lunedì 20 dicembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/652. La vita è meravigliosa disse l’angelo, la vita è vita disse la scrittrice

 


Storie dell’Avvento/13. Sprofondare sotto il peso del metallo e dell’inchiostro

 

La grande stufa divorava legna come un drago l’aria intorno. Era bello rientrare nel tepore della casa e provare quella sensazione di essere al sicuro, che niente di male sarebbe potuto accadere. Quella sensazione arrivava dritta dritta dall’infanzia, dai giorni precedenti il Natale, dove si portava in casa un giovane abete con le radici che era stato fatto crescere in un vaso e che con la primavera successiva, avrebbe provato il brivido di radicarsi, di scendere nella terra. C’erano palline di Natale che arrivavano dall’infanzia dei nonni, di vetro trasparente con delicate decorazioni di abeti verdi e fiocchi rossi. C’erano le boule de neige comprate a Parigi, con la torre Eiffel, Notre Dame e le Sacre Coeur, ricordo di un viaggio dei genitori. C’erano tre palline di vetro smaltato rosa, bianco e oro, le superstiti di una scatola da dodici, anche questa proveniente dall’Europa ma comprata da Bergdorf. C’erano le palline di legno intagliate dal nonno e dipinte da lei. C’erano quelle ricoperte di elaborati lavori all’uncinetto, come fossero delle teiere. C’era una mezza pallina rossa, ricordo del gatto Merlino che era riuscito a farla cadere proprio il suo ultimo Natale. Quante storie sono nascoste in questi semplici oggetti che stanno chiusi in una scatola per la maggior parte dell’anno. Mise il puntale a forma di stella cometa, quello era il momento del culmine, quando papà la prendeva in braccio per permetterle di compiere il rito. Ecco, aveva trovato la storia di Natale da scrivere per il New Yorker. Ma non sarebbe stata una storia dolce e rassicurante. Sarebbe stato il racconto di un Natale in cui le palline restano rinchiuse nella scatola e si chiedono come mai, cosa possa essere successo di così grave al punto da non meritare di uscire a festeggiare quel mese scarso privo di luce ma ricco di cibo. Cosa poteva essere successo allora? Certo, la morte di un componente della famiglia, la tremenda morte della madre. No, ancora più crudele, la morte della bambina che metteva la stella cometa in cima all’albero. Ma noi adulti, si chiese la scrittrice, siamo bambini che sono scomparsi o bambini che sono sopravvissuti all’infanzia? Poteva decidere di essere meno crudele, niente morti, bastava un divorzio, i genitori che litigano sempre perché il papà ha una relazione con la segretaria. Oppure la mamma con il dentista. Oppure lui con la cameriera del caffè sotto l’ufficio e lei con l’idraulico. Era terra di divorzi l’America e New York più di qualunque altra città al mondo. Però decise di scrivere anche una seconda storia di Natale, una storia agrodolce come quella di Auggie Wren raccontata da Paul Auster e diventata uno dei suoi film preferiti, Smoke, che guardava ogni anno intorno a Natale. Ecco, avrebbe scritto la storia di una donna che ripercorre la sua vita a partire dai film di Natale che l’hanno segnata. E doveva cominciare con La vita è meravigliosa di Frank Capra. Avrebbe scritto la storia a lieto fine sempre per la stessa rivista, ma avrebbe usato un altro dei suoi pseudonimi. La scrittrice che pensava di essere Fernando Pessoa, c’era da farsi venire le vertigini. L’albero di Natale era pronto, accompagnò se stessa a mettere la stella cometa in punta, era leggera, leggera come la bambina che era stata. Poi si mise al tavolo da lavoro, un tavolo di legno appena sgrezzato che le aveva costruito il nonno quando era ragazzina, non accese il computer, ma infilò un foglio nel rullo della macchina da scrivere Remington portatile su cui aveva imparato a battere a macchina. Era uno di quei giorni in cui le piaceva sentire il ticchettio metallico dei tasti e vedere la carta sprofondare sotto il peso del metallo e dell’inchiostro. Mentre lei si immerge nelle sue storie, noi lettori possiamo svolazzare per la stanza come un angelo di marzapane, atterrare sul davanzale, fare le smorfie all’orso che è passato a salutarla ma che lei non vede mai, ballare con le tazzine e la teiera come in un film Disney, e anche di questo lei non se ne accorge, perché sta vivendo in quell’altro mondo della sua immaginazione.

Bene, adesso prepariamoci a questi due racconti, cosa ci farà leggere per primo? Quello triste triste o quello litigioso? O magari ci sorprenderà con una storia degna dell’angelo Clarence?

Tamburello le dita sul tavolo, in attesa di scoprire io stessa qual è la storia più scalpitante e vera.

 

Oggi è lunedì 20 dicembre del secondo anno senza Carnevale, l’ultimo giorno d’autunno, mentre nel mondo impazza la variante Omicron e non si sa se i vaccini possano tenerla a bada. Nel dubbio, questa Cronaca 652 esce sempre con una vezzosa mascherina FPP2 di un bel rosso natalizio, con le renne e gli angioletti.

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