mercoledì 1 aprile 2020

Cronache dall'anno senza Carnevale/24: quando l’oceano diventa mare


Le spiagge piatte dell’Adriatico marchigiano con il Monte Conero in alto verso nord, le spiagge pugliesi di dune di sabbia, vongole e piccoli pesci vicino a riva e poi gli scogli della costiera giù fino al tacco d’Italia, le morbide spiagge della Calabria Ionica e quelle, un tempo più selvagge, di quella tirrenica. La bellezza mozzafiato degli scogli siciliani di Aci Trezza e Aci Castello, la sabbia dorata di Cefalù. La costiera amalfitana e quella laziale. La Toscana e l’adorata Liguria da Levante a Ponente. Compilando l’ennesima lista tra i miei luoghi preferiti ci sono sempre località marine con relative spiagge. Dal Ponente ligure sono scesa fino alla Costa Azzurra e giù per il Golfo del Leone fino a Colliure e su per i Pirenei e i Paesi Baschi francesi, Biarritz e Bayonne, Saint-Jean de Lutz. E a salire la magnifica Dune de Pylat in Gironda, che è la più alta duna d’Europa. E le partenze in traghetto per Irlanda e Gran Bretagna e con una capriola tornare nell’alto Adriatico a Trieste e poi in Croazia nell’isola di Lussino. Le isole greche, Kastell Orizo e Folegandros e Paros; e le isole minori italiane Eolie ed Egadi; Lampedusa e Pantelleria. E di un nuovo un salto verso l’atlantico bretone con le isole di Ouessant e Belle-Île… (continua)

L’arcipelago della mia memoria è costellato da isole e spiagge, estuari e delta dei fiumi, laghi e torrenti. Mi piacerebbe riuscire a scrivere dei micro-racconti per ognuno di questi luoghi.

Vorrei scrivere del perché il mare non è l’oceano, perché oceanico è un aggettivo che ci sovrasta e travolge, che evoca l’infinito e le profondità, mentre marino riporta alla mente una piacevole brezza e porti sicuri. Il Mar Mediterraneo è per me un universo raccolto e compiuto, pieno di vita e di speranza, così come di mistero e naufragi.

Per questa sera mi congedo con un frammento di lettera che Rilke scrisse alla poetessa russa Marina Cvetaeva, dove l’oceano è metaforico, perché un sentimento oceanico è qualcosa che tutti abbiamo conosciuto.

Ho aperto l’atlante (per me la geografia non è una scienza, ma un insieme di rapporti di cui mi affretto ad approfittare) ed ecco, tu sei già segnata nella mia mappa interiore: da qualche parte fra Mosca e Toledo, ho creato uno spazio per l’impeto del tuo oceano.”

Tratta dall’epistolario a tre
Rainer Maria Rilke - Marina Cvetaeva - Boris Pasternak
Il settimo sogno. Lettere 1926
Editori Riuniti 1980
edizione italiana a cura di Serena Vitale

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