Come
affrontare la pioggia? Come affrontare uno scroscio? Come affrontare un’intera
giornata o la notte che viene, sotto l’acqua?
Il tempo in
cui la pioggia si manifesta non è indifferente, ci spinge alla fuga o al gioco,
alla contemplazione o al rifugio nel profondo di noi stessi.
Il re è
uscito a passeggiare nei campi in compagnia dei lupi anche se il cielo striato
di grigio preannunciava l’arrivo di una pioggia sottile.
Così è stato
e questa pioggia di primavera, che evapora non appena tocca il suolo, invita
alla corsa e al gioco come stanno facendo i lupi e il re.
Quando corriamo,
saltiamo, ci rotoliamo nei prati, la nostra età anagrafica sparisce e i bambini
e i lupacchiotti che siamo stati, riprendono la scena e giocano, giocano come
se non ci fosse nient’altro che importa al mondo.
Diverso è decidere
di camminare sotto lo scroscio di un temporale estivo. Lo avete mai fatto? Io sì,
quando ero adolescente, e una parte di me continua a essere adolescente, quando
lo stupore del mondo è tutt'uno con il nostro spirito e i nostri desideri.
L’adolescenza
è una terra di nessuno attraversata da fulmini e scrosci di pioggia improvvisa.
In quell'ormai
remoto pomeriggio di agosto un temporale minaccioso, così com'erano i temporali
di un tempo, aveva oscurato il cielo e allagato le strade.
Nelle estati
della mia adolescenza ho lavorato nel palazzo di Via Manzoni 31 a Milano dove
ora c’è l’hotel Armani e che all'epoca era un palazzo di uffici.
Nonostante la
pioggia avevo continuato a camminare a piedi attraversando il centro sino ad
arrivare in piazza Castello. Pioveva talmente tanto che facevo fatica a
respirare, ma la sensazione della pioggia che si infrangeva sulla pelle nuda
delle braccia e delle gambe, mi basta chiudere gli occhi per sentirla ancora. Quando
sono scesa in metropolitana, uno strascico di acqua sgocciolava dai vestiti che
mi si erano appiccicati addosso e dai capelli lunghissimi e tutti arruffati. Mi
ero guardata per un attimo nel riflesso dei finestrini e avevo intravisto una
giovane e bella ragazza dall'aria fiera e selvaggia in compagnia di una lupa altrettanto
arruffata e giovane.
I temporali
estivi è bello viverli anche da una finestra o dal divano e sentire le gocce
che battono sui vetri, si infrangono sulle foglie e poi scivolano verso la
terra.
Ho un ricordo
vivido di un temporale che aveva avvolto un albero di fico maestoso il cui
profumo invadeva l’aria del giardino per diversi mesi ogni anno.
Quando la
pioggia iniziava a diminuire pareva di poter contare ogni goccia e di
accompagnarla nel nuovo regno sotterraneo che la stava aspettando.
Man mano che
il rumore scemava, un sonno come di fiaba prendeva il sopravvento e potevo
addormentarmi certa che solo sogni di carta di riso mi avrebbero visitata.
Di notte,
invece, la pioggia può essere foriera di accese nostalgie, soprattutto se siamo
soli, soprattutto se cerchiamo la presenza di qualcuno che amiamo e che non è
con noi.
Ma ora non è
ancora notte, il re è fuori nella brughiera ai piedi delle Montagne della
Nebbia e i lupi non lo lasceranno solo.
Posso sedermi
al mio tavolo e iniziare a scrivere una nuova Cronaca.
Anche il congedo
di oggi è poetico e molto piovoso. I versi, della superlativa scrittrice e
poetessa canadese Anne Michaels, sono tradotti da Francesca Romana Paci e
tratti dal volume Quello che la luce
insegna.
La pioggia crea la sua
notte
La pioggia crea la sua notte, lunghe mattinate con le
lampade
accese.
Erba lunga di spiaggia incollata al pavimento vicino alle tue
scarpe,
polline della scorsa estate si alza da zanzariere bagnate.
Questo è ordine, questi cumuli che riempiono spiazzi fra noi,
indumenti aggrappati alle sedie, le tue scarpe in un guscio
di fango.
La pioggia forte ha un odore come se venisse dalla terra.
La luce umana dentro le nostre finestre, calma aranciata
di stanze viste dall'esterno. Il posto dove ci diamo da soli,
dandoci al sonno. Circondati dalla garanzia verde di una foresta,
dal tulle di ferro di cielo e mare,
mentre la notte, la pioggia, fila giù attraverso gli alberi.
accese.
Erba lunga di spiaggia incollata al pavimento vicino alle tue
scarpe,
polline della scorsa estate si alza da zanzariere bagnate.
Questo è ordine, questi cumuli che riempiono spiazzi fra noi,
indumenti aggrappati alle sedie, le tue scarpe in un guscio
di fango.
La pioggia forte ha un odore come se venisse dalla terra.
La luce umana dentro le nostre finestre, calma aranciata
di stanze viste dall'esterno. Il posto dove ci diamo da soli,
dandoci al sonno. Circondati dalla garanzia verde di una foresta,
dal tulle di ferro di cielo e mare,
mentre la notte, la pioggia, fila giù attraverso gli alberi.
Rain Makes Its Own Night
Rain makes its own night, long mornings with the lamp
left
on.
Lean bean grass sticks to the floor near your shoes,
last summer’s pollen rises from damp metal screens.
This is order, this clutter that fills clearings between us,
clothes clinging to chairs, your shoes in a muddy grip.
The hard rain smells like it comes from the earth.
the human light in our windows, the orange stillness
of rooms seen from outside. The place we fall to alone,
falling to sleep. Surrounded by a forest’s green assurance,
the iron gauze of sky and sea,
while night, the rain, pulls itself down through the trees.
on.
Lean bean grass sticks to the floor near your shoes,
last summer’s pollen rises from damp metal screens.
This is order, this clutter that fills clearings between us,
clothes clinging to chairs, your shoes in a muddy grip.
The hard rain smells like it comes from the earth.
the human light in our windows, the orange stillness
of rooms seen from outside. The place we fall to alone,
falling to sleep. Surrounded by a forest’s green assurance,
the iron gauze of sky and sea,
while night, the rain, pulls itself down through the trees.
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