Storie dell’Avvento/15. Dopo la fanciulla è la sacerdotessa a indicare il cammino
Continuava a correre nel bosco senza sapere dove stesse andando, era buio e doveva stare lontana dai fuochi, se no l’avrebbero catturata. Correva come una cerbiatta braccata dai cacciatori, la sua stessa gente, quelli che l’avevano vista crescere e che una manciata di minuti prima erano pronti a sacrificare il suo cuore e la sua giovane vita per dissetare il suolo ricoperto di neve e il sole avvolto nella nebbia. Quando l’avevano scelta, cosa che sapeva sarebbe potuta accadere da anni, non aveva provato paura. Piuttosto un misto di curiosità e rassegnazione. Ma quando le avevano porto la ciotola con la bevanda allucinogena a base di funghi ed erbe che lei stessa sapeva raccogliere e preparare, la scagliò lontano da sé con un colpo di mano e si mise a correre come non aveva mai corso in vita sua. Aveva partecipato molte volte alla caccia, tutte le donne non sposate lo facevano, e sapeva riconoscere il respiro della preda braccata, il suo stesso respiro in quel frangente.
- " Cerva,
cerva della mia notte perché vuoi fuggire al tuo destino?
- Chi
mi chiama? Chi mi chiede conto della mia fuga e di questa corsa?
- Cerva,
cerva tu sei e nera, sorella della notte. Nessuna si ribella a questo destino. Nessuna
se non una. Lei, quella che andrò a cercare notte dopo notte, prima di
acconsentire al mio destino.
- Non
sapevo di avere gambe veloci e leggere, fuggo e penso alla stessa velocità. Ora
ti ho riconosciuto mio signore. Tu sei il re cervo prima che il destino si
compia. Ma la terra vuole anche il mio sangue prima del tuo, solo così la neve
si scioglierà e il sole ritornerà, e il ghiaccio si creperà e scioglierà e noi
sentiremo l’acqua cantare il canto misterioso della primavera.
- Tu
sei la prescelta, ma non per dare il sangue. Segui le tue gambe e arriva alla
grotta d’oro, dove il sole risplende nel buio più profondo. Quella sarà la tua
nuova dimora, i cacciatori non ti seguiranno sino a lì. Cerva, cerva della mia
perfezione, tu sei la prescelta e io il tuo sposo divino. Amami prima che i
fuochi si spengano e poi lascia che i lupi si possano cibare della mia carne e
la terra bere il mio sangue. Io muoio nel dolore per poter risorgere. Non c’è
nascita senza morte, il nuovo non può manifestarsi se il vecchio non gli cede
il passo. Muore terrorizzato questo vecchio re, ma solo dopo che tu avrai
lasciato andare la sua mano.
- Tu
sei il mio re e io la tua regina, il bambino divino, d’oro i riccioli e di
cielo gli occhi, lo metteremo insieme nella culla. Ora vieni, mio sposo della
notte. Amami sino a quando il lupo non ti chiamerà per nome".
Così aveva preso corpo una storia nuova, un
miscuglio di leggende conosciute e di storie inventate. Parker decise che
questa era una delle storie di Natale. Una delle tante, una delle prime. Ne avrebbe
fatto un libro per il Natale dell’anno successivo, ne era certa. Ora doveva
solo finire questa leggenda del re cervo e della sacerdotessa che sarebbe nata
dalla morte della fanciulla.
Oggi è mercoledì 22 dicembre del secondo anno
senza Carnevale, Milano è fredda e avvolta in una leggera coltre di nebbia. Le luci
di Natale si moltiplicano alle finestre e ai balconi e sembra chiamino tutte
queste storie, perché noi possiamo scriverle e leggerle. Questa Cronaca 654 lo
sa, per questo gongola e si sente molto, molto importante.
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