L’abbiamo
vista correre, io e i lupi, nel sottobosco proprio ai piedi delle Montagne
della Nebbia.
Intendi nel Bosco
delle Onde? È lì che l’avete incontrata?
Sì, mi risponde
il re, è proprio nelle radure di quel bosco che l’abbiamo vista balzare da una
zona d’ombra all’altra. I lupi non hanno neanche provato a cacciarla, come me
la guardavano incantati.
Non possono
cacciare una creatura che è per metà ancora umana, anche lei come i lupi, di
notte, torna a essere la giovane donna che sta cercando di sfuggire a un
destino i cui confini ha già intravisto.
Si sta
abituando a perdere la voce e l’uso delle parole, per questo corre cercando di
confondersi con l’ombra, e dove una volta c’era il verde ora è diventato tutto
scuro.
La notte viene
spesso a trovarmi e mi racconta la sua infanzia, sai che è sempre l’infanzia l’ultimo
ricordo che ci lascia?
Qui sull’Altipiano
della Luna il tempo non esiste mio re e neanche la realtà, come pensiamo di
averla conosciuta.
Qui possiamo
essere giovani e vecchi allo stesso tempo, possiamo essere non ancora nati o
già morti.
Qui possiamo
scegliere la nostra forma, il corpo, la chioma dei rami se vogliamo essere
albero, la forza delle zampe se vogliamo correre, la potenza della voce se vogliamo
ululare.
I lupi
scelgono spesso di diventare umani e sono giovani e belli, di fattezze eleganti
e sensuali.
Lei ha
lunghissimi capelli neri che le scendono sino ai fianchi, lui occhi verdi che
si incendiano alla luce del sole.
Li ho visti
parlare con la giovane cerva, li ho visti ridere, lei cerca di sfuggire a un
destino che già conosce, l’unica sua consolazione è che sa di poter ritornare a
correre nel bosco o nei vicoli del suo paese perdendo i fiocchi dalle sue lunghe
trecce.
Come sai tutte
queste storie? Mi chiede ancora il re.
Gli rispondo
con una citazione dal libro Marguerite
di Sandra Petrignani:
“Si sente uno scroscio
d'acqua, cade una foglia con un rumore lieve. La luce cambia in continuazione.
Ora una nuvola ha gettato un'ombra nella stanza.
Nei libri invece si procede per successione, come se le cose accadessero in sequenza, ordinatamente e non insieme; mentre dentro e fuori le persone, le cose si affastellano, i pensieri si mescolano. Io voglio scrivere così: non voglio più raccontare una storia, ma il suo segreto”.
Nei libri invece si procede per successione, come se le cose accadessero in sequenza, ordinatamente e non insieme; mentre dentro e fuori le persone, le cose si affastellano, i pensieri si mescolano. Io voglio scrivere così: non voglio più raccontare una storia, ma il suo segreto”.
Il segreto di
una storia è custodito nella voce di chi la sta vivendo anche in segreto.
Non importa se
nella vita che chiamano reale oppure qui, ai piedi delle Montagne della Nebbia
dove regna l’Immaginazione.
Il re chiama i
lupi che arrivano ridendo, sono i due giovani che ho descritto poco fa.
Non hanno
voglia di farsi lupi questa sera, girano intorno alla casa affollata e si avviano
verso la spiaggia che convive con le nuvole di questo Altipiano.
“Una luce radente spianava il mare e lo sollevava nelle insenature; anche al largo esso si alzava sino a cozzare contro il cielo. Un altro mare, d’ombra, scendeva dalle catene rocciose”.
“Una luce radente spianava il mare e lo sollevava nelle insenature; anche al largo esso si alzava sino a cozzare contro il cielo. Un altro mare, d’ombra, scendeva dalle catene rocciose”.
Questo luogo è
già esistito nel libro L’angelo di
Avrigue di Francesco Biamonti, per questo non mi stupisco di questo mare cui
non avevo mai dato molta attenzione.
Resto fuori in
giardino, approfitto della giornata di sole, ci sono cose che devo fare per la
casa e cose che devo fare per i libri. Come sempre è una poesia scivolata giù
dal suo volume che risponde alla mia silenziosa domanda, Lorand Gaspar è tradotto
da Maria Luisa Vezzali e il titolo del libro Conoscenza della luce, è consono a questa giornata.
