scoprire una
dolcezza degli angoli che la luce elettrica invece scolpisce, potremmo
accarezzare con lo sguardo la morbidezza dei corpi che emergono dal nulla
grazie alla danza di luci e ombra.
Ecco, l’ombra,
che non è né buio né oscurità, è una sostanza, è materia, è la materia
primigenia di cui ogni universo è composto.
L’ombra si
lascia cesellare dalla luce e da questo finissimo lavoro emergiamo noi umani, i
nostri corpi, poi il mondo luminoso, glorioso e diverso ogni mattino.
L’ombra sta
alla luce come il silenzio sta alla parola, come la carta bianca sta all’inchiostro.
Ora posso
ritornare nella mia affollata dimora, i lupi mi hanno preceduta e guardano le
fiamme nel camino, non ne hanno paura, sanno che non è un pericolo. Il lupo ha
messo una zampa sulla spalla della lupa, sembra che si stiano sussurrando
qualcosa nelle orecchie, nella lingua dei lupi che loro soltanto conoscono.
Il re sta
ancora scrivendo, ci salutiamo con un cenno, ho portato con me il vento della
brughiera e il profumo dei fiori è nelle pellicce dei lupi che si sono rotolati
nei prati.
Quanta ricchezza
in questo angolo di mondo, ci vorranno secoli prima che io finisca di
scoprirlo, prima che io mi avvicini un po’ di più alle Montagne della Nebbia.
Mi siedo al
solito tavolo ingombro di carte, inizio a scrivere, mi fermo per copiare L’ombra è la nostra vera dimensione, una
mia poesia tratta dal libro del 2016 Scrivere
il vento:
È la luce che scolpisce?
È l’ombra che dà profondità?
Lo scuro di alberi e pietre
è il cesello della luce o
la punta affilata delle dita
d’ombra che tengono appese
le stelle del firmamento?
Solo alcuni sanno che l’ombra
è la nostra vera dimensione
e la luce solo il divertimento
del tempo che corre contro
se stesso. La gravità ne è
la prova, visto che camminiamo
a testa in giù, convinti di
avere il cielo stellato sopra
di noi, mentre è l’abisso
il nostro vero regno.
È vero, i
pensieri sono spirali ascendenti e discendenti e le parole aghi che
attraversano le fitte tessiture dei nostri telai.
Tra ogni
pensiero e il movimento, tra ogni parola c’è una pausa, lascio che a dircelo
stasera sia Octavio Paz con una poesia tratta dal volume Il fuoco di ogni giorno:
Tra l’andarsene e il restare dubita il
giorno,
innamorato della sua trasparenza.
innamorato della sua trasparenza.
La sera circolare è già baia:
nel suo quieto viavai oscilla il mondo.
nel suo quieto viavai oscilla il mondo.
Tutto è visibile e tutto è elusivo,
tutto è vicino e tutto è intoccabile.
tutto è vicino e tutto è intoccabile.
I fogli, il libro, il bicchiere, la
matita
riposano all'ombra dei loro nomi.
riposano all'ombra dei loro nomi.
Palpitare del tempo che nelle mie tempie
ripete
la stessa ostinata sillaba di sangue.
la stessa ostinata sillaba di sangue.
La luce fa del muro indifferente
uno spettrale teatro di riflessi.
uno spettrale teatro di riflessi.
Nel centro di un occhio mi scopro;
non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.
non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.
Si dissipa l’istante. Senza muovermi,
io resto e me ne vado: sono una pausa.
io resto e me ne vado: sono una pausa.
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