sabato 18 aprile 2020

Cronache dall'anno senza Carnevale/41: la custode della carta ritratta al suo tavolo

Sono seduta al tavolo, in silenzio, se anche parlassi chi mi risponderebbe?

Sul tavolo di legno ho riposto un mazzo di fogli azzurri, un quaderno con la copertina marmorizzata bianca e nera, un quotidiano, un mazzo di carte, un bicchiere blu e azzurro, un piatto giallo, un foglio illustrato con fiori stilizzati per impacchettare, un libro con la copertina rossa, un libro con la copertina nera, una vecchia fotografia in bianco e nero degli anni Sessanta, un calendario dell’anno passato, un’agenda dell’anno senza Carnevale, una cartelletta con l’elastico di cartoncino grigio, una lettera scritta a mano, un mazzo di foglietti di appunti ingialliti dal tempo, tanti ritagli di vecchi giornali.

Cosa sarebbe la mia vita senza la carta?

Immagino di far sparire tutti questi oggetti, potrei vivere senza?

Certo, posso scrivere sul mio IPad o sul mio IPhone o sul mio pc. Tutto potrebbe sparire tranne la carta per impacchettare, il piatto e il bicchiere. Tutti gli altri oggetti servono solo come supporti alla scrittura e alle immagini.

Allora adesso sono con un tavolo vuoto, per cercare i miei appunti, le fotografie, il libro che sto leggendo, salto da una videata all'altra.

I lupi si sono svegliati e annusano l’aria, forse tra poco inizierà a piovere.

Io cerco di disintossicarmi dalla mia passione maniacale e guardo il video come se fosse un Vermeer, scrivo e leggo esattamente come prima. Quasi come prima.

Non mi piace il tavolo vuoto. Quando scrivo voglio vedere intorno a me proprio quegli oggetti che ho elencato, e poi i pennarelli e le matite colorate, la stilografica con l’inchiostro turchese.

Senza carta sono un navigatore senza sestante, sono un naufrago senza naufragio, niente mi indicherà che un giorno il mio Pequod è esistito, che ho incontrato la mia balena bianca e ne sono uscita sconfitta.

La carta è una grande compagnia, la carta che era albero, la carta che sarà libro, la carta che custodisce i ricordi importanti.

In quella carta sono custoditi la pioggia e la linfa dell’albero da cui provengono, quindi vi sono custodite nuvole e frammenti di cielo, e anche un refolo di vento.

La carta è la casa delle parole, è dove sostiamo presi tra l’istante e l’eternità. Non abbiamo altro luogo che ci appartenga se non la memoria e il filo sottile della carta che noi custodiamo.

Anche i lupi lo sanno e sfilano un foglio ciascuno dal mio tavolo e lo portano nella loro tana notturna, chissà forse un giorno ne usciranno cuccioli oppure libri.

Guardo fuori dalla finestra e saluto l’acero che copre la scuola di fronte sull'altro lato del marciapiede.

L’albero che non sarà carta e mi darà l’ombra la prossima estate, immagino la carta che hai tenuto tra le mani e che continuerà a dirmi che sei esistito.

Che ero nei tuoi desideri, poi nei tuoi pensieri, poi nelle parole, e con le parole viaggio attraverso il tempo e tu sei ancora lo stesso.

Giovane e circondato di carta sul tuo tavolo nell'ombra della stanza, sul tuo tavolo nel sole a picco della Provenza.

Ancora scrivi e così da un capo all'altro del tempo sappiamo che non abbiamo perduto quel momento ma solo il suo profumo.

Riverisco la carta e le tue parole, ripongo questo quaderno e proprio non riesco a svuotare del tutto le cartellette piene di ritagli. 

La carta scritta è stata vita vissuta prima ancora che raccontata, la carta bianca è la promessa del paradiso, un amore che sboccia, la luna che illumina il vasto paesaggio primaverile.

Ogni ombra scolpisce il tuo profilo così amato, se la carta fosse un frutto maturo potrei coglierne almeno uno e sentire il sapore delle tue labbra.

I lupi mi guardano e tornano ad accucciarsi accanto al camino.
Vale più un’immaginazione o un ricordo? Non lo so, sulla carta si mescolano, occupano lo stesso spazio sul tavolo e nei miei occhi.

Sono domande oziose, riprendo a scrivere e ogni tanto guardo la luce che cede alle ombre.

Prendo in mano un libro, lo annuso, chiedo soccorso alla poesia:

Fatta di carta

Una poesia si spiega?
Sì, si spiega
nel senso che la puoi svolgere,
srotolare, spiegazzare
come la pagina che scrivi.
E basta un niente per sgualcirla.

Fatta di carta è la poesia.

Danilo Bramati
Dietro ogni silenzio
Atì editore 2017

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