Giorno
di bucato per le parole
odore d’erba e di lenzuola strizzate
si può toccare con mano la luce
dei passi nel vapore che sale
nebbie e montagne del corpo cieco
il pensiero ricama all'ombra della pelle
volo di gru altissimo nel giorno
sciabordio d’acqua di notte senza vento –
odore d’erba e di lenzuola strizzate
si può toccare con mano la luce
dei passi nel vapore che sale
nebbie e montagne del corpo cieco
il pensiero ricama all'ombra della pelle
volo di gru altissimo nel giorno
sciabordio d’acqua di notte senza vento –
Jour de lessive pour les mots
odeur d’herbe et de draps
essorés
on peut toucher des mains la
lumière
des pas
dans la vapeur qui monte
brumes et montagnes du corps
aveugle
la
pensé tricote à l’ombre de la peau
vol de grues très haut dans le
jour
clapotis d’eau de nuit sans
vent –
Tu continui a
divagare, mi rimprovera il re, non riesco a fermare la tua attenzione sulle mie
parole.
Hai ragione –
gli rispondo – ma devo lasciare che ogni attimo scelga la propria voce, non
sono io che decido, io metto a disposizione un taccuino e la mano.
Il poeta
annuisce, seduto nel suo angolo di sogni e sillabe, ha un taccuino identico al
mio e smette solo per un istante di scrivere.
I lupi sono
tornati lupi, dopo un lungo bagno nel mare tiepido del Golfo della Roccia Nera.
Si scrollano
di dosso l’acqua e le minuscole gocce irrorano tutti noi che ridiamo all'unisono.
Manca una voce
a questa compagnia, è la regina. Ci muoviamo come su di una scacchiera e senza
la regina il gioco è impossibile.
Arriverà – mi dice
il poeta che sa leggermi i pensieri – le regine scelgono sempre il re dove
ritornare e il suo reame viaggia a dorso di cammello da alcuni secoli ormai.
Porterà
qui i suoi tesori di carta e inchiostro come faceva nel X secolo Abdul Kassem Ismael, Gran Visir
del regno di Persia che, per non far confusione con la sua collezione di
117.000 volumi, quando se li portava in viaggio, li faceva caricare su una
carovana di quattrocento cammelli che dovevano marciare in ordine alfabetico.
Questa storia
la racconta Alberto Manguel nel libro Una
storia della lettura.
Chissà se l’ha mai raccontata a Borges quando si sono
conosciuti, chissà dove sono finiti i volumi del Gran Visir, chiedo a voce
alta.
Tutti i libri,
ogni libro, quando una biblioteca per i più svariati motivi sopravvive al suo
creatore, sono destinati a una galleria della biblioteca di Babele.
Domani andremo
a farci un giro - dico al re e al poeta - possiedo tesori che non vorrei
lasciare alla furia dei venti invernali. Verrete con me e li porteremo in
salvo. I lupi resteranno a custodire la casa mentre saremo via.
La lupa, che
stava leccando con devozione il muso del lupo, si ferma per un attimo e i suoi
occhi scintillano. Mi dice con voce umana di non darmi pena per i libri, che
possono anche restare nella casa affollata che è già parte dell’immensa
biblioteca e mi indica con la sua zampa bianca la porta angolare che sta tra due
pareti e che non è molto visibile perché si erge all’incrocio tra la luce dell’alba
e quella del crepuscolo.
E la regina? La
regina prima o poi arriverà, qui dobbiamo solo continuare a raccontarci le
nostre storie.
E a scrivere
poesie.
E a leggere
poesie.
L’ombra della terra
L’ombra della
terra è più
vasta dello
spazio, oltrepassa
il pallore
lunare e cattura
al sole un
fascio di raggi:
quale altro
mietitore
agirebbe con
questa
sovrabbondanza
di luce?
Il miracolo è
l’ombra
di cui siamo
materia
non il sole
che brilla
senza sapere
come
il tempo ci
passa
attraverso.
Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016
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