Non tutti i giorni lasceranno tracce nella nostra memoria, ma ogni istante avrà lasciato una traccia, solo che noi non sappiamo più vederlo. Perché dopo lo sguardo e la percezione del mondo intorno e dentro di noi, le forze dell’oblio sono più veloci di quelle del ricordo e ci sembrerà di non avere molto da dire sul giorno appena trascorso, presi come siamo stati dalle mille faccende della vita quotidiana, dalle preoccupazioni causate dalla pandemia e dalla guerra. Eppure restano in noi molte più cose, immagini e profumi che si riveleranno col passare degli anni. perché anche i ricordi hanno un loro periodo di maturazione, proprio come i frutti sugli alberi, e i ricordi sono i frutti della vita stessa. Così ne dice il filosofo Vladimir Jankélévitch nel libro Da qualche parte nell’incompiuto, (Einaudi, 2012):
“[…] se dobbiamo distinguere il contatto grossolano dal
tocco leggero diciamo: la reminiscenza non ha il peso del ricordo, è piuttosto
il tocco fuggevole che ci sfiora, spesso anche a nostra insaputa. Ne resta
qualcosa e al contempo non ne resta niente, ne resta qualcosa che non è niente;
è una traccia che non lascia tracce! Un profumo di glicine a primavera in una
strada di Parigi, l’odore della pioggia in ottobre sul ferro dei balconi, un
sentore di erbe riarse nei campi, una drogheria di villaggio che sa di pepe e
naftalina ed eccoci invasi ad un tratto da un languore inspiegabile, abitati da
queste presenze infime e intime che non si osa chiamare ricordi. È questo il
profumo del tempo. […] indefinita malinconia”.
Ricordi che non
erano miei
Sollevo un velo e non
resta che il gesto.
Sfioro un margine non
scritto e subito si
nostrano segni solo
pensati.
Allora scrivo e penso
a questo giorno di
immagini e profumi
che non erano miei
e ora lo sono.
Così di questo giorno appena concluso, abitato da una
lunga passeggiata, dalle faccende della vita domestica, dal rito della spesa e
della cucina, e poi di una cena in famiglia in un bel ristorante in una zona
poco alla moda di Milano, ecco che ancora non so cosa ritornerà a me negli
anni. Ma la memoria è un esercizio di pazienza, una pesca a strascico nell’oceano
del tempo e la scrittura, questo scrivere quotidiano, è al contempo la rete e
il pescato.
Oggi è sabato 30 aprile del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra e questa Cronaca 783 ancora si aggira tra la riva e
questo mare ancora così ignoto.