lunedì 27 dicembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/659. Le cose vanno come vanno e non hanno l’impronta delle vostre mani

 



Tutto per fermare il tempo, facciamo di tutto. Fotografie e post su FB che ogni giorno ci presenta i ricordi degli anni passati. Foto e ancora foto su IG, stories, più immagini che parole.

In altri tempi le immagini stavano nella memoria, nell’immaginazione, nel teatro del sonno, nei sogni, nei dipinti. Ora possiamo replicarle all’infinito grazie alle tecnologie. E le parole? Le parole stavano nell’aria, nella memoria, nei libri, nella punta delle dita, nei quaderni. Ora stanno anche nelle misteriose memorie dei pc e degli smartphone. Da cosa ci viene questa smania di fermare il tempo quando sappiamo che è impossibile? Ora abbiamo anche questi supporti tecnologici, ma ancora oggi ci basta prendere un oggetto che ha una storia e tante immagini si affolleranno nella nostra mente e cercheranno le parole per essere dette.


Filastrocca dei giorni della settimana

 

 

Dove sono nascoste quelle

domeniche d’inverno dove

studiavo al tavolo della cucina

e mio padre mi interrompeva

per preparare la cioccolata?

Dove abbiamo riposto quegli

infiniti lunedì mattina alle sei,

quando con la prima sveglia

accendevamo la stufa elettrica

e il fuoco sotto la caffettiera?

Il martedì portava già il peso

delle cose iniziate, era un giorno

tondo di lavoro e spesa, il latte

era finito e mancava sempre

una cerniera per finire un vestito.

Il mercoledì aveva le guglie come

il Duomo, il giorno in mezzo

alla settimana, preludio dei

futuri piaceri lontani da uffici

e scuole. Se il giovedì era

sempre grasso, lo dobbiamo

alla felicità del fine settimana,

proprio dietro l’angolo del

giorno seguente. Il venerdì era

serio, sussiegoso e chiaro

nelle case e nelle strade. Selvaggio

se stavi su un’isola deserta e

avevi un naufragio nel cuore e

nelle mani. E il sabato, oh il sabato,

quale meraviglia in ogni villaggio!

Il mercato, le spezie, i panni stesi

ai balconi, le grida dei bambini,

il rotolare delle biciclette, i pattini,

le caramelle. Poi il silenzio domenicale,

le campane della chiesa, la tovaglia

ricamata sul tavolo da pranzo. Proprio

quella tovaglia che ora tengo in mano,

e piego per riporla nel mio cassetto,

un luogo nuovo che ha un altro odore,

un’altra storia e non ha l’impronta

delle vostre mani.

 

 

Vanno così le cose, vanno come vanno, più anni siamo stati insieme, più lungo sarà il distacco. Ma forse è impossibile staccarsi da quelle domeniche d’infanzia, dalle voci care dei nostri genitori, dal sorriso del fratellino che ancora non cammina. Per questo ho lasciato che le immagini e i ricordi irrompessero in questo lunedì 27 dicembre del secondo anno senza Carnevale e in questa Cronaca 659, aiutante della memoria e custode di molte infanzie.

Nessun commento: