Desidero la
pioggia nelle giornate di sole, anelo la luce quando sulla terra è ombra, le
nuvole mi chiamano con la mia stessa voce, come se della medesima materia
fossimo impastate.
Vago tra le
stanze della casa affollata, sono sola questo pomeriggio perché tutti gli altri
avevano da fare in altri luoghi.
I lupi come
sempre a correre nella brughiera, a giocare, a rotolarsi tra i fiori.
Il poeta ha
trovato un bar aperto nella città silenziosa e si è seduto a scrivere all'unico
tavolino, con il sole in faccia e un taccuino nuovo che chiama poesie.
Il re sta
cercando la sua regina ai piedi delle Montagne della Nebbia, anche se sa che
sarà lei a trovarlo e solo lei potrà tessere quel legame che li ha resi ciò che
sono.
La sacerdotessa
si occupa dell’anima del mondo, ferito come un animale antico che non ha più la
forza di rialzarsi e proseguire.
Stamane mi
diceva che ha l’impressione che parte della stampa sia delusa dalla
disciplinata paura che le persone mostrano, soprattutto nelle città.
Chi non è
obbligato non esce, ma tra quelli che escono e sono costretti a farlo per
motivi economici, alcuni aggrediscono altri lavoratori e disprezzano, sputano,
strattonano. Come fare per calmarli?
Ci sono altre
questioni che gridano scandalo, spietati pluriomicidi scarcerati, i contagi e i
morti che non scendono. Perché nemmeno ora, dopo 2 mesi di chiusure e
distanziamento sociale sappiamo dove le persone si ammalano, il lavoro che facevano,
quanto tempo ci hanno messo a morire? Perché ancora non si riescono a fare
tamponi e test per sapere se siamo stati contagiati e non lo sappiamo?
A parte la
paura per la nostra stessa morte, che resta sempre un pensiero remoto perché in
fondo non ci crediamo che questa realtà sia solo una stanza di passaggio nel
Grand Hotel Universo, abbiamo paura per quelli che amiamo.
Si resta
orbati e schiantati dal dolore, soprattutto se neanche una semplice cerimonia
ci ha permesso un saluto.
La mente ha
bisogno di ritmo e forme chiuse, non solo della possibilità di vagare come un
dente di leone, ma il nome inglese dandelion
è più evocativo perché evoca l’oscillazione del seme prima che il vento lo
distacchi dalla pianta madre, una forma chiusa è un saluto in un tempo che ha
un inizio e una fine. Quando perdiamo qualcuno che amiamo, parte della nostra
anima se ne va insieme a lui o a lei.
In questa
infinita clausura possiamo piangere anche persone che non abbiamo mai
incontrato, come mi accade per la gentile dottoressa piemontese Riccarda Miriam
Giraudi che più volte al giorno postava bellissime poesie tradotte accanto ai
testi originali, fotografie di fiori, gatti e mare della Grecia. Se il
diabolico algoritmo di Facebook non mi proponeva i suoi post era diventata un’abitudine
andare a cercarli sulla sua pagina. E poi, lunedì nello sgomento di chi le
voleva bene, lei è mancata all’improvviso. In centinaia abbiamo scritto qualche
parola di dolore e rimpianto nei commenti e sempre il diabolico algoritmo adesso
mi propone post che non avevo “mipiacciato”.
Così continuo
il mio vagabondaggio e le mie litanie interiori, le mie preghiere che prendono
forma di poesie e vorrei che qualche piccola ferita dell’anima del mondo piano
piano cominciasse a guarire.
Non posso
dire a nessuno vieni, non temere andrà tutto bene, non lo so proprio come
andrà, ma il bene ha bisogno dell’impegno di ciascuno, non può accadere così
come accade il male, per malvagità o disattenzione.
Il bene ha
bisogno della grazia e dell’attenzione così come scrive, dopo averlo detto in
una bellissima conferenza, l’amico poeta Lorenzo Gobbi:
“Grazia: mistero di
benevolenza, sorriso del mondo nella concretezza dei giorni, gratuità
immeritata di cui essere grati, cortesia dell’essere, mondo che non usa con noi
il potere (che conserva intatto) ma la gentilezza. Il poeta che si trova ad
essere letto e amato, ad esempio, sa perfettamente, se è attento, di essere
bravo e di avere molto lavorato e sacrificato, di avere molto pagato per ogni
parola che ha scritto; ma sa anche, sempre se è attento, che nulla gli era
dovuto, e che la stima e l’amore non si possono conquistare ma solo ricevere in
dono, perché dipendono dalla libera volontà - e che non c’è forza alcuna che li
possa carpire, neanche quando nulla sarebbe più giusto di quella stima e di
quell'amore, che sempre possono essere
negati. Ne nasce una
libertà interiore inestimabile: nessun rancore per chi non ama e non stima;
nessuna smania di essere stimato e amato; stupore e gratitudine per il fatto di
esserlo; gioia pienamente assaporata”.
Grazia, gioia,
attenzione, gentilezza sono parole che fanno parte dell’Alfabeto della Cura.
