mercoledì 27 maggio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/80: le parole sono città abitate da una tigre e dalle mele azzurre


Il tardo pomeriggio è sempre stato per me un momento proficuo per lo studio e la scrittura. Una volta che ho iniziato posso continuare sino a notte fonda, quando andavo a scuola e all'università, anche fino all'alba.

Inizia così “l’ora bella” della giornata che ho già evocato in queste Cronache.

Una volta che il lavoro quotidiano si ferma, conosco decine e decine di scrittori e poeti e tutti, tranne rarissime eccezioni, hanno un secondo mestiere che gli permette di vivere e di scrivere, si può scrivere con la massima libertà del tempo che è di nuovo nostro e con la massima costrizione e disciplina che qualunque attività intellettuale richiede, si può iniziare a scrivere.

Del mio lavoro dirò soltanto, per il momento, che è un lavoro molto interessante, che mi piace, che mi diverte persino e che ho avuto e ho la fortuna di poter lavorare a casa in questi mesi, perché la tecnologia consente a me e alle mie colleghe e a Beppe (l’unico uomo, perché c’è una decisa prevalenza di donne nella nostra struttura), di lavorare a distanza e anche in questo modo di fare amicizia e di lavorare bene insieme (Ciao Greta che mi leggi!)

Dunque, vivo in una bolla di mondo fortunata e molto vivace. Ma non scrivo solo per le persone che conosco, certo i principali destinatari sono amiche e amici cui voglio molto bene e con cui condivido passioni e lunghi percorsi di vita, come Danilo, Edoardo e Annalisa, Rossana, Maddalena e Lorenzo, che ho già citato nelle Cronache, come Edith che scrive e ama i libri da quando era bambina, come Maurizio con cui ho affrontato negli anni scorsi un percorso lavorativo tra i più delicati e difficili, scrivo perché amo scrivere, perché voglio condividere il mio angolo di mondo reale e immaginario con chi ama leggere.

Scrivere è sempre un colloquio, una parola scambiata, una mano tesa. Tra le tante poesie meta-poetiche che amo moltissimo, eccone una di Nina Cassian:

Poesia

Da questa matita si diparte una strada di grafite
e sulla strada passeggia una lettera, come un cane,
ed ecco una parola come una città abitata
dove forse arriverò domani.



Scrivere è sempre intraprendere un cammino e fermarsi a chiacchierare con gli altri viaggiatori e viandanti che ci hanno preceduto. Si fanno strani incontri man mano che si procede ed è ancora Nina Cassian a scriverne:


Letteratura

Una mela azzurra,
una tigre verde -
quanto basta per scriver libri di tutt’altro genere,
libri con cieli rossi,
giungle viola,
perché qui come altrove tutto si rimescola.
Oh, giocare alla Genesi, che spasso -
finché la mela rossa non riappare
e la tigre gialla striata e sinuosa non s’avventa
a sgranocchiare quanto scritto nel frattempo.


Amo l’immagine della tigre che sgranocchia le parole scritte, in maniera più ieratica e solenne anche Cristina Campo ha evocato una tigre molto particolare:


Ahi che la Tigre,
la tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…


(La poesia della Campo si chiude con questo verso, mentre in rete ne gira una versione molto più lunga cui sono stati appiccicati versi di altre poesie.)

(Rossana, ogni volta che riprendo in mano i libri della Campo tu appari come una visione e continuiamo la nostra conversazione millenaria iniziata sui Navigli in un’altra era.)


Ecco, in questo fase storica, un giorno qualcuno studierà questa pandemia e molti tra noi potranno raccontare ai nipoti “io c’ero, sono rimasta/o chiusa in casa per undici settimane”, in questa incertezza che, in questo passaggio, in una vita che sembra uguale a quella di prima passeggiando per le strade, ci sono in più le mascherine, ma poi quando si guarda meglio, si notano i vestiti scombinati, i capelli approssimativi, e spesso gli occhi sono vacui o ansiosi, ho sentito in questi giorni che ci sono tigri che percorrono le strade e le mele azzurre non sono allucinazioni, ma pianeti di un’altra realtà che già sta accadendo.

Non possiamo mostrare i nostri sorrisi e così siamo tutti potenzialmente ostili a chi incrociamo, le belle bocche delle donne non sfoggiano i lucenti rossetti della nuova collezione estiva, niente sandali e borse da mare. Saremo capaci in questa realtà che assomiglia a quella del mondo di prima di essere diversi? Di essere la versione migliore di noi stessi? Più solidali, pieni di voglia di vivere e pronti ad affrontare una vita che viene nonostante le nostre nostalgie, quanto abbiamo da fare ancora per preservare e conservare la bellezza che ci circonda?

Non solo il paesaggio, i monumenti, i mari e i fiumi, le case antiche, i begli alberi secolari. Dobbiamo ancor più imparare a coltivare la bellezza e i doni dei bambini e dei giovani, le loro potenzialità, dobbiamo imparare a tenere in circolo la sapienza degli anziani, la maturità di noi baby-boomer che se anziani ancora non siamo presto lo saremo. Imparare ad amare tutte le età della vita nei volti di ciascuno, amare il bambino, il giovane uomo, l’uomo maturo tutti in un viso percorso di rughe e segni del tempo. Quel viso che abbiamo magari solo sognato, il viso di un padre scomparso troppo presto, di una madre che ha troppo sofferto.

Solo i bambini, i vecchi e i poeti non hanno paura delle tigri, sanno come si parla agli animali, portano il Cantico di San Francesco in ogni gesto quotidiano. Nella quotidiana gratitudine di essere vivi e di essere passati da questa terra e di averla amata.

Non scacciamo le tigri, stasera porterò la mia a fare conoscenza con i lupi e le aquile, lì ai piedi delle Montagne della Nebbia.

La sacerdotessa e il guerriero mi sorridono quando glielo dico. Si spostano appena e da dietro ognuno di loro, sbucano due tigri maestose, una è bianca, l’altra azzurra come la mela che la sacerdotessa tiene in mano.

Non conosco ancora il colore della mia, lo scoprirò tra poco e guarderò il tramonto da questa casa affollata di parole e ringraziamenti.

Si può credere o non credere in Dio, ma amare questo componimento di San Francesco non è così difficile, sono il cielo e il vento di oggi che me lo hanno riportato dal cuore.



«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.

A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.

Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.

Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita.

Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.

Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.

Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.

Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno premiati.

Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.

Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.

Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»




«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;

beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi' Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»


Le poesie di Nina Cassian sono tratte dal volume C’è modo e modo di sparire. Poesie 1945 – 2007. A cura di Ottavio Fatica. Traduzione di Anita Natascia Bemacchia e Ottavio Fatica. Adelphi 2013

La tigre assenza di Cristina Campo è tratta dall’omonima raccolta. Adelphi 1991


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