Il viaggio tra
la casa affollata e la casa nella città silenziosa è molto breve.
Mi basta
uscire dalla porta che si affaccia sulle Nebbie e con pochi passi ritorno nella
casa del mio hortus conclusus.
Qui posso
vedere se il gelsomino è entrato nella piena fioritura, se l’albero bellissimo
si è riempito di foglie, se i libri si sono moltiplicati nei loro modi
singolari di riprodursi e in effetti ne trovo sul tavolo della cucina più di
quanti non ricordassi di averne lasciati.
La città è
ancora molto silenziosa, tranne che per il suono delle sirene che fende l’aria fresca
cui si appendono le nuvole.
Esco a
passeggiare in compagnia di Siri Hustvedt:
“Le radici
della quercia sporgevano dalla ripida scarpata alle spalle della nostra casa, e
si attorcigliavano creando un seggio regale, dove una sovrana poteva sedersi e
contemplare il suo regno e perdersi in fantasticherie lasciando che i suoi
pensieri veleggiassero verso l’inesprimibile e il sacro, e a quel punto io non
ero più «io» ma un essere disseminato nel fruscio delle fronde che si muovevano
in alto e nell'umido odore del letto del torrente e nei rami fradici che si
andavano disfacendo e nei punti in cui la luce del sole saltava fra le foglie
di equiseto. Quell'essere trascendente aveva la testa leggera come un
palloncino pieno d’elio e saliva su, su, su, fra nuvole costellate di
scintille. Ma gli strani viaggi che facevo fuori di me erano un segreto. Li
conservavo in una tasca speciale sotto le costole, una tasca che solo Dio e gli
angeli potevano vedere”.
Non ho la
quercia della mia infanzia da circumnavigare ma il mio albero bellissimo mi
aspetta.
Lo accarezzo,
appoggio la mano sulla mia impronta come faccio da più di trenta anni, non ho
scavato io quella forma nella corteccia, era già lì e io ho solo dovuto
appoggiare la mano e sentire l’energia vitale dell’albero che mi attraversava e
scambiare con lui quelle mute riflessioni che negli anni ci hanno legato. Anche
questo è un segreto che ho tenuto per me per così tanto tempo.
Chiedo all’albero
se vuole venire con me sull'Altipiano della Luna, proprio a ridosso delle
Montagne della Nebbia.
Ma l’albero
scuote le fronde verdeggianti e mi dice che gli piace stare dov’è, a conversare
con i gelsomini e con le rondini, a solleticare le nuvole più basse e a fare
fronte contro il vento anziché assecondarlo. Le sue radici sono ormai arrivate
alle due piazze su cui sbucano le vie ad angolo dove si erge la casa, sotto la
superficie ha conosciuto molte creature e non si annoia mai. Così è la vita di
un albero, sembra immobile ma è tutto un fervere di vita sopra e sotto e tutto
intorno.
Anche le due
antiche querce che si erigevano davanti al palazzo di uffici dove ho lavorato
tantissimi anni avevano questa vita sotterranea:
Dall’occaso
Ho
visto le due querce
dopo
sedici anni, erano
lì
anche allora, mattina
dopo
mattina. Ma ieri
le ho
viste la prima volta
mentre
la nebbia mista a
buio
calava su noi. Due
tronchi
forti, lontani, più
scuri
della notte, con i rami
tutti
intrecciati. Sotto la terra
sentivo
le radici stringersi
nell’abbraccio
immortale di
chi ama
senza essere visto.
Sopra
il cielo le tue foglie
accarezzavano
le mie.
Saluto l’acero
riccio con un’altra carezza e mi incammino verso il giardino dove adesso si può
entrare. I lupi mi hanno raggiunta e vogliono venire con me, accarezzo il lupo
sul muso e subito la lupa mi sfiora con una zampa perché anche lei vuole
sentire il tocco della mia mano e io l’accontento.
Il giardino è
vuoto, niente bambini che corrono, niente anziani che prendono il sole a occhi
chiusi. Ci fermiamo alla fontanella dove l’acqua scorre senza sosta. Qui a
Milano le chiamano “vedovelle”, forse perché il flusso dell’acqua ricorda il
pianto inconsolabile delle vedove, o “draghi verdi” perché l’acqua esce da una
testa di drago.
La città è
talmente vuota e frastornata per la lunga clausura che nessuno bada a me e ai
lupi, forse i passanti credono che si tratti di cani e quindi neanche si
fermano a guardare.
Torniamo a
casa e i lupi mi aspettano in cortile, raccolgo qualche libro che ho promesso
al poeta e alla sacerdotessa e poi ritorniamo nel giardino della casa
affollata, il passaggio è semplice, bisogna attraversare il giardino della
città silenziosa all'incrocio delle strade dove passavano gli operai.
I lupi se ne
vanno di corsa a rotolarsi nei prati pieni di fiori, io guardo le montagne che
sono verdi e blu di solito a quest’ora, mentre oggi a causa delle nuvole sono
grigie e argento, così una poesia si presenta alla porta:
Cime grigie
A mano a mano
che il giorno cala il paesaggio si
semplifica. Cancella alberi, scava ombre elementari, è
una terra più concisa.
La concisione è un grande pregio; ma dire meno,
meno ancora…
Lo spazio chiede silenzio. Tramonta. Guarda le
cime grigie, guarda le nubi che si disfano, gli strappi
scuri nella trama delle nuvole. Guarda la luce come li
riempie, come penetra nei vuoti…
La luce ama le carenze, i buchi neri che la attirano
nel buio.
semplifica. Cancella alberi, scava ombre elementari, è
una terra più concisa.
La concisione è un grande pregio; ma dire meno,
meno ancora…
Lo spazio chiede silenzio. Tramonta. Guarda le
cime grigie, guarda le nubi che si disfano, gli strappi
scuri nella trama delle nuvole. Guarda la luce come li
riempie, come penetra nei vuoti…
La luce ama le carenze, i buchi neri che la attirano
nel buio.
È ora di rientrare, non so ancora chi troverò nella casa, anche se il messaggero
ha annunciato che Giovanna d’Arco arriverà con il suo esercito e le visioni.
Cosa ne penseranno, il re che aspetta la sua regina, il poeta e la sacerdotessa
che parlano fitto fitto davanti al fuoco?
Nessuno si gira a salutarmi, non ce n’è bisogno, tutti conosciamo i
respiri e i pensieri degli altri.
La casa siamo noi in questo tempo sospeso tra un mondo scomparso e l’altro
non ancora nato.
Le poesie di oggi sono:
Dall’occaso
Elena Petrassi
Sillabario della Luce
Moretti&Vitali editore
2007
Cime grigie
Danilo Bramati
Il fiore dell'assenza
Atì editore 2016
Il fiore dell'assenza
Atì editore 2016
Il brano di Siri Hustvedt è tratto da
Ricordi dal futuro
traduzione di Laura Noulian
Einaudi 2019
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