mercoledì 1 dicembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/633. In quale stagione eravamo più bambini?

 


 

A volte ha sapore di ruggine l’infanzia, a volte di miele. A volte l’aria è mite e luminosa, a volte ricordiamo solo i giorni di tempesta. Quanti giorni è durata la nostra infanzia? Quante stagioni? Primavere, estati, autunni e inverni? In quale stagione eravamo più bambini? Quando lo stupore si è mutato in abitudine? Quante domande, simili per ciascuno di noi. Ma quanto sono diverse le risposte. Perché dipende dalla memoria individuale, dal caso, da quanta gioia abbiamo provato, da quanto amore abbiamo ricevuto, da quanto amore abbiamo imparato a donare. Lo spazio e il tempo, la famiglia dove siamo, forse un caso o forse il destino come sostiene Hillman. O forse una combinazione di entrambi, perché il daimon deve governare così tante variabili per scegliere la giusta incarnazione.

 

 

Nel silenzio del fuoco e delle ombre

 

 

È un luogo scuro e misterioso

quello dove la nostra anima

vive prima di noi. E in un luogo

oscuro e misterioso ci porta

a vivere con lei. Lei sa mentre

noi tentenniamo, lei sa e lascia

che il nostro agire sia pari al

movimento di una stella nel

firmamento immenso, più grande

del nostro occhio, più profondo

di tutte le ombre, perché nei suoi

angoli luminosi e ardenti,

che poi sono braci, poi cenere e

alla fine solo memoria, dobbiamo

raccogliere le tracce e seguirle

sino alla nostra casa. Che è là

dove è sempre stata, dove già

siamo stati prima di arrivare quaggiù,

nel silenzio del fuoco e delle ombre,

nel silenzio del vento e delle stelle.

Nello stesso nostro silenzio che

scontorna le parole e le fa rifulgere

prima che il fuoco sia spento.

 

 

Oggi è mercoledì 1 dicembre del secondo anno senza Carnevale, il mese di Natale, dei pini addobbati, dei fuochi accesi, della luce che scema e poi ricomincia a crescere. Questa Cronaca 633 è una risonanza di quella precedente e il tempo si è accovacciato con lei, nella cesta accanto al fuoco. Manca solo la neve, manchi solo tu.


 

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