Lunga o breve che sia la
strada che ci è stata destinata, possiamo scegliere di essere parte del bene
del mondo, di essere un’anima ferita che dal proprio dolore può curare altri
dolori.
Ascolto ancora un po’ la
sacerdotessa che canta in una lingua che non conosco.
Pare che nessuno abbia
voglia di rientrare in casa, la giornata è troppo bella per non respirare ogni
aroma e ogni alito di vento.
Così posso rientrare,
godere del silenzio, della solitudine, aspettare con trepidazione che gli
ospiti rientrino e scegliere una poesia d’amore per congedarmi.
L’amore ha sempre tante
domande per gli esseri amati.
Ma l’amore sa di essere
l’unica risposta.
Il tuo più tenue sguardo
Il
tuo più tenue sguardo
facilmente
mi
aprirà
benché
abbia chiuso me stesso
come
dita sempre mi apri
petalo
per petalo
come
la primavera fa
toccando
accortamente
misteriosamente
la
sua prima rosa
e
io non so
quello
che c’è in te
che
chiude e apre
solo
qualcosa in me
comprende
che
è più profonda
la
voce dei tuoi occhi
di
tutte le rose
nessuno
neanche
la pioggia
ha
così piccole mani.
Questa traduzione ridotta è tratta dal film di Woody Allen Hannah e le sue sorelle, che è il mio preferito in assoluto.
Di seguito la traduzione completa e la versione originale.
Là dove non sono mai
stato, piacevolmente oltre
là
dove non sono mai stato, piacevolmente oltre
ogni esperienza, i tuoi occhi hanno il loro silenzio:
nel tuo gesto più delicato ci sono cose che m’imprigionano,
o che non posso toccare perché mi sono troppo vicine
ogni esperienza, i tuoi occhi hanno il loro silenzio:
nel tuo gesto più delicato ci sono cose che m’imprigionano,
o che non posso toccare perché mi sono troppo vicine
il
tuo sguardo più insignificante facilmente mi schiude
sebbene io mi sia chiuso come le dita di una mano,
tu mi apri sempre facilmente petalo per petalo come la Primavera apre
(sfiorando abilmente, misteriosamente) la sua prima rosa
sebbene io mi sia chiuso come le dita di una mano,
tu mi apri sempre facilmente petalo per petalo come la Primavera apre
(sfiorando abilmente, misteriosamente) la sua prima rosa
o
se il tuo desiderio sia chiudermi, io e
la mia vita ci chiuderemo di scatto meravigliosamente, improvvisamente,
come quando il cuore di questo fiore s’immagina
la neve scendere con cautela ovunque;
niente di tutto ciò che sperimenteremo in questo mondo è pari
alla forza della tua intensa delicatezza: la cui trama
mi costringe nel colore delle sue terre,
rendendo omaggio alla morte e al per sempre ad ogni fiato
la mia vita ci chiuderemo di scatto meravigliosamente, improvvisamente,
come quando il cuore di questo fiore s’immagina
la neve scendere con cautela ovunque;
niente di tutto ciò che sperimenteremo in questo mondo è pari
alla forza della tua intensa delicatezza: la cui trama
mi costringe nel colore delle sue terre,
rendendo omaggio alla morte e al per sempre ad ogni fiato
(non
so cosa sia di te che chiude
e apre; solo qualcosa mi dice
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha mani tanto piccole
e apre; solo qualcosa mi dice
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha mani tanto piccole
(trad.
L. D’Incà)
Somewhere
I have never travelled, gladly beyond
somewhere
I have never travelled, gladly beyond
any experience, your eyes have their silence:
in your most frail gesture are things which enclose me,
or which I cannot touch because they are too near
any experience, your eyes have their silence:
in your most frail gesture are things which enclose me,
or which I cannot touch because they are too near
your slightest look will easily unclose me
though I have closed myself as fingers,
you open always petal by petal myself as Spring opens
(touching skilfully, mysteriously) her first rose
though I have closed myself as fingers,
you open always petal by petal myself as Spring opens
(touching skilfully, mysteriously) her first rose
or
if your wish be to close me, I and
my life will shut very beautifully, suddenly,
as when the heart of this flower imagines
the snow carefully everywhere descending;
nothing which we are to perceive in this world equals
the power of your intense fragility: whose texture
compels me with the color of its countries,
rendering death and forever with each breathing
my life will shut very beautifully, suddenly,
as when the heart of this flower imagines
the snow carefully everywhere descending;
nothing which we are to perceive in this world equals
the power of your intense fragility: whose texture
compels me with the color of its countries,
rendering death and forever with each breathing
(I
do not know what it is about you that closes
and opens; only something in me understands
the voice of your eyes is deeper than all roses)
nobody, not even the rain, has such small hands
and opens; only something in me understands
the voice of your eyes is deeper than all roses)
nobody, not even the rain, has such small hands
Edward
Estlin Cummings
From Complete Poems: 1904-1962, edited by George J. Firmage
From Complete Poems: 1904-1962, edited by George J. Firmage
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