venerdì 15 maggio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/68: scrivere a lume di candela


Scrivo a lume di candela, più tardi copierò se l’elettricità sarà tornata, se sarò riuscita a scrivere in questa atmosfera rarefatta dove le fiammelle danzano seguendo un valzer segreto e io mi esercito a questa piccola privazione della luce, io che sono ossessionata dalla dialettica tra luce e ombra e tutta la mia poesia ne è attraversata.

Non sono ancora andata nella Casa delle Parole, immagino che lì stiano tutti bene, le regole fisiche e metafisiche di questa forma della realtà sono diverse lì, ai piedi delle Montagne della Nebbia. Vorrei che almeno i lupi fossero qui a farmi compagnia, ma oggi è stata una giornata piena di silenzio e nuvole, di una luce diradata, oscurata dal cattivo tempo, impregnata dalla pioggia violenta che ha scosso la città la scorsa notte.

Prima riflessione, il nostro è un mondo complesso e al contempo fragile. Senza elettricità niente telefono cellulare, Internet, telefono fisso, acqua calda. Tutte comodità che diamo per scontate ma che basta un temporale violentissimo a dissolvere. Quando la luce è tornata intorno alle 21, cioè diciotto ore dopo l’inizio del blackout, molti dei miei vicini si sono affacciati dalle ringhiere a battere le mani e a esultare. Sono uscita anch'io e ho salutato le vicine dell’ultimo piano che stavano fuori con i loro cani enormi e festanti.

Seconda riflessione, posso abituarmi, anzi riabituarmi a vivere senza la maggior parte degli oggetti tecnologici così preziosi. Tablet, cellulare, Internet, torno ai tempi dell’infanzia in cui c’erano i telefoni duplex e in casa si usavano candele a bassa intensità per consumare poca energia. In vacanza ho vissuto in case senza acqua corrente e i cui bagni erano in cortili anche distanti. Posso abituarmi a vivere una vita fatta di poche cose, perché per scrivere non c’è bisogno di molto.


Poco, mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole.

 La poesia è fatta di poco, non ha neanche bisogno di carta e penna, a volte bastano solo la memoria e la voce, come facevano Anna Achmatova e Osip Mandel'štam che imparavano a memoria i versi e accartocciavano e gettavano nel fuoco le pagine scritte.

Questa giornata mi ha concesso una discesa ancora più profonda e vasta in me e nella mia immaginazione, ho riletto molta poesia per poter scegliere cosa intrecciare in questa Cronaca e questa è la seconda poesia che ho scelto


Dentro di noi c’è un così profondo silenzio
Nessun respiro più.

Come quando il vento del mattino
ha avuto ragione
dell’ultima candela.
Dentro di noi c’è un così profondo silenzio
che una cometa
diretta verso la notte delle figlie delle nostre figlie,
la sentiremmo.


Mi stavo preparando a una notte insonne perché ho dormito nel pomeriggio avvolta in una luce tenue che ancora di più mi ha fatto sentire la mancanza della tua voce, perché volevo scrivere come facevano i poeti un tempo e poi la luce è tornata, il disagio si è ritirato. Ho spento le candele, ho acceso il computer, ti ho telefonato e che allegria sentire la tua voce così cara e amata.

Saluto i poeti, le candele, i miei lettori, scelgo un libro da leggere prima di dormire, un’ultima poesia per salutare la notte che viene.



... perch’io, che nella notte abito solo,
anch’io, di notte, strusciando un cerino
sul muro, accendo cauto una candela
bianca nella mia mente − apro una vela
timida nella tenebra, e il pennino
strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo
e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto
che mi bagna la mente...



Questa poesia è di Giorgio Caproni, tratta da Il seme del piangere, Garzanti 1959

Poco mi serve è una poesia di Velimir Chlebnikov
47 poesie facili e una difficile
a cura di Paolo Nori
Quodlibet 2009


La prima poesia è di Philippe Jaccottet
Alla luce d'inverno
Pensieri sotto le nuvole
traduzione di Fabio Pusterla
Marcos y Marcos 1997


Plus aucun souffle.

Comme quand le vent du matin
a eu raison
de la dernière bougie.

Il y a en nous un si profond silence
qu’une comète
en route vers la nuit des filles de nos filles,
nous l’entendrions.

Nessun commento: