Mi
duole la città oggi, mi duole a causa del rumore, dell’aria calda della tarda
primavera già vestita d’estate. Mi dolgono gli uccellini che cantano nelle
gabbie e anche quelli nei nidi sull'albero bellissimo. I pioppi hanno ripreso
la fioritura dove l’avevano interrotta prima delle piogge, il gelsomino
impregna ogni refolo di vento e io non so proprio cosa scrivere oggi se non di questa
sensazione di non conoscere più la mia città e i suoi abitanti.
Il
quaderno delle citazioni me ne offre una interessante di Amal Hanano, blogger e
scrittrice siriana che scrive sotto pseudonimo:
“Ogni
città è sospesa tra realtà e immaginazione, governata da leggi assurde, con
l'effetto di ricordare al lettore che una città può essere assorbita solo
attraverso brevi sguardi, ciascuno dei quali si fissa a un oggetto, una storia
o un ricordo”.
Brevi sguardi, un oggetto, una storia o un ricordo, una città sospesa tra realtà e immaginazione, sembra proprio che queste parole siano state scritte per me che vago tra almeno due mondi e due dimensioni. So che da qualche parte ai piedi delle Montagne della Nebbia c’è una città che non ho ancora visitato, so che anche in cima alle Montagne c’è una città fortificata. E un’altra città si apre sul mare proprio oltre il giardino della Casa delle Parole.
Brevi sguardi, un oggetto, una storia o un ricordo, una città sospesa tra realtà e immaginazione, sembra proprio che queste parole siano state scritte per me che vago tra almeno due mondi e due dimensioni. So che da qualche parte ai piedi delle Montagne della Nebbia c’è una città che non ho ancora visitato, so che anche in cima alle Montagne c’è una città fortificata. E un’altra città si apre sul mare proprio oltre il giardino della Casa delle Parole.
Non ho
che l’imbarazzo della scelta e prima o poi andrò a consultare Italo Calvino e
le sue città invisibili.
Ma oggi
l’unico rimedio a questa inquietudine è camminare, perché l’idea di dover
restare intrappolata nei confini della Lombardia comincia a essere più che un
pensiero ma una probabilità, con i numeri di nuovi contagi e decessi chi mai
dovrebbe volere noi lombardi in giro per il proprio territorio? Tutto quello
che posso fare è andare a zonzo con Paul Auster e così esco di casa:
“Per fare quello che
fai hai bisogno di camminare. È camminare che ti porta le parole, che ti
permette di sentire il ritmo delle parole mentre le scrivi nella tua mente. Un
piede avanti, poi l’altro piede, il doppio battito di tamburo del tuo cuore.
Due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, due piedi. Questo, e poi
quello. Quello, e poi questo. Scrivere incomincia nel corpo, è la musica del
corpo, e anche se le parole hanno significato, possono a volte avere
significato, è nella musica delle parole che i significati hanno inizio. Siedi
alla tua scrivania per scrivere le parole, ma nella mente stai ancora
camminando, sempre camminando, e quello che senti è il ritmo del tuo cuore, il
battito del tuo cuore. Mandel'štam: “Mi chiedo quante paia di sandali avrà
consumato Dante mentre lavorava alla Commedia”. Scrivere come forma
minore di danza”.
Cammino, mi fermo, cerco
una panchina, leggo un paio di pagine, mi distraggo ricomincio a camminare. Quanti
passi per arrivare sino a casa tua? Quanti passi per vedere le tue piante e il
tuo giardino? I tuoi occhi diventano l’approdo ai miei e mi distraggo dalla
passeggiata e torno a casa per scrivere, ma il cammino e quei passi che non
posso contare mi danno la direzione per questa Cronaca recalcitrante. Cerco una
poesia per congedarmi e continuare a pensare ai tuoi occhi che la realtà tiene
lontano dai miei.
Una poesia è sempre una
risposta anche se nessuno ha ancora formulato la domanda.
