A volte il
giorno inizia nel cuore della notte, è buio, inizia a piovere, all’improvviso
fa freddo.
Non sempre
abbiamo il conforto di un amore che dorme vicino, di un figlio o di un gatto.
Il buio
avvolge ogni cosa e riporta allo stato naturale la vera essenza delle cose.
Tutto è
opaco, denso e impastato in una materia che non distinguiamo dal sogno.
Mi chiedo se
il buio e l’oscurità siano la stessa cosa. Non, non lo sono.
Mi chiedo se
l’ombra sia la stessa cosa di buio e oscurità, di nuovo la risposta è no.
Il buio è lo
stato primigenio dell’universo, l’oscurità e una qualità del buio che offusca
la luce e la materia.
L’ombra è l’azione
combinata di luce e materia, la dialettica poetica tra il buio e la luce.
Ma da dove ha
origine la luce se l’universo è buio?
L’energia da
cui la luce scaturisce, la vibrazione che origina la luce è una fuga dal buio.
Tanto più la
materia è densa e oscura tanto più la luce fugge con impeto e va a cercare quella
materia che ha forma di mondo e assetata si getta su di noi.
Solo attraverso
i nostri corpi, i corpi degli oggetti, degli animali e delle nuvole la luce può
esprimersi in tutta la sua gloria, in quella esplosione di bellezza che ci fa
adorare il calore delle giornate estive e l’azzurrità di quelle primaverili.
Amiamo così
tanto la luce da avere scoperto il fuoco e inventato l’elettricità.
Ma il buio è
sempre laggiù, dal luogo da cui si fugge.
A volte una
combinazione tra quel buio originario, nuvole pellegrine ferme sulla città e la
mancanza di elettricità fanno piombare il mondo in una dimensione di incertezza
dove persino l’asfalto impregnato di pioggia è più rassicurante del cielo.
Cielo implacabile,
spinge verso il basso, attanaglia il corpo, impedisce quasi la circolazione del
sangue.
Nella casa
affollata i lupi, il re e il poeta con la sacerdotessa si difendono con il
fuoco acceso nel camino e con le candele.
Ma qui, nella
città silenziosa siamo in preda di tutti i furori degli elementi e la casa è un
luogo dove l’oscurità divora pian piano la forma delle cose.
Le ore non
passano, è una leggenda che il tempo abbia un andamento lineare.
Il tempo è un
gorgo dal quale ogni tanto usciamo per poi sprofondare ancora e ancora.
Senza la luce
siamo indifesi, senza l’ombra niente ha più senso.
La tua voce
dista millenni da questa stanza e io non ti sento, non so più dove sei e cosa
tu stia facendo.
Aspetto seduta
su una riva di questo fiume lento, forse lo Stige ha questo stesso aspetto.
Dal mondo non
arrivano rumori o voci, solo la pioggia canta la sua misteriosa canzone e cerca
di accarezzare le mie mani nervose.
Poi è la luce,
all'improvviso e finalmente la tua voce cara che dà forma a ogni ombra e
sostiene la rosa piegata dall'acqua e pure il gelsomino si scrolla di dosso la
pioggia noiosa e risponde al tuo richiamo.
Sì, sono io
ti stavo aspettando, finalmente sei arrivato.
Ma ti ho mai
detto che l’esperienza della luce è la gemella non del buio ma dell’ombra?
Tu sapevi già
queste cose, insieme le abbiamo ordinate, riportate alla loro giusta
dimensione.
Un giorno di
pioggia è solo un giorno di pioggia.
Ogni pomeriggio
tornerò a ricordarlo ai gelsomini e alle rose.
Ogni pomeriggio
mi sarai accanto e riderai con me e la pioggia sarà sconfitta e il buio si
ritirerà.
Il sole non
ha bisogno di un cielo sopra di noi per ardere, basta il tuo petto ampio ad
accoglierlo.
Le stelle non
hanno bisogno di aspettare che il cielo si conformi alla loro luce millenaria,
alle stelle bastano i miei occhi per splendere quando ti guardo.
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