lunedì 11 maggio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/64: l’esperienza del buio, l’esperienza della luce


A volte il giorno inizia nel cuore della notte, è buio, inizia a piovere, all’improvviso fa freddo.

Non sempre abbiamo il conforto di un amore che dorme vicino, di un figlio o di un gatto.

Il buio avvolge ogni cosa e riporta allo stato naturale la vera essenza delle cose.

Tutto è opaco, denso e impastato in una materia che non distinguiamo dal sogno.

Mi chiedo se il buio e l’oscurità siano la stessa cosa. Non, non lo sono.

Mi chiedo se l’ombra sia la stessa cosa di buio e oscurità, di nuovo la risposta è no.

Il buio è lo stato primigenio dell’universo, l’oscurità e una qualità del buio che offusca la luce e la materia.

L’ombra è l’azione combinata di luce e materia, la dialettica poetica tra il buio e la luce.

Ma da dove ha origine la luce se l’universo è buio?

L’energia da cui la luce scaturisce, la vibrazione che origina la luce è una fuga dal buio.

Tanto più la materia è densa e oscura tanto più la luce fugge con impeto e va a cercare quella materia che ha forma di mondo e assetata si getta su di noi.

Solo attraverso i nostri corpi, i corpi degli oggetti, degli animali e delle nuvole la luce può esprimersi in tutta la sua gloria, in quella esplosione di bellezza che ci fa adorare il calore delle giornate estive e l’azzurrità di quelle primaverili.

Amiamo così tanto la luce da avere scoperto il fuoco e inventato l’elettricità.

Ma il buio è sempre laggiù, dal luogo da cui si fugge.

A volte una combinazione tra quel buio originario, nuvole pellegrine ferme sulla città e la mancanza di elettricità fanno piombare il mondo in una dimensione di incertezza dove persino l’asfalto impregnato di pioggia è più rassicurante del cielo.

Cielo implacabile, spinge verso il basso, attanaglia il corpo, impedisce quasi la circolazione del sangue.

Nella casa affollata i lupi, il re e il poeta con la sacerdotessa si difendono con il fuoco acceso nel camino e con le candele.

Ma qui, nella città silenziosa siamo in preda di tutti i furori degli elementi e la casa è un luogo dove l’oscurità divora pian piano la forma delle cose.

Le ore non passano, è una leggenda che il tempo abbia un andamento lineare.
Il tempo è un gorgo dal quale ogni tanto usciamo per poi sprofondare ancora e ancora.

Senza la luce siamo indifesi, senza l’ombra niente ha più senso.

La tua voce dista millenni da questa stanza e io non ti sento, non so più dove sei e cosa tu stia facendo.

Aspetto seduta su una riva di questo fiume lento, forse lo Stige ha questo stesso aspetto.

Dal mondo non arrivano rumori o voci, solo la pioggia canta la sua misteriosa canzone e cerca di accarezzare le mie mani nervose.

Poi è la luce, all'improvviso e finalmente la tua voce cara che dà forma a ogni ombra e sostiene la rosa piegata dall'acqua e pure il gelsomino si scrolla di dosso la pioggia noiosa e risponde al tuo richiamo.

Sì, sono io ti stavo aspettando, finalmente sei arrivato.

Ma ti ho mai detto che l’esperienza della luce è la gemella non del buio ma dell’ombra?

Tu sapevi già queste cose, insieme le abbiamo ordinate, riportate alla loro giusta dimensione.

Un giorno di pioggia è solo un giorno di pioggia.

Ogni pomeriggio tornerò a ricordarlo ai gelsomini e alle rose.

Ogni pomeriggio mi sarai accanto e riderai con me e la pioggia sarà sconfitta e il buio si ritirerà.

Il sole non ha bisogno di un cielo sopra di noi per ardere, basta il tuo petto ampio ad accoglierlo.

Le stelle non hanno bisogno di aspettare che il cielo si conformi alla loro luce millenaria, alle stelle bastano i miei occhi per splendere quando ti guardo.

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