Chiamo a raccolta gli assenti, i perduti, i dimenticati o
forse è meglio dire che sono loro a chiamarmi.
L’amicizia è sempre stata il sale della vita per me, lo è
ancora e ancora di più oggi che posso solo parlare e talvolta vedere i volti
dei miei amici e delle mie amiche.
Ne ho già citati alcuni in queste Cronache dall’anno senza
Carnevale che accompagnano i miei giorni, vorrei dire a ognuno di loro, che
sono vicina anche se non mi sentono e non mi vedono.
Ancora a Milano, e grazie alla poesia, è nata un’amicizia di
ormai lunghissima data con una coppia veronese che è nel cerchio più vicino al
mio cuore. Ho conosciuto Lorenzo e Maddalena una sera di giugno di circa venti
anni fa. Eravamo alle Colonne di San Lorenzo per una lettura poetica, c’erano
anche Grazia e Danilo. Era una serata bellissima, piena di rondini e profumi
estivi. Abbiamo iniziato a chiacchierare e non abbiamo mai smesso da allora. La
maggior parte dei nostri libri non era ancora stata né scritta, né tanto meno
pubblicata e mi piace pensare che i sentieri invisibili che hanno portato alla
scrittura delle nostre poesie, prose, saggi, articoli, romanzi e racconti, si
siano segretamente e misteriosamente intrecciati nel tempo. Di certo si sono
intrecciati con la vita della piccola casa editrice che ha pubblicato i nostri
ultimi libri di poesia nella collana “Il passo di Efesto” ideata da Danilo
Bramati, un saggio di Lorenzo, i racconti di Maddalena e i miei romanzi.
A Verona abbiamo condiviso pranzi meravigliosi sulle
tovaglie di tela di Fiandra allestite con le più belle porcellane e cristalli
della loro dimora. Sono stata loro ospite nella stanza che è lo studio di
Lorenzo dove, anziché dormire, ho letto fino a notte fonda e scritto nel buio
illuminato solo dalla piccola luce di una lampada antica.
Ho visto i cieli di Verona sovrapporsi ai cieli di Corot,
con le stesse nuvole meravigliose. Ho visto le piccole api che regnano su una
tappezzeria, risvegliarsi nel giardino di Torri del Benaco e ronzare intorno ai
cespugli di lavanda, in uno dei luoghi dove ho trascorso alcune delle più belle
vacanze della mia vita.
Ho bighellonato con Lorenzo per le campagne intorno a Dolo
Veneto e poi a Treviso mentre Maddalena frequentava una delle scuole di
formazione obbligatorie per gli insegnanti negli anni passati.
Il Lago di Garda, Piazza delle Erbe a Verona, gli antichi
palazzi seicenteschi con scaloni di marmo larghi il doppio delle scale attuali,
i cieli del Veneto, il calore delle passioni condivise, l’amore per le parole e
per la vita nella sua nuda essenza, l’amore per Rainer Maria Rilke e Etty
Hillesum - per inciso Lorenzo è stato il primo a scoprire che tante frasi del
diario di Etty Hillesum sono sue traduzioni dal Libro d’ore di Rilke ancorché non citato - per la letteratura
francese e per quelle anglosassone e qui fermo nella stesura di una delle mie
tante liste perché le liste sono per me le stanze di ciò che è reale.
Oggi voglio dedicare a loro questa Cronaca, perché mentre con
Maddalena da tempo condividiamo il dolore di avere perso entrambi i genitori,
ultime le nostre madri nell’ultimo anno, ieri Lorenzo ha perso, come migliaia
di altri italiani in questo tempo livido e doloroso, suo padre. Suo padre, non
una statistica, un anziano, un vecchietto. Era suo padre e questo dolore del
distacco, lo straniamento, sono unici per lui e per ciascuno di noi, per tutte
le persone che stanno perdendo chi amano, perché siamo nomi e relazioni, non
numeri e quello che resterà di noi è nei gesti e nei ricordi di chi è rimasto.
Anche Edoardo ha perso di recente suo padre, ma la situazione sociale “normale”
di qualche mese fa, non faceva però notizia quando morivano gli anziani e il
suo dolore è rimasto ammantato della discrezione che lo contraddistingue e
chissà se mai diventerà poesia.
Ma siamo tutti uguali di fronte al dolore che non ha
risposte, di fronte al momento in cui l’ombra dei genitori si fa da parte e
smettiamo di essere figli.
I figli sono come le foglie che cadono ai piedi dell’albero
e ritornano in vita una primavera dopo l’altra. L’albero è la vita stessa che
prosegue e insiste, generazione dopo generazione.
La poesia è quel segno sulla corteccia che si vede solo
quando ci fermiamo e in silenzio, con attenzione, sfioriamo la superficie del
tronco e sussurriamo ai rami quanto è fredda questa primavera.
Anche Danilo ha perso una figura di riferimento della sua
infanzia e giovinezza, il mitico zio Giuseppe detto Pepp’, amico di Giovanni
Testori e dell'amico Pumo, abile pittore in grado di riprodurre I mangiatori di patate di Van Gogh e consegnare così al nipote un’immagine
che sarebbe riemersa potente anni e anni dopo, mentre stava componendo il poema
Nel cuore della luce. Una vita di Van
Gogh in versi e con quell’opera monumentale e purtroppo poco conosciuta, ha
iniziato a compiere il suo destino di poeta.
Un destino, una vocazione alla scrittura anche per Lorenzo
Gobbi e Maddalena Cavalleri che hanno pubblicato i loro ultimi romanzi Stella dei volti e Un kepì comprato al volo con Castelvecchi editore.
La poesia di Lorenzo, che vi lascio per questa nuova notte
che scende, è uscita nella raccolta La
gioia è un turbine di quiete. Poesie 2000 – 2009, Atì editore 2014.
Layla, penso spesso
a questo bene
traboccante
dalla nostra vita in
forma
di parole: ci dev’essere
un colloquio nella
terra, così
vasto e disarmante
che non bastano gli
alberi e le bacche:
serve un’anima di passo,
una voce in più
nell’aria
tra le rondini, per grazia.
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