Nascono nuvole
sulle mie labbra, non parole o canto.
Esco dalla
casa affollata che dorme ancora, dormono tutti, dorme il re e dormono i lupi,
anche il poeta si è addormentato con la testa appoggiata a un braccio sul
tavolo. Provo a gridare, ma di nuovo solo nuvole di tempesta si levano verso il
cielo.
Sul muro
orientale stanno sbocciando i gelsomini e questo mi incanta come ogni mese di
maggio. Dicono che nel mondo oltre il muro oggi le persone ricominceranno a
uscire, ma non odo rumori che lo possano confermare.
Guardo meglio
e in controluce riconosco la figura della donna che sta con le braccia levate e
il viso rivolto al sole. È lei, la sacerdotessa, che appare e scompare nella
mia vita come un corso d’acqua carsico. Anche quando non la vedo sento che c’è,
che mi parla, ma quando lei è qui, le mie parole si condensano in nuvole e devo
aspettare che lei abbia terminato di intonare il suo canto che per la prima
volta è un’implorazione verso un tu che non ha volto e non ha nome.
Raccoglimi
come si fa con un raccolto.
Taglia svelto
lega più veloce
prima che mi disfi il turbine d'autunno.
Fai presto
sono già maturata
e già sono gli intralci accantonati.
Non tremare
io non devo crescere più.
La pioggia è tua
io sono già al di là dei miei uragani.
Raccoglimi
come si fa con un raccolto.
come si fa con un raccolto.
Taglia svelto
lega più veloce
prima che mi disfi il turbine d'autunno.
Fai presto
sono già maturata
e già sono gli intralci accantonati.
Non tremare
io non devo crescere più.
La pioggia è tua
io sono già al di là dei miei uragani.
Raccoglimi
come si fa con un raccolto.
Guardo i
sussulti del suo petto, la schiena che si tende, adora la luce ma canta il
buio, esce il mattino presto e la sua dimora è la notte.
Chi è l’amato
che la sua voce esorta? E perché l’amore ha questa forza esplosiva soprattutto
nelle mattine di primavera?
Quando termina
il canto in una lingua che ha sapore di miele e legni speziati, si gira a
guardarmi e mi fa cenno di raggiungerla.
Ci rispecchiamo
l’una nell’altra, ci somigliamo moltissimo, come se fossimo la stessa donna in
età diverse della vita. Mi porge una rosa che, solitaria, cresceva ai piedi del
gelsomino.
- Portala in
casa per il poeta, sai che le rose sono compagnia e fonte di ispirazione per
lui, mi dice
- A chi era
dedicato il tuo canto? Le chiedo
Sorride
enigmatica e non mi risponde subito, sistema le sue vesti fatte d’aria e di
luce.
- Lui ha
sentito il mio canto e arriverà. Hai ancora del posto nella casa affollata?
- Certo che
abbiamo posto, la casa è piena di stanze che non ho mai aperto. Ma chi è questo
lui di cui mi stavi dicendo?
- Non so
dirtelo con precisione, è un guerriero perché ha dovuto combattere molte battaglie
ma in anni ormai lontani. È uno studioso e un sapiente, parla molte lingue e
capisce lui solo la lingua del mio canto. Lo aspetto da molto tempo ormai, ma
sapevo sin da quando ero solo una giovane apprendista che lo avrei incontrato ora
che il sole è arrivato allo zenit. Prima non sarebbe stato possibile. Il dopo è
già sotto il suo segno.
- Cantami
ancora quel canto, perché io l’ho capito, come è possibile se era destinato
solo a lui?
- Perché anche
tu appartieni alla sua stessa schiera, la schiera di quelli che amano le lingue
e cercano di oltrepassare la soglia del mistero, quelli che sono capaci di
fermarsi per ore a cesellare una parola o un verso. Siete strani voi poeti, ma
è la vostra voce che permette al mondo di averne una sua che tutte le creature
possano capire. Tu scrivi versi ma anche ne leggi, giorno dopo giorno, come se
la tua stessa vita dipendesse dai tuoi occhi che incrociano sillabe sulla
carta. Cosa stai leggendo oggi?
