Il
tardo pomeriggio è sempre stato per me un momento proficuo per lo studio e la
scrittura. Una volta che ho iniziato posso continuare sino a notte fonda,
quando andavo a scuola e all'università, anche fino all'alba.
Inizia
così “l’ora bella” della giornata che ho già evocato in queste Cronache.
Una
volta che il lavoro quotidiano si ferma, conosco decine e decine di scrittori e
poeti e tutti, tranne rarissime eccezioni, hanno un secondo mestiere che gli
permette di vivere e di scrivere, si può scrivere con la massima libertà del
tempo che è di nuovo nostro e con la massima costrizione e disciplina che
qualunque attività intellettuale richiede, si può iniziare a scrivere.
Del mio
lavoro dirò soltanto, per il momento, che è un lavoro molto interessante, che
mi piace, che mi diverte persino e che ho avuto e ho la fortuna di poter
lavorare a casa in questi mesi, perché la tecnologia consente a me e alle mie
colleghe e a Beppe (l’unico uomo, perché c’è una decisa prevalenza di donne
nella nostra struttura), di lavorare a distanza e anche in questo modo di fare amicizia e di lavorare bene insieme (Ciao Greta che mi leggi!)
Dunque,
vivo in una bolla di mondo fortunata e molto vivace. Ma non scrivo solo per le
persone che conosco, certo i principali destinatari sono amiche e amici cui
voglio molto bene e con cui condivido passioni e lunghi percorsi di vita, come Danilo, Edoardo e Annalisa, Rossana, Maddalena e Lorenzo, che ho già citato nelle Cronache, come Edith che
scrive e ama i libri da quando era bambina, come Maurizio con cui ho affrontato
negli anni scorsi un percorso lavorativo tra i più delicati e difficili, scrivo
perché amo scrivere, perché voglio condividere il mio angolo di mondo reale e
immaginario con chi ama leggere.
Scrivere
è sempre un colloquio, una parola scambiata, una mano tesa. Tra le tante poesie
meta-poetiche che amo moltissimo, eccone una di Nina Cassian:
Poesia
Da
questa matita si diparte una strada di grafite
e sulla
strada passeggia una lettera, come un cane,
ed ecco
una parola come una città abitata
dove
forse arriverò domani.
Scrivere
è sempre intraprendere un cammino e fermarsi a chiacchierare con gli altri viaggiatori
e viandanti che ci hanno preceduto. Si fanno strani incontri man mano che si
procede ed è ancora Nina Cassian a scriverne:
Letteratura
Una
mela azzurra,
una
tigre verde -
quanto
basta per scriver libri di tutt’altro genere,
libri
con cieli rossi,
giungle
viola,
perché
qui come altrove tutto si rimescola.
Oh,
giocare alla Genesi, che spasso -
finché
la mela rossa non riappare
e la
tigre gialla striata e sinuosa non s’avventa
a
sgranocchiare quanto scritto nel frattempo.
Amo l’immagine
della tigre che sgranocchia le parole scritte, in maniera più ieratica e
solenne anche Cristina Campo ha evocato una tigre molto particolare:
Ahi che
la Tigre,
la
tigre Assenza,
o
amati,
ha
tutto divorato
di
questo volto rivolto
a voi!
La bocca sola
pura
prega
ancora
voi: di
pregare ancora
perché
la Tigre,
la
Tigre Assenza,
o
amati,
non
divori la bocca
e la
preghiera…
(La
poesia della Campo si chiude con questo verso, mentre in rete ne gira una
versione molto più lunga cui sono stati appiccicati versi di altre poesie.)
(Rossana,
ogni volta che riprendo in mano i libri della Campo tu appari come una visione
e continuiamo la nostra conversazione millenaria iniziata sui Navigli in un’altra
era.)
