martedì 31 marzo 2020

Cronache dall'anno senza Carnevale/23: ci dev’essere un colloquio nella terra


Chiamo a raccolta gli assenti, i perduti, i dimenticati o forse è meglio dire che sono loro a chiamarmi.

L’amicizia è sempre stata il sale della vita per me, lo è ancora e ancora di più oggi che posso solo parlare e talvolta vedere i volti dei miei amici e delle mie amiche.

Ne ho già citati alcuni in queste Cronache dall’anno senza Carnevale che accompagnano i miei giorni, vorrei dire a ognuno di loro, che sono vicina anche se non mi sentono e non mi vedono.

Ancora a Milano, e grazie alla poesia, è nata un’amicizia di ormai lunghissima data con una coppia veronese che è nel cerchio più vicino al mio cuore. Ho conosciuto Lorenzo e Maddalena una sera di giugno di circa venti anni fa. Eravamo alle Colonne di San Lorenzo per una lettura poetica, c’erano anche Grazia e Danilo. Era una serata bellissima, piena di rondini e profumi estivi. Abbiamo iniziato a chiacchierare e non abbiamo mai smesso da allora. La maggior parte dei nostri libri non era ancora stata né scritta, né tanto meno pubblicata e mi piace pensare che i sentieri invisibili che hanno portato alla scrittura delle nostre poesie, prose, saggi, articoli, romanzi e racconti, si siano segretamente e misteriosamente intrecciati nel tempo. Di certo si sono intrecciati con la vita della piccola casa editrice che ha pubblicato i nostri ultimi libri di poesia nella collana “Il passo di Efesto” ideata da Danilo Bramati, un saggio di Lorenzo, i racconti di Maddalena e i miei romanzi.

A Verona abbiamo condiviso pranzi meravigliosi sulle tovaglie di tela di Fiandra allestite con le più belle porcellane e cristalli della loro dimora. Sono stata loro ospite nella stanza che è lo studio di Lorenzo dove, anziché dormire, ho letto fino a notte fonda e scritto nel buio illuminato solo dalla piccola luce di una lampada antica.

Ho visto i cieli di Verona sovrapporsi ai cieli di Corot, con le stesse nuvole meravigliose. Ho visto le piccole api che regnano su una tappezzeria, risvegliarsi nel giardino di Torri del Benaco e ronzare intorno ai cespugli di lavanda, in uno dei luoghi dove ho trascorso alcune delle più belle vacanze della mia vita.

Ho bighellonato con Lorenzo per le campagne intorno a Dolo Veneto e poi a Treviso mentre Maddalena frequentava una delle scuole di formazione obbligatorie per gli insegnanti negli anni passati.

Il Lago di Garda, Piazza delle Erbe a Verona, gli antichi palazzi seicenteschi con scaloni di marmo larghi il doppio delle scale attuali, i cieli del Veneto, il calore delle passioni condivise, l’amore per le parole e per la vita nella sua nuda essenza, l’amore per Rainer Maria Rilke e Etty Hillesum - per inciso Lorenzo è stato il primo a scoprire che tante frasi del diario di Etty Hillesum sono sue traduzioni dal Libro d’ore di Rilke ancorché non citato - per la letteratura francese e per quelle anglosassone e qui fermo nella stesura di una delle mie tante liste perché le liste sono per me le stanze di ciò che è reale.

Oggi voglio dedicare a loro questa Cronaca, perché mentre con Maddalena da tempo condividiamo il dolore di avere perso entrambi i genitori, ultime le nostre madri nell’ultimo anno, ieri Lorenzo ha perso, come migliaia di altri italiani in questo tempo livido e doloroso, suo padre. Suo padre, non una statistica, un anziano, un vecchietto. Era suo padre e questo dolore del distacco, lo straniamento, sono unici per lui e per ciascuno di noi, per tutte le persone che stanno perdendo chi amano, perché siamo nomi e relazioni, non numeri e quello che resterà di noi è nei gesti e nei ricordi di chi è rimasto. Anche Edoardo ha perso di recente suo padre, ma la situazione sociale “normale” di qualche mese fa, non faceva però notizia quando morivano gli anziani e il suo dolore è rimasto ammantato della discrezione che lo contraddistingue e chissà se mai diventerà poesia.

Ma siamo tutti uguali di fronte al dolore che non ha risposte, di fronte al momento in cui l’ombra dei genitori si fa da parte e smettiamo di essere figli.

I figli sono come le foglie che cadono ai piedi dell’albero e ritornano in vita una primavera dopo l’altra. L’albero è la vita stessa che prosegue e insiste, generazione dopo generazione.

La poesia è quel segno sulla corteccia che si vede solo quando ci fermiamo e in silenzio, con attenzione, sfioriamo la superficie del tronco e sussurriamo ai rami quanto è fredda questa primavera.

Anche Danilo ha perso una figura di riferimento della sua infanzia e giovinezza, il mitico zio Giuseppe detto Pepp’, amico di Giovanni Testori e dell'amico Pumo, abile pittore in grado di riprodurre I mangiatori di patate di Van Gogh e consegnare così al nipote un’immagine che sarebbe riemersa potente anni e anni dopo, mentre stava componendo il poema Nel cuore della luce. Una vita di Van Gogh in versi e con quell’opera monumentale e purtroppo poco conosciuta, ha iniziato a compiere il suo destino di poeta.

Un destino, una vocazione alla scrittura anche per Lorenzo Gobbi e Maddalena Cavalleri che hanno pubblicato i loro ultimi romanzi Stella dei volti e Un kepì comprato al volo con Castelvecchi editore.

La poesia di Lorenzo, che vi lascio per questa nuova notte che scende, è uscita nella raccolta La gioia è un turbine di quiete. Poesie 2000 – 2009, Atì editore 2014.


Layla, penso spesso
a questo bene traboccante
dalla nostra vita in forma
di parole: ci dev’essere
un colloquio nella terra, così
vasto e disarmante
che non bastano gli alberi e le bacche:
serve un’anima di passo,
una voce in più nell’aria
tra le rondini, per grazia.

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