Storie dell’Avvento/10. In fondo alla buca,
in fondo, si sta al sicuro
E se una diceva bianco, per l’altra era nero. Se una aveva fame, l’altra rifiutava il cibo. La più problematica tra le due bambine, era la biondina. Tirarla fuori dalla buca era stata un’impresa, anche perché, come avevano scoperto il giorno stesso dell’arrivo delle bambine a casa, la buca era una specie di palloncino gonfiabile che la piccola tirava fuori da una tasca ogni qual volta, cioè spesso, non le piaceva come stavano andando le cose. La morettina era un po’ credulona, si vedeva che voleva bene all’altra e per questo si lasciava tiranneggiare senza opporre grande resistenza. Fu così che la vecchia signora pazza, sempre meno in giardino e sempre più in casa, visto il freddo che faceva, capì la forza di quelli che sembravano deboli, come la bambina mora. Le due si chiamavano Lele e Riri, si conoscevano da sempre e gli altri abitanti della casa non erano proprio sicuri della loro età, perché capitava, quasi sempre di notte, che le due vagassero per casa, ma non erano più due bambine, ma a volte due ragazzine, a volte, due giovani donne. Il Signor Buio e lo gnomo senza nome, che ambiva ad averne uno e lo avrebbe avuto, si ingegnarono a costruire un’altra stanza per le bambine, accanto alla loro, esposta a sud, così che d’inverno fosse più calda. Le bambine ebbero letti gemelli, scrivanie gemelle, armadi gemelli, comodini gemelli e librerie gemelle. Almeno nella forma, perché Lele la morettina li volle pitturati di giallo chiaro e verde, mentre Riri la biondina, li volle azzurri e blu. Nell’insieme la camera aveva un aspetto gradevole e quando fu allestita, la biondina si cacciò nella buca portatile gridando e saltò fuori solo dopo un paio d’ore portando con sé un battipanni, un bambolotto lacero, un manuale di psicologia generale e un cappuccetto rosso. Nel frattempo Lele era uscita in giardino ed era tornata con una bambola Susanna, un libro di mitologia greca, una pezza di tessuto nero e una scatola da cucito. Senza che Emma glielo chiedesse la moretta le si sedette accanto e l’aiutò a fare a mano gli orli dei vestiti del Signor Buio e dello gnomo.
Nel frattempo Emma aveva tagliato e cucito
vestiti nuovi anche per le bambine e le invitò a fare un bagno e a cambiarsi.
Riri non si fece pregare e tornò in soggiorno con i capelli corti e vaporosi
che scintillavano ancora di goccioline d’acqua. Per Lele la cosa fu laboriosa perché
aveva capelli lunghi e ricci e pettinarli non era impresa da poco. La giornata
era trascorsa così velocemente che neanche avevano pranzato, ma erano stati i
due ospiti maschi a cucinare un ottimo arrosto di tacchino con le patate al
forno e avevano anche cotto un bel pane a ciambella nel forno a legna. Le bambine
avevano indossato i vestitini nuovi, Lele un vestitino di velluto rosso e Riri
un vestitino gemello ma di velluto azzurro che faceva risaltare i suoi occhioni
chiari. Iniziarono a mangiare dopo una preghiera di ringraziamento, o almeno
così sembrava, recitata a mezza voce dallo gnomo. Riri prima di mangiare
calcolò tutte le calorie del piatto e dimezzò la quantità di patate. Lele, invece
prese una seconda porzione di tutto e continuava a sorridere e a ringraziare
gli eccellenti cuochi. Trascorsero così i primi giorni di convivenza e non c’erano
mai problemi, tranne quando Riri iniziava a gridare come se la stessere
squartando e andava a nascondersi nella buca. Prendendo esempio da Lele che
doveva essere abituata a quelle crisi, anche gli altri cominciarono ad
accettare quelle scenate come un dato di fatto. Ma fecero male, perché un
pomeriggio, mentre Lele stava cucendo due canottiere gemelle per sé e per Riri,
questa iniziò a gridare, si buttò nella buca, salvo saltare fuori dopo qualche
istante per trascinare con sé l’altra bambina. Dopo lo sconcerto iniziale, Emma
provò a chiamarle, ma non sentiva altro che i lamenti animaleschi di Riri e i
singhiozzi sommessi di Lele. Non sopportava il pianto dei bambini, si ricordava
come fosse stare da sola a piangere non consolata da nessuno, quando era
piccola. Così decise di scendere nella buca anche lei. Ma come fece, miei cari
lettori? Con una scala? Appesa a un pallone aerostatico che aveva sgonfiato? Niente
di tutto questo. Emma fece come le bambine e si buttò nella buca con un salto a
gambe tese. Come aveva immaginato atterrò senza problemi e senza danni. La buca
era stretta, ricordava un pozzo, e un debole chiarore illuminava i due angoli
opposti dove stavano le bambine. Da chi andare per prima? Cosa dire loro? Emma
non ci mise molto a capire cosa fare.
Ecco che anche oggi, venerdì 17 dicembre del
secondo anno senza Carnevale, continuano le storie dei nostri strani amici e
questa Cronaca 649 è saltata anche lei nella buca perché vuole scoprire cosa
sta succedendo.
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