Il mondo è come appare
dinanzi ai miei cinque sensi,
e dinanzi ai tuoi che sono
come l'approdo dei miei.
Nostro non è il mondo
degli altri: non è lo stesso.
Letto dell'acqua ch'io sono,
tu, noi due, siamo il fiume
che laddove è più profondo
più lento e limpido appare.
Immagini della vita:
via via che le riceviamo,
ci accolgono consegnate
più strettamente a un ritmo.
Ma le cose si formano
coi nostri stessi deliri.
L'aria ha la dimensione
del cuore che io respiro
e il sole è come la luce
con la quale io lo sfido.
Agli occhi degli altri, ciechi,
oscuri, sempre deboli,
guardiamo all'interno sempre,
vediamo dal più intimo.
Fatica e amore mi costa
così con me, con te vedere;
apparire, come l'acqua
con la sabbia, sempre uniti.
Nessuno mi vedrà intero,
nessuno è come lo guardo.
Siamo più di ciò che vediamo,
meno di ciò che indaghiamo.
Qualche vicenda di tutti
inavvertita trascorre.
Nessuno ci ha veduti.
Ciechi di tanto vedere,
nessuno abbiamo veduto.
dinanzi ai miei cinque sensi,
e dinanzi ai tuoi che sono
come l'approdo dei miei.
Nostro non è il mondo
degli altri: non è lo stesso.
Letto dell'acqua ch'io sono,
tu, noi due, siamo il fiume
che laddove è più profondo
più lento e limpido appare.
Immagini della vita:
via via che le riceviamo,
ci accolgono consegnate
più strettamente a un ritmo.
Ma le cose si formano
coi nostri stessi deliri.
L'aria ha la dimensione
del cuore che io respiro
e il sole è come la luce
con la quale io lo sfido.
Agli occhi degli altri, ciechi,
oscuri, sempre deboli,
guardiamo all'interno sempre,
vediamo dal più intimo.
Fatica e amore mi costa
così con me, con te vedere;
apparire, come l'acqua
con la sabbia, sempre uniti.
Nessuno mi vedrà intero,
nessuno è come lo guardo.
Siamo più di ciò che vediamo,
meno di ciò che indaghiamo.
Qualche vicenda di tutti
inavvertita trascorre.
Nessuno ci ha veduti.
Ciechi di tanto vedere,
nessuno abbiamo veduto.
Miguel Hernandez
El
mundo es como aparece
ante
mis cinco sentidos,
y ante los tuyos que son
las orillas de los míos.
El
mundo de los demás
no es
el nuestro: no es el mismo.
Lecho
del agua que soy,
tú, los dos, somos el río
donde
cuanto más profundo
se ve
más despacio y límpido.
Imágenes
de la vida:
cada
vez las recibimos,
nos
reciben entregados
más
unidamente a un ritmo.
Pero
las cosas se forman
con
nuestros propios delirios.
El aire
tiene el tamaño
del
corazón que respiro
y el
sol es como la luz
con que
yo le desafío.
Ciegos
para los demás,
oscuros,
siempre remisos,
miramos
siempre hacia adentro,
vemos
desde lo más íntimo.
Trabajo
y amor me cuesta
conmigo
así, ver contigo:
aparecer,
como el agua
con la
arena, siempre unidos.
Nadie
me verá del todo
ni es
nadie como lo miro.
Somos
algo más que vemos,
algo
menos que inquirimos.
Algún
suceso de todos
pasa
desapercibido.
Nadie
nos ha visto. A nadie
ciegos
de ver, hemos visto.
Le prime due citazioni sono tratte da
Amal Hanano
Aleppo città invisibile
su Internazionale 980 del 21 dicembre 2012
Aleppo città invisibile
su Internazionale 980 del 21 dicembre 2012
Paul Auster
Diario d'inverno
traduzione di Massimo
Bocchiola
Einaudi 2012
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