- Ti piacerà
questa poesia, per caso o forse per necessità, mi pare la risposta adeguata al
tuo richiamo. Lui sta davvero arrivando e ti manda questa primizia d’amore
scritta da Ezra Pound. Sa bene il tuo viaggiatore sapiente che uno dei primi
segni d’amore è svegliarsi con il cuore colmo di gioia in un’alba nuova, in una
chiarezza rinnovata ogni giorno, come se il tempo non potesse scalfire la gioia
e l’amore avvolgere nella sua ebbrezza ogni creatura vivente o che è vissuta,
dal gelsomino che inizia appena a sbocciare a quelle statue in fondo al
giardino che cercano ancora di abbracciarsi:
Su,
compiangiamo quelli che stanno meglio di noi.
Su, amica, e
ricorda
che i ricchi
hanno domestici e non amici
e noi abbiamo
amici e non domestici
su,
compiangiamo gli sposati e i non sposati.
L’alba entra
su piccoli piedi
simili a una
dorata Pavlova,
e io sono
accanto al mio desiderio.
Perché la vita
non ha nulla di meglio
di quest’ora
di chiara freschezza,
l’ora del
ridestarsi insieme.
Ancora non so
chi sia il misterioso viaggiatore, ma so che mattina dopo mattina lo scoprirò e
anche lui verrà ad abitare nella casa affollata.
I lupi escono
vestiti di luce e notti d’amore.
È bello l’Altipiano
della Luna, sono meravigliose le Montagne della Nebbia.
Vorrei che in
molti venissero qui a trovare ristoro da quella vita imprigionata e spaventata
che scalpita, al di là del giardino e al di là del mare.
Torno in casa
con il quaderno delle citazioni in mano e rileggo un verso “io sono accanto al
mio desiderio”, qui potrei scomodare almeno tre dei padri della psicoanalisi
novecentesca, Freud, Jung e Lacan ma preferisco che la forza della poesia si
riveli mentre l’ultima stella svanisce sotto l’incalzare dell’alba.
Viviamo in un
tempo circolare che è come un lago dove è stata gettata la nostra pietra il
giorno in cui siamo nati. I cerchi si allontanano dal centro ma tutti gli appartengono
e le età della vita sono una dentro l’altra, cosicché nel vecchio corre ancora
il bambino, nella vecchia la fanciulla che raccoglieva fiori. E anche la
poetessa che canta l’amore intatto dall'adolescenza sino all'età matura.
Qui il tempo
esiste nella nostra immaginazione, lo scartavetriamo con le parole, ne resta la
nuda essenza.
Resta un sogno
o la sua ombra.
L’amore
ritorna e resta, è la rosa nella sua piena fioritura.
Il canto della sacerdotessa è di
Malca Heifetz Tussman
traduzione dallo yiddish di Erri De Luca in
Spargimento: opera per musica e danza
(su musica di Nicola Sani)
Edizioni Suvini Zerboni 1997
traduzione dallo yiddish di Erri De Luca in
Spargimento: opera per musica e danza
(su musica di Nicola Sani)
Edizioni Suvini Zerboni 1997
La poesia di Ezra Pound si intitola La Soffitta ed è stata tradotta da Cristina Campo nella raccolta La tigre assenza
The Garrett
Come, let us pity those who are better off than
we are.
Come, my friend, and remember
that the rich have butlers and no friends,
And we have friends and no butlers.
Come, let us pity the married and the unmarried.
Dawn enters with little feet
like a gilded Pavlova
And I am near my desire.
Nor has life in it aught better
Than this hour of clear coolness
the hour of waking together.
Nessun commento:
Posta un commento