Così sono tornata nella città mai più silenziosa e una volta ancora scopro che le strade di Pescara e Bologna mi sono rimaste nei passi. Le strade di ogni città sono come il sistema circolatorio del corpo umano e quando le percorri, soprattutto per la prima volta, ti restano appiccicate alle suole. È questo uno dei molti modi in cui le città conversano, affidano ai nostri passi i loro messaggi e noi, inconsapevoli come gli insetti impollinatori, li trasportiamo. Cosa mai si saranno dette stamane Milano e Bologna e Pescara? Quest’ultima città sono certa che avrà mandato aria marina e vento, Bologna le sue lamentazioni per i canali scomparsi, perché sa che Milano può capirla e avrà invidiato un po’ tutti quei bei palazzi rossi. Con tutte queste immagini nel cuore e negli occhi ho ingrandito la mia città interiore, con tutte le conversazioni ho arricchito la mia conoscenza della letteratura, con l’amicizia di Elisabetta, Giorgia e Francesca, Simone e Enrico nuovi libri e nuove parole hanno fatto il nido nelle mie librerie, quella reale e quella immaginaria, due succursali dell’immensa Biblioteca di Babele ipotizzata da Borges. Com’è strano ritornare nella mia città, anche se sono stata via solo due giorni mi vengono sempre in mente i grandi ritorni dalle vacanze estive in Calabria, quando viaggiavamo tutta la notte e all’uscita di Melegnano ci si fermava all’Autogrill a fare colazione con cappuccino e brioche e a respirare quell’aroma inconfondibile cose deliziose con quello di smog, benzina, corpi stanchi, nebbia e nuvole basse. Era quello l’odore di Milano, che gioia ritornare! E sentire l’autunno nelle vene, l’inizio della scuola che si avvicinava, e un nuovo anno che iniziava a dispetto del calendario solare. Ogni istante che viviamo è sempre un miscuglio di nostalgia, desiderio di cose nuove e attenzione al tempo presente. Ogni istante è un dono e una condanna, lo so molto bene. Soprattutto oggi che continuo a pensare a un’amica scomparsa ieri, per me all’improvviso, perché non sapevo che fosse ammalata. Conoscevo Bianca Garavelli da una ventina d’anni, in passato abbiamo condiviso molte cene e pranzi, gite in campagna, presentazioni di libri, premi letterari, lunghe discussioni e serate di San Silvestro con Grazia e Danilo, Annalisa e Edoardo e nel tempo anche Dario. Era una donna coltissima Bianca, una fine e riconosciuta dantista, appassionata studiosa e brava scrittrice. Era ancora giovane e avrebbe avuto tanti anni ancora davanti a sé, se il tempo non l’avesse strappata da noi così presto. Negli ultimi anni ci eravamo incontrate poche volte, ma non potrò mai dimenticare la sua eleganza, l’amore per i colori, un vestito estivo di lino color malva con il cappello a larghe falde coordinato, una camicia da notte con vestaglia coordinata di seta verde smeraldo e pizzo nero che aveva indossato dopo il veglione almeno quindici anni fa. Ovunque tu sia mia perduta amica, spero che avrai già incontrato Dante e che passerai l’eternità a discutere con lui.
Oggi è giovedì 30 dicembre del secondo anno
senza Carnevale e questa Cronaca 662 è dedicata a Bianca, a volte le cose
importanti devono restare senza parole.
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