Storie dell’Avvento/9. Dove raddoppiano i vestiti, le camere da letto e gli ospiti
Il Signor Buio fu il primo a svegliarsi. Quando
la Signora Alba arrivava, prima ancora di vederla, sentiva un pizzicorino lungo
la schiena e sapeva così che era ora di ritirarsi. Da quando aveva conosciuto
la vecchia pazza del giardino e lo gnomo senza nome, aveva meno voglia di stare
in giro. Prima lo faceva volentieri di gironzolare per le strade, i cortili e i
tetti, dove c’erano sempre incontri interessanti da fare, a partire dai gatti. Ma
adesso era bello stare con loro a godere di quell’intimità quasi natalizia, del
calore del fuoco, delle zuppe buonissime. Forse stava invecchiando, forse era
il momento di passare il testimone a un giovane Signor Buio che ancora stava
facendo pratica nell’emisfero australe. Si ripromise di pensarci su e si girò
sull’altro lato, per riaddormentarsi subito dopo. Fu Emma a svegliarsi poi e ad
alzarsi senza esitazione. Lei era una di quelle persone che non avevano bisogno
di mediare con la realtà e il mondo per decidere di alzarsi. Apriva gli occhi e
un attimo dopo i suoi piedi toccavano terra e la giornata iniziava. Dopo essersi
lavata con acqua fredda, come in qualsiasi stagione, si vestì, mise il bricco
del caffè sul fuoco e andò alla macchina da cucire. Ormai sapeva che i suoi
ospiti avevano il sonno profondo e non si sarebbero svegliati. Cucì per un paio
di ore buone prima che qualche sottile lama di luce iniziasse a forare le
persiane. I pantaloni verde smeraldo erano pronti e ora toccava alla giacca. Le
venne in mente che sia il Signor Buio che lo gnomo senza nome avevano bisogno
di un cambio d’abito e così riprese in mano i cartamodelli e tagliò altri due
abiti per ciascuno. Giallo zafferano e rosso melograno per il Signor Buio e
pantaloni blu e giacca grigio argento, così avrebbe potuto combinare in tre
diversi abbinamenti gli abiti, e giallo zafferano e rosso melograno anche per
il terzo completo dell’omino. Quando i due, ormai erano quasi le dieci del
mattino, si alzarono e si presentarono a tavola, lei aveva finito di tagliare e
loro capirono subito che si trattava di altri abiti confezionati su misura. Compiaciuti
e contenti bevvero il caffè e mangiarono pane e marmellata, prima di andare a
iniziare un lavoretto che gli era venuto in mente il giorno prima. Alla casa
della signora pazza era unita anche una legnaia, una casetta abbastanza grande
per poterne ricavare due stanzette per gli ospiti. Così avrebbero potuto stare
da lei senza darle troppo fastidio, senza utilizzare la stanza da lavoro e
senza invadere il divano. Quando le dissero cosa avevano in mente lei li
ringraziò e li lasciò fare. Aveva sempre il dubbio di star parlando con due
creature immaginarie, ma tanto valeva lasciarli lavorare. In men che non si
dica la casetta fu ripulita, imbiancata, dotata di due stufe a legna. I pavimenti
furono ricoperti da robusti listoni di quercia lucida, vennero montati i due
letti a nicchia con pesanti coltri che avrebbero difeso i dormienti dal freddo
della notte. Poi fu la volta degli armadi, dei tavolini sotto una delle due
finestre, delle poltroncine, delle librerie e dei cassettoni. Le due stanze
gemelle furono pronte per ora di pranzo, un record cui nessun umano avrebbe mai
potuto aspirare, evento che fece dubitare la padrona di casa ancor di più. Ma poi
si arrese al fatto che due creature magiche come i suoi ospiti non seguivano le
leggi di quella realtà, quindi era normale che fossero riusciti ad allestire le
loro stanze in così poco tempo. Quando li chiamò per pranzo loro la invitarono
a visitare la nuova ala della casa e aperta la porta che dava sul corridoio
comune, le due stanze gemelle la colpirono per la semplice bellezza che in così
poco tempo gli ospiti erano riusciti a creare. Il resto della adesso casa
sembrava ancor più vecchio e malridotto e il Signor Buio intercettò i suoi
pensieri. “Sappiamo che anche il resto della casa ha bisogno di una
rinfrescata, così se dopo pranzo vai a fare un giretto, noi la sistemiamo”. “Ma
devo finire di cucire i vestiti!”. “Ma lo puoi fare più tardi, e domani. Per ora
siamo ben vestiti e ancora non abbiamo bisogno del cambio. E poi ci sarà una
sorpresa bellissima”, le disse ancora il Signor Buio. “Cerrtto, sarrà propprio
cossì!”, disse in una lingua in netto miglioramento lo gnome senza nome. Finito
il pranzo Emma andò a passeggiare in giardino, gli abiti marroni, lisi e
vecchiotti, le stavano proprio male. Decise che era arrivato il momento di
rinnovare anche il suo guardaroba. Dentro casa i due novelli muratori e
arredatori d’interni, avevano già costruito le due stanze che non c’erano mai
state. Quella più piccola con il water e un lavamani e una vera stanza da bagno
grande, con la vasca con i piedini di leone, una doccia e un lavandino doppio. Montarono
con l’arte della magia mensole e armadi che già profumavano di lavanda, mentre
i pavimenti di piastrelle bianche e azzurre erano tirati a lucido. Non vedevano
l’ora di finire il loro regalo per la casa e di andare a cercare Emma in
giardino. E fu proprio in fondo al giardino che lei incontrò due bambinette,
due vere mocciose con i vestiti laceri. Sembravano avere la stessa età, una era
bionda con grandi occhi azzurri, mentre l’altra era mora con occhi scuri. Difficile
che fossero sorelle anche se si tenevano per mano. La guardavano fisso, ma
quando lei si avvicinò per chiedere loro se si fossero perse, la bionda lanciò
uno strillo altissimo e si gettò in una buca che era coperta dalle foglie. La
mora, invece, non si mosse ma grandi lacrime le rigavano le guance. “Fa sempre così
sai. Quando le cose non vanno come vuole lei, grida, si mette le mani sulle
orecchie e poi si nasconde nella buca”.
Chi sono le due bambine? Da dove arrivano?
Emma accoglierà anche loro in quella casa solitaria via via sempre più
affollata? Lo scopriremo, forse, domani. Per oggi, giovedì 16 dicembre del
secondo anno senza Carnevale, questa Cronaca 648 si crogiola nella nuova vasca
da bagno e vi saluta.
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