Ecco,
in questo fase storica, un giorno qualcuno studierà questa pandemia e molti tra
noi potranno raccontare ai nipoti “io c’ero, sono rimasta/o chiusa in casa per
undici settimane”, in questa incertezza che, in questo passaggio, in una vita
che sembra uguale a quella di prima passeggiando per le strade, ci sono in più
le mascherine, ma poi quando si guarda meglio, si notano i vestiti scombinati,
i capelli approssimativi, e spesso gli occhi sono vacui o ansiosi, ho sentito
in questi giorni che ci sono tigri che percorrono le strade e le mele azzurre
non sono allucinazioni, ma pianeti di un’altra realtà che già sta accadendo.
Non possiamo
mostrare i nostri sorrisi e così siamo tutti potenzialmente ostili a chi
incrociamo, le belle bocche delle donne non sfoggiano i lucenti rossetti della
nuova collezione estiva, niente sandali e borse da mare. Saremo capaci in
questa realtà che assomiglia a quella del mondo di prima di essere diversi? Di essere
la versione migliore di noi stessi? Più solidali, pieni di voglia di vivere e
pronti ad affrontare una vita che viene nonostante le nostre nostalgie, quanto
abbiamo da fare ancora per preservare e conservare la bellezza che ci circonda?
Non solo
il paesaggio, i monumenti, i mari e i fiumi, le case antiche, i begli alberi
secolari. Dobbiamo ancor più imparare a coltivare la bellezza e i doni dei
bambini e dei giovani, le loro potenzialità, dobbiamo imparare a tenere in circolo la
sapienza degli anziani, la maturità di noi baby-boomer che se anziani ancora
non siamo presto lo saremo. Imparare ad amare tutte le età della vita nei volti
di ciascuno, amare il bambino, il giovane uomo, l’uomo maturo tutti in un viso
percorso di rughe e segni del tempo. Quel viso che abbiamo magari solo sognato,
il viso di un padre scomparso troppo presto, di una madre che ha troppo
sofferto.
Solo i
bambini, i vecchi e i poeti non hanno paura delle tigri, sanno come si parla agli
animali, portano il Cantico di San Francesco in ogni gesto quotidiano. Nella quotidiana
gratitudine di essere vivi e di essere passati da questa terra e di averla
amata.
Non scacciamo
le tigri, stasera porterò la mia a fare conoscenza con i lupi e le aquile, lì
ai piedi delle Montagne della Nebbia.
La
sacerdotessa e il guerriero mi sorridono quando glielo dico. Si spostano appena
e da dietro ognuno di loro, sbucano due tigri maestose, una è bianca, l’altra
azzurra come la mela che la sacerdotessa tiene in mano.
Non conosco
ancora il colore della mia, lo scoprirò tra poco e guarderò il tramonto da
questa casa affollata di parole e ringraziamenti.
Si può
credere o non credere in Dio, ma amare questo componimento di San Francesco non
è così difficile, sono il cielo e il vento di oggi che me lo hanno riportato
dal cuore.
«Altissimo,
Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni
benedizione.
A te
solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato
sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor
fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce.
E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.
Lodato
sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare
preziose e belle.
Lodato
sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello
nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature
dai vita.
Lodato
sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e
pura.
Lodato
sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte.
Egli è bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato
sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci
mantiene: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.
Lodato
sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano
malattie e sofferenze.
Beati
quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno
premiati.
Lodato
sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun
essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato
mortale.
Beati
quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. In
questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.
Lodate
e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»
«Altissimu,
onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne
benedictione.
Ad te
solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato
sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande
splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato
si', mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et
pretiose et belle.
Laudato
si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne
tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato
si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et
casta.
Laudato
si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è
bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato
si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato
si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo
infirmitate et tribulatione.
Beati
quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato
si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente
pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali;
beati
quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l
farrà male.
Laudate
et benedicete mi' Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate»
Le
poesie di Nina Cassian sono tratte dal volume C’è modo e modo di sparire. Poesie 1945 – 2007. A cura di Ottavio
Fatica. Traduzione di Anita Natascia Bemacchia e Ottavio Fatica. Adelphi 2013
La tigre assenza di Cristina Campo è tratta dall’omonima
raccolta. Adelphi 1991
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