sabato 11 dicembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/643. Il tempo, un gatto e un gomitolo di lana

 

 


 

Quando lo spazio ha inventato il tempo certo non immaginava le vaste e imperiture conseguenze. Fatica e fatica, procedi, vai avanti e indietro, piegati, arrotolati e poi che succede? Che agli umani piace più l’idea del tempo e della sua irreversibilità e per poter dare un senso a tutto questo spazio solcato si inventano, sempre gli umani, le storie e le tecniche per narrarle. Scaraventato fuori dal mito, lo spazio arranca e non riesce a far capire a questi umani che il tempo non esiste, che è una nostra creazione e basta. Perché a noi piace raccontare storie e ci piace la circolarità del tempo, amiamo i ritorni e le resurrezioni, non certo i salti quantistici delle particelle sub-atomiche che vagano qua e là e se non le stiamo guardando non ci sono, anzi neppure esistono. L’apoteosi del tempo circolare nella tradizione occidentale è il ritorno del Bambino Sacro, la nascita di Gesù che festeggiamo intorno al solstizio d’inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi. Anche le persone che detestano il Natale, alcune lo odiano proprio, se pensassero al significato profondo di questa fase, sarebbero più pietose con se stesse e si concederebbero di festeggiare una delle due più belle festività cristiane. Anche l’altra è una nascita, anzi una rinascita, il ritorno dal regno delle ombre, la sconfitta delle ombre. Un uomo che sconfigge la morte e ritorna, non si fa toccare e ci dona una speranza per la seconda volta. E questo accade due volte all’anno, tutti gli anni.

 

La luce che diventa neve e gelo


Che sia luce in una grotta, o

luce in una casa ben riscaldata,

è l’inverno che tiene saldo

il tempo nelle sue mani.

Tutta la luce che manca

nel cielo, l’inverno la trasforma

in gelo e neve, nel bianco

abbacinante che precede

il ritorno di quella luce e

dei nostri desideri. Ora

possiamo dormire accanto

al fuoco o fare compagnia

alle braci e aspettare quel

soffio che ci attizzerà e farà

danzare di nuovo con le fiamme.

Intanto siamo qui, aspettiamo

quel bambino divino, l’unico

mai ritornato a dire che ogni

storia inizia due volte e morire

è solo una curva nella strada.

 


Così mi perdo nella contemplazione del ghiaccio e della neve, delle luci scintillanti su negozi e balconi, respiro l’aroma della resina dei pini addobbati, preparo fiocchi rossi per i regali, mentre oggi, sabato 11 dicembre del secondo anno senza Carnevale, questa Cronaca 643 gioca con i nastri come fanno i gatti con i gomitoli e io rido sotto i baffi e vorrei buttarmi a terra e fare lo stesso.

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